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Se ad attentare alle tradizioni Sono gli scugnizzi dei Quartieri

Opinionista: 

L’assalto di una banda di scugnizzi dei Quartieri spagnoli all’albero dei desideri allestito nella Galleria Umberto I è stato sgominato dall’intervento dell’Esercito. La situazione è grave ma non è seria, diceva Flaiano alludendo alla politica made in Italy. L’episodio dei ragazzini sembra confermarlo. Nel capoluogo campano, mentre si spera di non avere a che fare con i terroristi islamici, ad attentare alle tradizioni natalizie vecchie e nuove sono gli straccioncelli di casa nostra. È quella plebe che continua a tramandarsi di generazione in generazione, denunciata a suo tempo, con una punta di sprezzo piemuntes, da un Giorgio Bocca in luna di miele leghista. A distanza di decenni, l’aforisma può attagliarsi perfettamente allo scenario della Napoli che si appresta alle amministrative. In una città piena di drammatici problemi, i nostri campioni della partitocrazia al tramonto non hanno saputo esprimere neppure un soffio di novità. La paralisi decisionale, la mancanza di qualsiasi segnale di novità, la dice lunga sul morbo dell’immobilismo che sembra condannare la città. Chi paga, naturalmente, è la popolazione. Condannata a fare i conti con un degrado sociale e materiale, pur vivendo in uno dei luoghi più incantevoli del pianeta. Basta che l’allarme immondizia si smorzi, anche per merito di un’amministrazione manchevole ma comunque preferibile a quella inerte guidata dalla Iervolino, e i turisti tornano a farsi vedere. Lo spettacolo di folla di chi si è immerso in questi giorni nelle stradine del centro storico di Napoli riscalda il cuore a inverno incipiente: giovani festanti, visitatori provenienti da ogni landa del globo, commercianti al dettaglio e ambulanti che per una volta fanno incassi degni di una città dalla vocazione turistica innata, ma sempre frustrata da mali mai curati. È possibile svoltare, capitalizzare i talenti posseduti e promuovere crescita e occupazione, dando un colpo a camorra e malessere sociale? Dipende. Bisogna che la società civile si faccia carico della questione. Rinnovando dal basso il quadro politico. Di fronte allo sfacelo evidenziato, un giorno sì e l’altro pure, dalle beghe partitiche territoriali, non è il caso di scandalizzarsi per candidature calate dall’alto. Purché siano affiancate dall’impegno serio, tenace e illuminato, di nuovi protagonisti locali, che abbiano magari mostrato nella concretezza dell’attività economica e d’impresa le proprie capacità. Altrimenti, continueremo a invocare l’esercito per poter continuare a esprimere desideri impossibili da soddisfare.