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Se Renzi finalmente trovasse un po’ di pace

Opinionista: 

Dobbiamo confessare all'amico lettore che, nonostante nell'immaginario collettivo sia stato identificato come una sorta di "uomo nero", l'uomo cattivo che terrorizza i bambini disobbedienti, abbiamo sempre avuto considerazione per Matteo Renzi che, nel desolante panorama dei politici italiani, ci era apparso come uno dei meno scadenti. Siamo convinti che se fosse stata approvata la "sua" riforma costituzionale, molti dei problemi che affliggono il nostro paese sarebbero stati risolti e gli riconosciamo il non indifferente merito di essere stato il principale artefice dei due miglIori eventi verificatisi in questi anni: l'elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica e la nomina di Mario Draghi a presidente del Consiglio. Detto questo è dato atto a Renzi - sfidando una lunga serie di luoghi comuni - quel che a Renzi compete, onestà intellettuale ci impone di ammettere, con altrettanta determinazione, che alcune sue sortite recenti, non ci convincono neppure un po'. Anzi, le riteniamo assolutamente sbagliate. Ci riferiamo, in particolare, al suo "flirt" con il trio Berlusconi - Meloni - Salvini, del quale si parla sempre più esplicitamente e che ha avuto concreta conferma al Senato dove, per due volte consecutive, due emendamenti del centrodestra riguardanti la capienza dei bus, sui quali il governo si era detto contrario, hanno visto convergere i voti di Italia viva con quelli della Lega, di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. Si dirà: tutto sommato si tratta di un provvedimento di non rilevante importanza. È certamente così. Ma occorre tener presente il momento in cui l'episodio si è verificato. Ora il successo delle "manovre congiunte" tra Renzi e il centrodestra potrà trovare eventuale conferma nelle votazioni sulla legge di bilancio e soprattutto nell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Renzi ha smentito di voler appoggiare per il Quirinale la candidatura di Berlusconi (che, detto per inciso, va perdendo colpi all'interno del centrodestra). Ma il dubbio che quelle di Renzi siano smentite di facciata esiste. Ed è legittimo domandarsi se l'ex presidente del Consiglio riuscirà ad esercitare quel ruolo di "guastatore" del quale è stato protagonista negli ultimi tempi. Più di una ragione potrebbe giustificare il suo comportamento. Il mondo politico, e in primo luogo il Pd che pure, nelle elezioni europee del 2014, condusse ad un successo senza precedenti (ma la gratitudine, si sa, è una malattia dei cani non trasmissibile all'uomo) gli hanno dichiarato l'ostracismo al punto di farlo oggetto di una vera e propria .criminalizzazione. Renzi ha dato vita, per reazione, ad un suo partito, Italia viva, che, tuttavia, non è riuscito a sfondare e cerca una visibilità che non è riuscito a trovare. Ma l'interrogativo che lui, prima degli altri, dovrebbe porsi è se quello da lui imboccato, con le sue continue oscillazioni serva davvero a reinserirlo nel'"alta classifica" dei politici. Nella recente riunione della "Leopolda", Renzi ha dato formalmente l'addio alla sinistra, facendosi sponsor di un "grande centro", tentazione ricorrente dopo l'uscita di scena della Democrazia cristiana. Ma l'impresa è tutt'altro che facile. Il giovane leader di Italia viva è, a nostro avviso, dotato di indubbio talento politico ed è certamente vittima di una "messa al bando" che non sempre ha meritato. Ma il suo ondivago comportamento non gli giova e difficilmente lo porterà lontano. Per questo vorremmo suggerirgli la lettura di un verso di una poesia del grande Eduardo: "Io volesse truvà pace...".