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Senza vera legalità non c’è qualità di vita

Opinionista: 

Dal “Sole-24 Ore” non arriva un raggio di luce e di calore, ma un’ombra spessa e gelida: Napoli, sia come area urbana che Città metropolitana, va indietro, nella classifica nazionale, per le prestazioni e i servizi offerti ai suoi cittadini. Esclusa realisticamente da tempo un’ipotesi di miglioramento, non ci si aspettava francamente, in tempi così ravvicinati, una netta recessione rispetto a profili qualificanti come: ricchezza e consumi, lavoro e innovazione, ambiente e servizi, demografia e società, giustizia e sicurezza, cultura e tempo libero. Sono pietre grosse come macigni sulla via (piena non solo metaforicamente di “buche”) del nostro sviluppo. Basta reagire affermando che “a Napoli si vive di gran lunga meglio di quanto emerga?”. Si può sostenere che sviluppo e qualità della vita ci sono anche se non si vedono? Le autoassoluzioni sono quasi sempre un po’ patetiche. *** COME SE IL SOLE NON BASTASSE. Non è soltanto il quotidiano della Confindustria a mettere Napoli terzultima nelle cento città italiane. Il rapporto del Censis dice che è fanalino di coda anche per quanto riguarda il Pil (indice di produttività e benessere sociale), e il funzionamento del trasporto locale (una città che si muove poco e male, che resta inchiodata su se stessa, può tornare a casa la sera con un bilancio lavorativo soddisfacente?). Le ore sacrificate quotidianamente al traffico urbano, sul conto di chi vanno in termini di perdita economica secca?). Dalla Ferrovia a Fuorigrotta, da Piscinola a piazza Municipio, la fila lenta degli autobus sembra un corteo di lumache. Vuoi vedere che aveva ragione quell’urbanista folle il quale sosteneva che per migliorare la viabilità non resta che asfaltare la via Lattea? *** MA NON FINISCE QUI. Le centraline antismog denunciano che stiamo toccando livelli da record. Non respiriamo aria e ossigeno, bensì polveri sottili in quantità non compatibili. Nel 1900 Vincenzo Russo e Eduardo Di Capua scrissero la famosa canzone che comincia con “ah che bell’aria fresca, ch’addore ‘e malvarosa…”. Ora siamo nella condizione che ogni anno respiriamo 35 giorni di veleni. Possibile non avere altra via d’uscita che dotarci di mascherine e bombolette di ossigeno alla maniera dei cani di san Bernardo? Il blocco delle auto è misura estrema e poco risolvente. Altri interventi occorrerebbero per evitare le tante nubi tossiche che minacciosamente ci sovrastano. *** VELENI SULLE TESTE, INFEZIONI PER TERRA. Non si può dire che i cumuli di immondizia “sono tornati” perché, a ben vedere, non sono mai andati via. Per qualche tempo, a spese dei contribuenti che continuano a pagare una Tari fra le più alte d’Italia, hanno fatto un po’ di viaggi terra-cielo-mare, ma poi è come se fossero tornati indietro nella “patria naturale”. Si sono autoammassati bene nelle strade sia del centro che in periferia, realizzando una “uguaglianza sociale” che non significa affatto, però, mal comune mezzo gaudio. Il deficit della raccolta differenziata (separazione dei rifiuti), accresce vistosamente i costi dello smaltimento. Legambiente scrive che siamo appena al 31 per cento, mentre comuni contigui lodevolmente “ricicloni” ( Pozzuoli, Bacoli) hanno superato il 65 per cento. Napoli molto distante anche dalla media del 51 raggiunta in Campania. Nella sfida Governatore-Sindaco, De luca è un po’ più avanti ma non tanto da poterne menare vanto. *** CAPITALE DECADUTA. Non è, per Napoli, l’antistorico rimpianto d’aver perduto il Regno delle Due Sicilie, ma quello tutto contemporaneo di non essere riuscita a diventare un moderno e funzionale capoluogo regionale (per servizi, collegamenti, relazioni economiche, rapporti sociali). Si può sempre dire che, a Caserta, il sindaco Carlo Marino, ultimo in classifica, sta combinato davvero male. Certo, nel 2012 la città della reggia vanvitelliana risaliva di ben 6 posizioni e, come scrive Antonio Pascale, sembrava il cielo toccato con le mani (“maggioranza e opposizione facevano a gara nell’appropriarsi del successo anche se, in definitiva, era abbastanza modesto”). Ora però in quel Comune si cospargono il capo di cenere e pensano alle iniziative da intraprendere velocemente. A Palazzo San Giacomo è sperabile che non vada in scena l’idea di una immeritata e proditoria congiura di tutti contro Napoli. *** SPORTELLO QUERELE. Venne inventato, al Comune, quando il Sun (il più noto tabloid inglese) incluse Napoli fra le 10 città più violente del mondo. Non sappiamo se ne derivò un risarcimento oltre a una doverosa rettifica da parte dell’incauto giornale. Ma ora che si fa: si querelano tutti coloro che “fotografano” la città e ritengono di doverne evidenziare le patologie? La impressionante esplosione di violenza e di comportamenti gangsteristici nella “zona franca” dei baretti e della movida, hanno fatto parlare di una “emergenza nazionale”. Cos’è, una denigrazione? I toni duri del questore Antonio De Iesu, del capo della Polizia Franco Gabrielli e del ministro dell’Interno Marco Minniti, un banale allarme di cui si poteva fare a meno? Lo “sportello querele” non fa impressione a nessuno e chi ha da criticare non deve mai smettere di farlo. Al compimento degli 80 anni, Fulvio Tessitore parla di “città imbarbarita” dove mancano cultura e una “visione strategica dei problemi”. La illegalità crescente uccide democrazia e qualità di vita. *** DOMANDA A GIOSUÈ CARDUCCI. Sei ancora sicuro/che i tuoi cipressi/alti e schietti/vanno a Bolgheri/ e non, alti e gioiosi,/da Bulgari/ a comprare preziosi?