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Sicurezza e democrazia per battere la paura

Opinionista: 

In una recente intervista rilasciata a “Repubblica” Zygmunt Bauman – l’ideatore della famosa formula della “società liquida” poi estesa anche a quella di “paura liquida” – ripropone il suo convincimento secondo il quale, nel contesto “liquido” della modernità, tutti gli aspetti della vita umana sono condizionati dalla lotta contro le paure. Naturalmente la paura è stata sempre in agguato nella vita delle comunità umane, ma si trattava di paure di qualcosa di visibile e concreto: paura delle malattie, delle guerre, dei disastri naturali, della violenza omicida. Adesso la paura è diventata una generale e pervasiva sensazione che sta invadendo tutti gli anfratti della vita quotidiana, il cui carattere di indeterminazione la rende difficilmente individuabile. Tutto ciò ha una serie di conseguenze negative che si riflettono sull’intero complesso dei rapporti umani: la sfiducia nel vicino, il sospetto, la crisi del sentimento di solidarietà, l’isolamento dalla società civile, il senso di estraneità e diffidenza verso l’altro. I principali imputati per questa situazione restano da un lato la globalizzazione e, dall’altro, il suo opposto, l’individualizzazione. È la inedita miscela di questi due fenomeni a dare forza al terrorismo, perché all’incontrollata diffusione globale dei gruppi terroristici organizzati su scala mondiale si aggiunge il pericolo di atti individuali dettati dall’esaltazione del fanatismo religioso, dall’emulazione e, sempre più spesso, dalla follia. E a ciò si aggiunga che la paura non è provocata soltanto da atti terroristici e da minacce ben visibili, ma anche e soprattutto dall’espansione ormai incontrollata della rete che offre non solo la possibilità di comprare armi come al supermercato, ma anche di fare propaganda e proclami che in un istante possono viaggiare in tutto il mondo, provocando terrore e ansia e minando alla radice il senso di certezza e di tranquillità offerto dalla nostra tradizione democratica. Ma la paura – osserva giustamente Bauman – la paura dei migranti, la paura di chi bussa alle porte del mondo opulento che non sa risolvere i problemi della crisi economica e del disagio giovanile, finisce in non pochi casi per diventare il carburante di progetti politici che affidano la possibilità del proprio successo alla paura di strati sempre più numerosi di cittadini. «La paura – afferma il sociologofilosofo polacco – è una risorsa molto invitante per sostituire la demagogia all’argomentazione e la politica autoritaria alla democrazia. E i richiami sempre più insistiti alla necessità di uno stato d’eccezione vanno in questa direzione ». Un altro filosofo – Biagio De Giovanni – ha invitato a riflettere sulla drammatica coesistenza della difesa dei diritti delle persone, di tutte le persone comprese gli stranieri e e i migranti, e la difesa delle nostre città e dei nostri modelli di democrazia. Ma proprio per questo la paura va affrontata e sconfitta nella misura in cui troviamo l’equilibrio tra sicurezza e democrazia. È su questo terreno che si misura la capacità delle classi dirigenti politiche europee di proteggerci dal terrorismo, di sconfiggere il senso permanente di paura, ma senza mai rinunciare ai principi consolidati della democrazia.