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Sindaco, fate luce.... Manca un’idea di futuro

Opinionista: 

L’indimenticabile Ciriaco De Mita, cui riservammo numerose critiche per la sua ossessiva brama di potere, ricevendone in cambio più di qualche trasversale stizzita risposta, fu un sovrano maestro di sofismi, di quei ragionamenti, che “si sostengono su un’ingegnosa o cavillosa coerenza formale”. Tra i tanti sofismi, alcuni divenuti “virali”, vogliamo ricordarne uno molto calzante con la lunga pluriennale inconcludenza amministrativa napoletana, che ammonisce e dice: “Da tempo si coltiva una mistificazione, nel voler far credere che l’enunciazione di un’opera o di un problema rappresenti già di per sé la soluzione”. Questa mistificazione a Napoli prospera da più di trent’anni a questa parte, lo dimostrano una serie di opere, definite epocali, annunciate e rimaste lettera morta. Un elenco infinito. A cominciare, “consule” Bassolino, da Bagnoli, la madre di tutte le mistificazioni. “Quest’area fu ridisegnata, piazzando dove sorgeva la “fabbrica” della Dismissione di Ermanno Rea, un parco di centoventi ettari, un centro congressi, una spiaggia pulita, un porticciolo e persino un “farfallario”. La città intera fu circondata da una corona di aree verdi, il centro storico fu destinato al restauro, all’eliminazione di quel miliardo di vetrine, di verande, edicole votive che l’avevano deturpato da decenni. Ma tutto è ancora un miraggio“, così Mario Garofalo scriveva sul “Corriere della Sera” di domenica 17 giugno 2018. Non diversa la sorte toccata a quell’area degli ex depositi petroliferi da Ponticelli, Barra, San Giovanni. Dove ora è in corso la bonifica, non si conosce ancora per quale futuro, in particolare se siano tuttora attuali e compatibili i progetti di ricostruzione e di riqualificazione, presentati molti anni fa a Castel dell’Ovo, con l’enfasi dell’enunciazione, da grancassa mediatica, ricordata poc’anzi. Stesso discorso vale sul mancato risanamento delle periferie, un piano di inclusione, ancora frammentario e per le tante, troppe iniziative rimaste in “mente Dei”. Una “teatralità”parolaia , tipica di ogni “enunciazione”, che sconcerta e si presta a pittoresche comparazioni con la spettacolarità del “Pazzariello”. Meglio ancora con certe enfasi trionfalistiche, ben interpretate nel memorabile “sketch”, del “trio della Smorfia”, con Troisi, Arena, De Caro sull’Annunciazione e il suo buffo, reiterato parodistico annuncio: “Annunciazione!! Annunciazione!”. È tempo che gli amministratori prendano coscienza che governare non è “enunciare” ma realizzare, un concetto a lungo disatteso. Il 31 dicembre scorso in un’ intervista al “Corriere della Sera”, Giuseppe De Rita, ha tracciato un ritratto del Paese, in cui sono riscontrabili molti significativi aspetti da tempo radicati nella nostra città. “C’è un galleggiamento si dice che dura da troppo tempo. Siamo in uno stato di latenza di sospensione per due motivi: non abbiamo un obiettivo preciso per il futuro, perché il piano di Ripresa non coinvolge ed è seguito soltanto quando arrivano i fondi. La politica costruttiva dovunque si fa coi soggetti collettivi, con le “élites” capaci di visioni. Non vi è alcun dubbio. I grandi sindaci del passatoda Aldo Aniasi a Milano, Renato Zangheri a Bologna, a Luigi Petroselli a Roma, Alfonso Menna a Salerno furono tali, per il loro trascinante carisma, sostenuto però da una classe dirigente all’altezza dei compiti, per serietà e valore. Da anni carente a Napoli. Al “sindaco pendolare della città immobile”, non si può definirlo diversamente, cioè Manfredi, che ogni giorno deve raggiungere Palazzo San Giacomo dalla sua Nola, si presenta un’occasione unica per un recupero di credibilità operativa. Recentemente ha dichiarato “Urbi et Orbi”: “Quest’anno siamo riusciti a intercettare molti finanziamenti tra Pnrr, fondi europei, fondi di sviluppo e coesione adesso bisogna passare rapidamente alla fase esecutiva sia per quanto riguarda i progetti, in alcuni casi già disponibili, ma soprattutto per la realizzazione dei lavori perché ci sono scadenze molto serrate e il ricorso agli Accordi Quadro velocizzerà moltissimo le procedure sia di affidamento dei lavori che di verifica delle progettazioni”. Poiché fino ad oggi, com’è già avvenuto in precedenza, siamo sempre alla enunciazione e non c’è ancora un piano strategico di prospettiva, è legittimo nutrire più di qualche riserva. Anzi, parafrasando il titolo di un celebre libro di Domenico Rea su una Napoli inafferrabile, ci viene da chiedere: “Sindaco, fate luce: manca ancora un’idea di futuro” per questa città e per quella metropolitana. Per ora non si coglie un segnale di svolta rispetto a un passato sotto gli occhi di tutti.