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Stadio, lavori senza fine nella città di Penelope

Opinionista: 

Partenope o Penelope? La vera musa della città di Napoli, più della fascinosa sirena, sembra la tormentata moglie di Ulisse che, nell’attesa, disfaceva di notte la tela intessuta di giorno. La vicenda dello stadio San Paolo è emblematica. Da anni Comune e società si accapigliano su chi deve procedere ai lavori di rifacimento, su chi deve aprire i cordoni della borsa, sul futuro della proprietà o su eventuali concessioni novantennali. Alla fine, dopo aver ridimensionato fortemente le ambizioni iniziali, si giunge a un compromesso. L’amministrazione provvede in proprio ad assicurare un intervento minimo per una struttura che, volente o nolente, ospita match calcistici di levatura europea e internazionale. Il vulcanico Presidente De Laurentiis, in un clima di apparentemente ritrovata collaborazione, si dice pronto ad anticipare dei lavori, per evitare travagli novembrini, a ridosso del girone di qualificazione della Champions Leaugue. Tutto è bene quello che finisce bene, dunque? Manco per idea! Penelope è là, nelle vesti sicuramente meno suggestive di un cantante napoletan popolare, con il ghigno beffardo di chi sa che a Napoli “chi fraveca e sfraveca nun perde maje tiempo”. Il manto del San Paolo era stato rifatto splendidamente, dopo anni di penose esibizioni giunte al punto da trasformare l’erba in sabbia, per un incontro con la Fiorentina in cui sembrava di assistere a una partita sul ‘campo delle ciminiere’. La Napoli calcistica sopravanzava Milano anche per il prato, oltre che per i risultati che la vedono da quasi un decennio soggiornare stabilmente tra Euro e Chiampions League. E invece no, così non va! Penelope-D’Alessio, profittando di una visione ecumenica per la quale la serie A e la passione dei tifosi non possono prevaricare sull’anelito musicofilo di giovani e non, è calata sul tempio di eupalla con le sue truppe camellate e, ahimé, cingolate. Gli effetti, per l’agronomo Castelli (in aria?), sono paragonabili alle leggendarie gesta di Attila e dei suoi ispidi commilitoni. Il buon Gigi si è detto pronto a risarcire il danno e sicuro che in poche settimane il terreno del San Paolo risorgerà. Per il consulente della società, sembra che la questione sia molto più complicata e che ci vorranno anni per ritrovare il giardino dell’eden perduto. Quién sabe? Certo, una cosa è concepire uno stadio come una struttura polifunzionale, altra è sfruttare un’autorizzazione per un utilizzo smodato, alla cieca. Ma, in fin dei conti, cieco era anche Omero, vate creatore della mitica Penelope.