Stati Uniti-Cuba, segnale pericoloso
Il riavvicinamento degli Stati Uniti alla Cuba castrista è un altro pericoloso segnale di frana del nostro mondo verso il disastro. Lo dico da anticomunista viscerale che, questa volta, non vede il pericolo provenire dall’ideologia di Lenin che ha dimostrato la sua completa inadeguatezza in qualsiasi tentativo effettuato per cambiare i nostri destini. Se hanno fallito intelligenze come quella di Tito, di Stalin, di Ho Chi Minh, di Mao, di Togliatti e di tanti altri statisti di pregio in contesti diversificati, non rimane che sostenere che l’unico talento di quel pensiero materialista fosse il massacro sistematico ed indiscriminato delle Genti. Quello che nel riavvicinamento Usa- Cuba, succeduto alle intese tra il Nord America di Obama e l’Iran governato dai fegatosi propugnatori della dottrina islamista di Khomeini, appare pericoloso proprio per gli equilibri planetari, è il venir meno di una delle ultime isole – in tutti i sensi – di conservazione di un universo dove le varietà di tutte le tipologie, partendo da quelle ideologiche, a quelle religiose, culinarie, di tradizioni, di costumi, erano la caratterizzante. Persa questa tendenza alla complessità, per l’intervento devastante dei tanti portatori di una concezione globalista, di cui Obama appare essere il sacerdote ed la Signora Hillary Clinton la vestale, non rimane che la Torre di Babele biblica alla cui edificazione stiamo assistendo e partecipando con il nostro silenzio. Cuba, caduto il comunismo, era l’ultimo ricordo di un cosmo in cui le diversificazioni avevano un loro peso che affondava le radici nella storia dell’uomo. Obama ed il partito democratico nelle sue ultime manifestazioni, perseguono una filosofia in cui tutto è eguale ed in cui la diversità di opinione, di gusti, di religione, di culture, persino di sesso, è un delitto da perseguire. Le lotte di Obama perché venissero favorite le teorie abortiste, del gender, del disarmo dei cittadini a prescindere dal titolo, dall’equilibrio e dalla moralità di cui sono portatori, hanno segnato gli Stati Uniti ed hanno scardinato i presidi che sembravano inattaccabile del suo vivere civile così condizionato dal messaggio Cristiano. In questo contesto, lo scatafascio del sistema bancario statunitense, che ha trascinato nella rovina la rete di istituti di credito europei, trasformati in stabilimenti per la fabbricazione di finanza creativa e di derivati, è stato una tappa determinante. Poi è venuto l’attacco alla famiglia intesa come unione sentimentale e legale tra un uomo ed una donna dal cui impegno nascono figli, e lo sconquassamento del cuore della società tradizionale americana composta da immigrati tedeschi, inglesi, irlandesi, mitteleuropei in generale, spagnoli ed italiani e da uomini e donne di colore strappati alle proprie terre da una dottrina aberrante. Il tutto a favore dell’egualitarismo e di una apertura sostanziale delle frontiere ai latino americani che portano mano d’opera priva di specializzazione e tantissima delinquenza e moltissima fame. In quel teatro così importante, Cuba, nella sua negatività ideologica, rappresenta uno degli ultimi angoli di tradizione che Obama, pensatore del tutti eguali, tutto per tutti senza sudore, avrà il modo rapidamente di smantellare. Così come ha fatto il suo Paese a cominciare dal Giappone nel 1945, per continuare con il Vietnam, l’Iraq, la Siria, la regione Mesopotamica in generale, la Libia, la Tunisia e tutto il resto del mondo che aveva molto bisogno di migliorare e che è finito, per reazione, in mano ai suoi figli peggiori; i quali preferiscono uccidere i propri simili e farsi ammazzare, piuttosto che soggiacere ad una filosofia che ha abbandonato Gesù Cristo e l’autentica democrazia fatta di diversità e di legge naturale. Cuba, tra un decennio, sarà l’ombra di quello che è stata con Castro. Gli Yanqui di Obama faranno, anche nell’isola caraibica, un altro macello. Che Dio protegga quelle popolazioni.