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Sud e fondi, si cambia ma ancora non si “vola”

Opinionista: 

Questo è il problema: rimanere con i piedi inchiodati a terra, oppure “prendere la via del cielo” e non privarsi, in partenza, della possibilità di raggiungere mete e obiettivi che, per quanto ambiziosi, non sono certamente irraggiungibili? Giunto a quasi mille giorni di governo, Matteo Renzi si confessa alla Mostra d’Oltremare: abbiamo due Italie, una vicina all’Europa e un’altra che vorrebbe avvicinarcisi ma che arranca e resta indietro. Nessuno degli ascoltatori ha avuto dubbi su quale Italia continui a rimanere ferma al palo. *** Da un decennio all’altro. È almeno dalla metà del 2006 che la crisi del Mezzogiorno è stata così profonda che più profonda non poteva essere. Che significa: che solo chi cade può risorgere? E i danni che la crisi lascia sul terreno, come vengono quantificati e chi li paga? Matteo Renzi afferma che la riforma del lavoro ha prodotto 650mila posti di lavoro, ma non può nascondere che sono rimasti quasi tutti al Nord. Non è peraltro storia nuova. Tutte le volte che in Italia c’è stato un po’ di ripresa, o anche di semplice “ripresina”, ebbene: il vantaggio se l’è preso tutto il Nord. Matteo Renzi sferza tuttavia a non rassegnarsi e ad andare avanti con grinta e determinazione. *** In campo la Regione. A sua volta il presidente Enzo De Luca fa balenare come possibile, e imminente, l’assunzione di 200mila giovani nella Pubblica amministrazione. Accompagna la promessa con una considerazione che sarebbe impossibile non condividere: «La democrazia non regge se nel Mezzogiorno ci saranno altri 7 anni con la disoccupazione giovanile giunta al 50 per cento». Non pensa che la protesta popolare potrebbe esplodere molto prima? E come la mettiamo con le prime reazioni a questa sua promessa, o proposta che la si voglia considerare, che non esprimono fiducia, ma scetticismo? E poi, invece di pensare a come sostenere una maggiore produttività da parte delle aziende private, conviene davvero “gonfiare” ancora di più l’apparato pubblico che non ha mai brillato in fatto di efficienza e di servizi per i cittadini? *** Volare alto. Così dice spesso la politica. Ma i primi a rimanere con i piedi inchiodati per terra, prigionieri del loro modesto e spesso malinconico “particulare”, sono proprio i politici, ancor più quando si rivelano politicanti e faccendieri. Per vedere come si vola alto, e bene, bisogna andare a Capodichino. È l’aeroporto che ha il nome di Ugo Niutta, un ingegnere che, pur navale, durante la prima guerra mondiale venne impiegato come pilota di aerei da combattimento. In uno scontro con il nemico rivelò tanto coraggio e tanta abilità da essere insignito di medaglia d’oro. Da allora lo scalo smise di essere “Campo di Marte” e divenne una struttura per il traffico civile. Con l’affidamento dei servizi alla inglese-italiana Gesac, Capodichino ha conquistato uno spazio internazionale di rilievo: nel 2000, mentre Carlo d’Inghilterra inaugurava la nuova sala partenze, i passeggeri sono stati poco più di 4 milioni. Nel 2015 hanno superato i 6. *** Manovre sullo scalo. Nonostante i 170 movimenti quotidiani (decolli e atterraggi) si verifichino a ridosso di un’area urbana fra le più densamente “antropizzate” (tra Napoli e parte di Casoria) le nuove tecnologie hanno consentito di ridurre sensibilmente i disagi (rumorosità, smog) per gli abitanti. Ora, però, nel Piano Regolatore di Napoli si prevede che l’aeroporto debba andar via da Capodichino. L’area verrebbe utilizzata per creare un grande parco pubblico. L’idea appare interessante e suggestiva. Ma ci si chiede: sono state valutate in maniera approfondita tutte le conseguenze? Come evitare una drammatica rottura tra economia e ambientalismo? Possibile che ogni problema debba essere sempre vissuto in termini di estremismo conflittuale e irrimediabile? *** Più aeroporti, più progresso. Ma perché la Campania possa davvero “volare alto”, occorre una “rete” aeroportuale efficiente, un intelligente rapporto competitivo, ognuno secondo le proprie capacità, fra Napoli- Capodichino, Salerno-Costa d’Amalfi, Grazzanise-Caserta, Benevento Olivola-Capua. Per molti anni aeroporto fantasma, quello salernitano (sorto fra i comuni di Pontecagnano e Bellizzi), ha ripreso fiato solo negli ultimi tempi. Nel 1962 vi atterrò l’aereo con a bordo la famiglia di John Kennedy che da lì iniziò la sua visita in Italia. Poi silenzio e ragnatele. Il maggior successo si ebbe con il raggiungimento, in un anno, di 62.635 passeggeri. A Capua, che non vuole avere solo il primato delle ricerche aerospaziali, si vorrebbe costruire anche l’automobile volante (ispiratore, probabilmente, Giulio Verne…) *** Passato e futuro. Gli aerei decollano e raggiungono terre lontane. Le promesse della politica restano invece inchiodate a terra e finiscono spesso nel porto delle nebbie. Dice Matteo Renzi che “c’è un problema di narrazione del Sud”. Un grande scrittore meridionale, Corrado Alvaro di cui ricorrono i 50 anni dalla morte (negli ultimi anni della seconda guerra è stato anche direttore, a Napoli, del “Risorgimento”) diceva che i meridionali sono afflitti da malinconia celebrativa, guardano più al passato che al futuro. I giovani non più. Quando il Mezzogiorno si desertifica, prendono l’aereo e vanno altrove. Ma ora gli aerei potrebbero utilmente servire anche per farli ritornare e dar loro la possibilità di costruire nel Mezzogiorno il proprio futuro. Corrado Alvaro, gloria della letteratura meridionale e italiana, sarebbe certamente molto contento.