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Tra Bassolino, Maresca e il “ciclone” De Luca

Opinionista: 

Gentile Direttore, la nostra Regione in questo periodo si sta caratterizzando non solo per la grave pandemia da Covid-19, la cui espansione va “a fisarmonica”, con una settimana in zona Gialla, l’altra in zona Arancione, ovviamente la settimana più moderata, quella Gialla, frutto dell’esclusivo merito del nostro “sceriffo”, il Governatore De Luca, che vigila costantemente sulla nostra salute, come un buon padre di famiglia; l’altra settimana, invece, che è a più alto rischio di contagio, cioè quella Arancione, dovuta esclusivamente ai comportamenti irresponsabili dei cittadini, specie giovani, che si assembrano senza mascherine lungo i luoghi di ritrovo, specie nella città di Napoli, notoriamente la città dell’“anarchia” e “menefreghismo”, il cui stereotipo non è solo frutto dei denigratori nordisti, ma, ahimè, anche degli stessi cittadini e mass-media campani, che non siano napoletani! Il precipitare, poi, della situazione sanitaria sarebbe, secondo il “ verbo” deluchiano, anche frutto dell’abbandono del Governo centrale verso la Regione, indipendentemente se prima v’era Conte a capo dello stesso Governo, ed ora Draghi. Ci hanno consegnato meno vaccini rispetto alle altre Regioni, ergo la pandemia si è aggravata, con le strutture ospedaliere che si stanno pericolosamente intasando, come avvenne nella primavera dello scorso anno. Aggiungasi, infine, uno scarso controllo delle Forze dell’Ordine sui comportamenti anomali dei soliti napoletani, e… il “dossier” sulle inefficienze altrui è bell’e servito, con tanto di autoassoluzione delle proprie negligenze o scelte sbagliate su cui non voglio soffermarmi, perché ci sarebbe bisogno di un volume intero di “cahier de doléances”. Ma vengo alla seconda “pandemia”, che dovrebbe essere per evidenza dei fatti, quella economica, perché queste “chiusure a fisarmonica” delle attività singole e produttive hanno creato voragini di debiti nella piccola imprenditoria privata, che, a cascata, sta procurando una disoccupazione e miseria in una realtà come la nostra, già drammatica ben prima dello scoppiare del Covid-19. Per non parlare, poi, dell’attività didattica, fonte della formazione umana e culturale delle nuove generazioni, oggi ridotta al semplice e comodo rapporto “in remoto”, come si usa dire, frettolosamente adottato per non affrontare con più impegno la problematica della didattica “in presenza”, l’unica vera espressione della formazione umana e culturale, come dicevo, in grado di formare le nuove generazioni e i dirigenti del domani. Il paradosso, poi, è che l’Italia è l’unica Nazione dell’U.E. che ha adottato questa forma di “didattica a distanza”, e la Campania è l’unica Regione d’Italia che in pratica ha tenuto chiuse le scuole di secondo grado (licei e Istituti Professionali) dal lontano febbraio 2020, con l’intermezzo di qualche settimana di apertura. Sembra che i “nostri” politici siano occupati, oggi, da un’altra pandemia: le elezioni comunali, soprattutto a Napoli, per quanto riguarda la nostra Regione. Non v’è giorno, infatti, in cui non si assista ad una “querelle” politica che investa il nostro capoluogo regionale. Da una parte la Sinistra, che è alla ricerca del “demiurgo“ di turno, per non incappare nello stesso errore di 10 e 5 anni fa, quando si consegnò la città al sindaco con la bandana rivoluzionaria, che ha coltivato nel suo seno a livello di postazioni anche istituzionali frange di “rivoluzionari” appartenenti ai tanti Centri autodefinitisi “Sociali“. Dall’altra, sempre la Sinistra, deve misurarsi con l’invadenza del “Governatore”, che, pur essendo un salernitano doc, tra l’altro già sindaco per due consiliature della città Normanna, da sempre “rivale” della “città dei Borboni”, vuole determinare la sua scelta sul candidato a sindaco di Napoli, forte anche dei tanti suffragi ottenuti nella nostra città come candidato alla presidenza della Regione. In mezzo alla lotta tra gli esponenti del Pd locale, che propugnano un’alleanza con i 5 Stelle (ormai “omologati” al verbo deluchiano, con l’occupazione delle caselle rappresentative più importanti del Consiglio regionale) e il “ciclone” De Luca, che vuole la “privativa” della scelta, è piombato il “ciclone” Bassolino. Facendo le debite proporzioni, a Napoli è accaduto quanto successe il 26 gennaio 1994, quando Berlusconi annunciò in tutte le reti televisive la sua “discesa in campo”, sparigliando le aspettative della sinistra di Achille Occhetto, che già pregustava la vittoria alle politiche con la sua “gioiosa macchina da guerra”. Bassolino, a differenza di Berlusconi, è un “animale politico” di razza; la sua 19^ assoluzione da tutte le accuse mossegli soprattutto nelle vesti di Presidente della Regione, sono miseramente cadute, e, credo sia legittimo da parte di un politico di razza, pensare ad una candidatura a sindaco della città che ha amministrato per circa 10 anni, nel ricordo ancora vivo nei cittadini non più giovani soprattutto del primo periodo, quando tutti parlarono di “nuovo Rinascimento di Napoli”, con la sua elezione a sindaco. Allora erano tutti con lui, molti costruendo le loro fortune politiche alla sua ombra, poi “sconfessandolo” appena il suo “astro” declinava alle prime inchieste giudiziarie (è un classico della meschinità dell’uomo in genere). Oggi molti sono “ ritornati” sui loro passi, inneggiando alla sua ricandidatura, un po' al riapparire del compianto Enzo Tortora, che, dopo l’assoluzione disse: “dove eravamo rimasti”? Ma è il “suo” stesso partito che lo ostacola, come fece alle primarie di cinque anni fa. Si immagina un Bassolino sindaco di Napoli, con un De Luca che non vuole “limitarsi” ad essere “solo“ il Presidente della Regione? E veniamo, infine, al centrodestra, dove pure esiste l’altro “tormentone” di chi sarà candidato a sindaco. La figura delgiudice Catello Maresca come candidato della “Società Civile”, più vicino però alle posizioni moderate, è un’ottima alternativa. Trova l’ostacolo che il magistrato non vuole simboli di partito accanto alla sua candidatura; e su questo non tutti sono d’accordo, come Fratelli d’Italia, che ha indicato il figlio del compianto ex Governatore Rastelli, un ottimo avvocato, come candidato. Chi la spunterà? Mah! La mia lunga esperienza politica mi ha insegnato che in questo campo tutto è possibile, anche quando sembra di remare contro ogni logica. “Fate presto“, però, come titolava il Mattino dopo il terremoto dell’Irpinia. Questa città, oggi a brandelli, ha bisogno di sapere a tempo chi si candida a governarla, perché i napoletani sono stufi da tempo di candidature improvvisate dell’ultimo momento. Non lamentiamoci, poi, se il sindaco della Capitale del Sud viene eletto in pratica dal 36% dei cittadini come successe nell’ultima tornata elettorale.

* Generale Corpo Commissariato Aeronautica Militare – Docente Universitario di Diritto Amministrativo