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Un mese perduto a inseguire il disastro

Opinionista: 

Incompetenti e ritardatari. Hanno perso un altro mese per far cosa? Ripresentare la stessa, identica legge di Bilancio che era stata licenziata il 18 ottobre dal Consiglio dei ministri. Quella che era nata già vecchia rispetto alle necessità economiche di una Nazione dipendente al 100% dall’ossigeno finanziario della Bce e alle prese con la seconda ondata del Covid. Stesse risorse, stessi contenuti, stessi errori, stesse mancanze. Ora - soltanto ora - il premier ammette che servono nuovi aiuti all’economia e bisognerà varare un altro scostamento di bilancio. Per quale diavolo di motivo allora si è perso un mese di tempo? Ve lo spieghiamo noi: perché fino a 10 giorni fa da palazzo Chigi continuavano a ripetere la favoletta che correvamo più di tutti in Europa, trastullandosi col dato del Pil del terzo trimestre mentre fuori dal palazzo in tanti già soffrivano. Nel bailamme delle chiacchiere di questi giorni, molta enfasi è stata data ad alcuni provvedimenti previsti dalla Manovra che appaiono invece lunari. A iniziare dal Sud: la legge introduce sgravi per incentivare le assunzioni di donne e giovani. Se fossimo in tempi normali sarebbe cosa buona e giusta, ma non siamo in tempi normali. In questa fase si rischia solo di tenere bloccate risorse che dovrebbero servire ad evitare la morte delle aziende. Facilitare le assunzioni in un contesto nel quale è in vigore un blocco dei licenziamenti è una decisione irrazionale. Gli incentivi alle assunzioni hanno una loro efficacia in una fase di espansione dell’economia, ma in assenza di una spinta alla crescita è difficile che creino nuova occupazione. D’altra parte, se c’è bisogno di un affannoso terzo decreto Ristori per le attività danneggiate dal lockdown (che si rivelerà insufficiente come i primi due), è impensabile che abbia efficacia un incentivo a chi assume. Servono indennizzi veri, altro che ristori. Il tema è come impedire che dopo il 31 marzo ci sia un’ondata di fallimenti con conseguente, ulteriore riduzione dei posti di lavoro. Per farlo occorrono due cose: mobilitare investimenti pubblici e privati e una decisa riduzione fiscale. Di entrambe si sono perse le tracce. In compenso il Governo ha deciso di mettere altri fondi sul reddito di cittadinanza che non ha creato un solo posto di lavoro, mentre una misura efficace e capace di smuovere gli investimenti privati come il superbonus edilizio del 110% non è stata rinnovata. Per rivederla bisognerà aspettare i soldi europei del Recovery Fund: roba da manicomio. Nessuno sa che fine abbia fatto il piano per il rilancio delle infrastrutture. Era stata annunciata l’apertura a breve di decine e decine di cantieri: dove sono? Non parliamo delle tasse. Dopo innumerevoli annunci, l’Esecutivo ha deciso di allocare 4 miliardi appena per una riforma fiscale di cui non si sa nulla, tranne che lo stanziamento si potrà usare solo a partire dal 2022. Ma la crisi è oggi e di questo passo tante aziende il 2022 non lo vedranno neanche. Insomma, poche idee e ben confuse. È chiaro che il dubbio ti viene: ci sono o ci fanno? O forse si tratta di risorse stanziate in vista dell’elezione del Capo dello Stato, quando verrà meno il collante della maggioranza e si rischierà di tornare al voto? Sono soldi che serviranno in vista della nuova stagione elettorale, magari per promettere altri sussidi e bonus in cambio di voti? Sarebbe l’ultima conferma della messinscena tragica di commedianti di second’ordine che non hanno capito quale rischio stanno correndo: essere spazzati via da uno tsunami sociale fatto di povertà e rabbia di (ex) ceto medio, operaio e partite Iva. Se non la fermeremo, la crisi economico-sociale incrocerà quella istituzionale, provocata dal fallimento dei partiti e di un federalismo mal fatto e irresponsabile. Sarà un salto nel buio. A quel punto tutti i mostri saranno possibili.