Un monito di Renzi fa già riflettere
Ieri mattina, lo spettacolo fastoso del giuramento al Quirinale del nuovo governo, il Conte bis, nel salone delle feste davanti al Capo dello Stato, quel vedere insieme i nemici giurati di ieri, oggi “culo e camicia”, l’uno accanto all’altro, scambiarsi sorrisi e salamelecchi, dopo essersi versate addosso palate di fango e di sterco anche su familiari e affini - Etruria docet - ci hanno fatto pensare che, a volte, i miracoli avvengono quando meno te li aspetti . Che in quell’apparato barocco, sontuoso della solennità, degli arazzi, con corazzieri costretti alla immobilità statuaria per non distrarre i grandi protagonisti della sedicente preoccupazione per le sorti del Paese, non sempre si può pensare che alberghi solo un bieco egoismo nell’aver conquistato una poltrona. In questa circostanza, d’essere scampati a un’ecatombe elettorale con il varo di un governo di scopo. L’unico scopo: lo “spazza voto”. Ma è stata una breve illusione. Appena pronunciato il “sì” a queste strane nozze, giungeva l’eco “disturbante” di poche parole di Renzi, l’inventore e il paraninfo della magica formula, capace di mettere, allo stesso tempo, kappaò Zingaretti, e insieme M5S e Pd, “cani e gatti” al governo. Il quale poche ore prima ha detto: governo o non governo, il nostro giudizio su Grillo e compagni non cambierà. Come dire, un avviso ai naviganti del Pd in acque sempre insidiose: vigilate, non vi fidate di costoro. Lasciando intendere: la guerra continua. Questa dichiarazione, di primo acchito, non sufficientemente valutata ma di notevole significato politico, è di monito al suo partito che, in realtà, tiene in pugno al Senato con un nutrito numero di fedelissimi, a lavorare seriamente sì, ma a non dimenticare l’ origine di quelli che Calenda definisce gli “scappati di casa”, di gente senza ideali e senza futuro. Poiché però Renzi non parla mai a caso, indirettamente questo è un avviso anche al “premierissimo” Conte, il quale ha calibrato la formazione del suo “lascia e raddoppia” a Palazzo Chigi più in funzione dell’Europa, cui non possiamo consegnarci mani e piedi. In fondo dov’è questo governo politico? Quando si danno i due ministeri chiave in mano ai tecnici, Interni e Economia, si dimostra che è un esecutivo, lo dice la parola, che esegue senza coraggio e sotto tutela. Se Zingaretti da “governatoreparroco” del Lazio e di Roma Capitale può tollerarlo, Renzi non può lavorare per il “re di Prussia”, per l’avvocato foggiano. Quel “fuori onda”, di pochi mesi fa, in cui si vede Conte, accanto alla Merkel, mentre la rassicura, prono come un cagnolino, che presto neutralizzerà il suo ministro dell’Interno Salvini e che terrà tutti a cuccia, oggi pesa più che mai sulla sua credibilità, di un premier “double face”. Il fatto che, a differenza delle altre volte, in cui la presentazione di un nuovo governo al Quirinale era preceduta da un augurale preludio, stavolta sia mancata, fa molto riflettere. Il rigido silenzio stampa di Mattarella è parso dire “che Dio ve la mandi buona”. A conti fatti: la maggioranza netta, come si pretendeva dal Colle, non c’è. E si può verificare senza alcun ricorso alla calcolatrice. Lo ha detto il “mago”, il “Caccioppoli dei calcoli parlamentari”, il leghista Calderoli, secondo cui ci sono concrete possibilità di “gavettoni” molto rischiosi per il Conte bis. Ma non c’è, e questo lo dicono editoriali e interventi di autorevoli opinionisti, neanche quel programma chiaro, convincente, tanto richiesto e disatteso, per iniziare una serena navigazione. A dirla con una lontana efficace immagine, dell’indimenticabile meridionalista napoletano Francesco Compagna, adesso ci sono soltanto “capitoli, senza copertine”, motivo e occasione per nuove mischie, nuova confusione. Per concludere ci conforta - e va apprezzato - l’appello inconsueto, rivolto in questa circostanza, da parte del Capo dello Stato - a rispettare e a tenere in alta considerazione l’importanza insostituibile della Stampa, in particolare diretto, ce ne assumiamo la responsabilità, agli oscurantisti grillini. Fa bene Renzi a ricordare: attento Pd, non fare “amnistie e indulti dopo gli insulti”.