Un monito lontano per un vero riscatto
Sabato 23 maggio del 1992, Papa Giovanni Paolo II in visita apostolica in Campania, parlando a sindaci, amministratori, imprenditori e lavoratori, disse: «Il lavoro è una delle chiavi, e forse la chiave essenziale di tutta la questione sociale. È dal lavoro che anche voi potete trovare il punto di partenza per risolvere le problematiche». Quel monito, ripreso in seguito nelle visite di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco, racchiudeva uno storico appello a “organizzare la speranza”, a tradurre “i propositi in fatti”. Mentre la Chiesa - in modo esemplare, la Diocesi napoletana - ha cercato e sta cercando di accelerare e innovare tenacemente il tradizionale impegno, non altrettanto lo hanno fatto le nostre istituzioni, in particolare il Comune di Napoli. A farlo pensare non sono soltanto i verdetti di rapporti, indagini e studi, quello recentissimo di Confindustria sul Mezzogiorno, succedutisi a raffica negli ultimi mesi, implacabili su uno stato di cose non ottimale, dai servizi all’occupazione, alla totale assenza di ogni programma di modernizzazione. Ma, a farlo temere è ora anche la situazione di confusione, avvalorata in queste ore anche dalle accuse di scarso impegno rivolte dal sindaco alla sua stessa Giunta, che porta lontano dal favorire lo sviluppo trainante di una metropoli, destinata di questo passo difficilmente a poter sperare in una ripresa, fattibile solo attraverso una straordinaria riqualificazione metropolitana. Un passaggio cruciale non ancora ben chiaro in chi avrebbe dovuto sollecitarla. Spiace ricordarlo ma è doveroso ribadirlo. Quando un sindaco, dimenticando che egli è anche il sindaco della “Città metropolitana”, nel tentativo di sgravarsi di responsabilità riferibili chiaramente al suo ruolo, ha dichiarato di recente che i dati allarmanti “non riguardano Napoli ma l’area metropolitana”, significa che qualcosa non va. Siamo a una puntualizzazione, per usare un gergo calcistico, da classico autogol, che mette a nudo un modo di agire rivolto più ad accampare attenuanti, a non guardare oltre il proprio recinto municipale, che a sapersi interrogare sulle occasioni perdute. Soprattutto sul fronte del lavoro, che gli enti locali possono favorire, non certo dando posti ma creando le opportunità per ottenerli, attraverso solide direttrici di sviluppo, progetti strategici, che vogliamo sperare nell’anno nuovo possano essere concretamente realizzati. Qualche buon segnale c’è e va accolto con fiducia. Il passato amministrativo a Napoli, su cui tanto si discute ancora, ha avuto gravissime colpe, non da meno però ne ha il presente, chiamato a voltare pagina in molti settori, ancora in affanno. Una città può dirsi fieramente “ribelle” e degna, allo stesso tempo, di autonomia, se riesce a tradurre ogni risorsa in concreta promozione civile e civica, ancora un astratto auspicio. Basta, quindi, con la “retorica della inconcludenza” esaltatrice della Napoli delle grandi potenzialità, che poi, a conti fatti, non si traducono mai in un riscatto collettivo. Considerando le odierne emergenze del mondo giovanile, così allarmanti, cerchiamo piuttosto di tenere bene in mente quel monito lontano: “È il lavoro la chiave essenziale di tutta la questione sociale….”.