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Un Primo Maggio di dolore e paura

Opinionista: 

Primo Maggio: se è giusto celebrare con questa festa il mondo del lavoro, è ancor più giusto solidarizzare con chi il lavoro non ce l’ha, lo cerca o lo ha perso. Purtroppo le prime pagine dei giornali anche oggi sono occupate da quell’orribile storia dell’orco di Caivano che denuncia il degrado della nostra società. Bene ha fatto ad intervenire il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il suo grido d’allarme: «L’inchiesta sia rapida e severa». Un “fate presto” che è diretto alle Istituzioni che non possono sempre rivolgere lo sguardo altrove, sbandierando un falso ottimismo sociale. È questo lo spirito, che deve animare e anima la Festa del Primo Maggio, di comprensibile allegro relax e, allo stesso tempo, di auspicio e di spinta solidaristica per quanti conoscono - e sono ancora troppi - il buio tunnel della disoccupazione. In tale ottica vanno visti i tradizionali concerti nelle principali città italiane e la manifestazione di stamane nel cuore di Forcella, dove faranno da cornice i discorsi del mondo sindacale e di quello produttivo, rilanciando le problematiche più urgenti da risolvere. Parliamo principalmente di uno dei diritti fondamentali, del diritto al lavoro, sancito dall’articolo 1 della Costituzione a conferma di una priorità sulla quale si è tutti d’accordo, anche se poi le ricette divergono sul modo di affrontarla. A Napoli, con una situazione sotto gli occhi di tutti, ancora di preoccupante divario con altre regioni e i trend europei, va detto comunque che qualcosa si sta muovendo rispetto al passato. La ripartenza “forzosa” di Bagnoli è stata salutare, ha ridato fiducia e ottimismo al nostro territorio, che da anni segnava il passo nel campo dei progetti strategici. È un segnale di svolta, che trova ulteriori conferme e motivi di ottimismo, nel recente patto per la Campania, siglato tra il presidente del Consiglio e il governatore De Luca, destinato presto a darci dei frutti. Ora la ripresa di progettualità decisive, dopo un lungo letargo, apre nuovi orizzonti: il varo del “Masterplan” per il Mezzogiorno ne è la prova più rilevante. Noi non siamo stati mai né ostili per pregiudizio né tra i “laudatores” acritici del governo Renzi, ma questo documento di indirizzo strategico per il Sud era proprio quello che ci voleva, per il riscatto programmato di un territorio, in cui si individuano e responsabilizzano i soggetti interessati, le possibili fonti di finanziamento, gli strumenti e le azioni necessari alla sua attuazione. Di fronte ai patti del passato, veri gusci vuoti, la duttilità di questo strumento costituisce la migliore garanzia per potersi rapportare alle nostre realtà con processi partecipativi e di programmazione territoriale davvero efficaci. Vogliamo sperare che tutto questo faccia riflettere il sindaco di Napoli “Città metropolitana”, spingendolo a lasciare il suo ostinato Aventino. I patti in corso cambieranno le maggiori città del Sud e le regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. Non esserci penalizza soprattutto i nostri giovani in cerca di occupazione. Ci sono 10 miliardi di fondi europei da spendersi entro il 2020, giocare ancora a rimpiattino significherebbe sul serio farsi del male. Stavolta davvero abbiamo davanti a noi una possibilità straordinaria di rilancio economico e di moderno riassetto territoriale. Guai a sprecarla per puntiglio.