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Una Contexit per evitare troppi Mes senza soldi

Opinionista: 

Un altro Mes senza soldi. Come previsto, la situazione economica è in peggioramento. Contemporaneamente, si sta deteriorando rapidamente anche il quadro politico. Conte è sotto assedio e ormai a palazzo Chigi l’allarme rosso suona da giorni. Con M5S preda delle lotte intestine e il Pd sempre più insofferente nei confronti di un alleato che continua a comportarsi da non alleato (anche nelle Regioni), è rimasto un solo argomento a tenere uniti Governo e maggioranza: le nomine nelle società pubbliche. In queste condizioni l’Esecutivo sta diventando pericoloso per la Nazione. Al punto da aver affidato, di fatto, alla Merkel e a Macron la decisiva trattativa europea per il Recovery Fund, che rappresenta per l’Italia l’unica ancora di salvezza. Ma è un ormeggio che rischia di cedere, soprattutto se la cancelliera tedesca e il presidente francese non riusciranno a convincere i partner europei più riottosi a concedere all’Italia un sostanzioso anticipo degli aiuti subito. Perché imprese e lavoratori non possono aspettare il 2021. Comparsate e colloqui istituzionali di facciata a parte, il Governo in questa trattativa pesa praticamente zero. Dunque Conte ha affidato le nostre sorti ai buoni uffici franco-tedeschi. E ha fatto bene, altrimenti chissà quali altri disastri avrebbe combinato. È stata soprattutto la Germania, immediatamente sostenuta da Parigi, ad aver voluto che l’Ue si smuovesse per finanziare Roma. Non è che la cancelliera sia diventata improvvisamente una benefattrice del popolo italiano (anche perché i finanziamenti netti saranno meno di quelli di cui si blatera in queste settimane). Molto più semplicemente Germania e Francia non possono permettersi che le previsioni del Fondo monetario internazionale sull’Italia diventino realtà, perché i danni alle loro economie e banche sarebbero devastanti. Il Fmi - tanto per rinfrescarvi la memoria - prevede che il nostro Pil potrebbe crollare quest’anno del 12,8%. E che nel 2021 recupereremo meno della metà di quella perdita. L’immobilismo dell’Esecutivo sta già producendo un risultato inquietante: il prolungamento della Cassa integrazione e del divieto di licenziare - ancorché necessari - non bastano più. Innanzitutto perché a nulla servono per frenare la morìa di contratti a termine, partite Iva e lavoratori autonomi che l’Istat ha già certificato; ma soprattutto perché - a risorse invariate - impediscono di effettuare adeguati interventi dal lato dell’offerta e non più solo della domanda. Occorre mettere al primo posto il sostegno agli investimenti, facendo partire finalmente quelli pubblici e incentivando quelli privati. Ma metà dei 20 miliardi di nuovo deficit che il Governo si appresta a varare a luglio sono già prenotati per Cig ed Enti locali. A questo punto potrebbe essere necessario aumentare ancora di più il debito pubblico, amplificando il rischio di guai seri con i mercati e l’Ue nel 2021- 22. È in questo quadro che torna centrale il Mes. Il prestito europeo metterebbe subito a disposizione almeno 36 miliardi da rimborsare in dieci anni a un tasso d’interesse molto basso rispetto ai nostri Btp, risorse preziose per rilanciare gli investimenti. Ma il pregiudizio ideologico, la campagna per le Regionali alle porte e le divisioni tra correnti dei casaleggini associati continuano a provocare un gravissimo stallo, mentre il centrodestra, a sua volta spaccato, in queste condizioni non può rappresentare un’alternativa seria. È chiaro a tutti che la resa dei conti sarà soprattutto una resa del Conte apparentemente senza soluzione. Per questo serve una strategia di uscita, una Contexit per una soluzione modello Draghi che eviti un ulteriore avvitamento della crisi. Perché se i soldi non arriveranno neanche nei Mes prossimi saranno cacchi. Per tutti.