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Uommene, ommenicchi e petrusiniéllo Renzi

Opinionista: 

La coerenza e la tenacia sono indubbiamente qualità positive dell’essere umano. Dante, nel secondo canto dell’Inferno, è preso da dubbi sulla propria capacità a compiere il viaggio intrapreso e si paragona a “colui che disvuol ciò che volle”. Virgilio immediatamente lo rampogna, accusandolo di vigliaccheria: “L’anima tua è da viltade offesa”. La perseveranza, ovviamente, è una virtù se tende al bene, a “onrata impresa” e non va confusa con la caparbietà, ma contraddirsi prima ancora che la terra abbia completato il suo giro su se stessa merita soltanto giudizi drasticamente negativi. Veniamo ai fatti, che sono due, diversi e tuttavia simili nella “viltade”. Gli Usa, in persona del segretario di stato John Kerry, si sono strenuamente impegnati in una trattativa diplomatica tendente a raggiungere un accordo di tregua in Siria. L’accordo, raggiunto il 9 settembre, prevedeva un "cessate il fuoco" fra i governativi e i “ribelli moderati”, entrato in vigore la sera del 12 settembre. La tregua avrebbe dovuto durare sette giorni e sembrava quasi poter reggere, quando al quinto giorno l’aviazione Usa ha attaccato la base dell’esercito siriano a Deir el-Zour, uccidendo 62 soldati e ferendone altri 100. La Russia ha accusato gli Usa di difendere l’Isis, contro le cui truppe il contingente di Assad stava combattendo e ha investito della questione il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che ovviamente non concluderà nulla. Gli Usa parlano di errore, per il quale si sono scusati. È molto difficile, tuttavia, credere a questa tesi, tenuto conto delle tecnologie esistenti per colpire con estrema precisione i bersagli presi di mira. La tregua è saltata e i famosi “aiuti umanitari” diretti ad Aleppo sono stati attaccati dall’aviazione siriana. Il raid statunitense, se (come io credo) non è stato un errore, appare un caso tipico di chi “disvuol ciò che volle”. L’intento di perseguire la pace sarebbe stato certamente “onrata impresa”, ma qui non soltanto di “viltade” si tratta, bensì di diabolica ipocrisia e malafede. Fuor di dubbio è la conclusione che non si possa prestar fede alcuna a ciò che Obama, Kerry e la Clinton vanno dicendo, visto ciò che poi vanno facendo. Abbastanza diverso è il caso di Petrusiniéllo Renzi, la cui statura (a prescindere dal fisico) è insufficiente per ipotizzare influssi satanici. Egli, appena il 22 agosto u.s., si concesse una supercomparsata con Merkel e Hollande fra Capodichino, Ventotene e la portaerei Garibaldi, lanciando immagini di una grande entente per una rinnovata Europa post-brexit. Non passa un mese ed ecco che a Bratislava ognuno si fa la sua conferenza stampa: Merkel e Hollande da una parte, Renzi dall’altra. I malevoli affermano che gli altri due non l’hanno invitato, Petrusiniéllo sostiene che ha voluto rimarcare il suo disaccordo. Stavolta, onorata sarebbe l’impresa di sottrarsi alla tutela franco-tedesca, se si potesse credere, una volta tanto, che il piccolo Matteo faccia sul serio. Il giro di valzer, però, è stato troppo veloce perché sia preso sul serio. Il nostro non è ipocrita, è soltanto bugiardo, come il suo conterraneo Pinocchio: egli dice ogni giorno quel che pensa gli convenga, pur se il giorno precedente ha detto il contrario, come ha fatto per le conseguenze del no al referendum e come fa sempre per le fantomatiche riduzioni della fiscalità (costantemente in aumento). In ogni modo, pur con le ravvisate differenze, i governanti Usa e il premier nostrano una cosa in comune ce l’hanno: manca loro del tutto l’umiltà che motivò la “viltade” del sommo poeta. I siciliani, nella loro valutazione quadripartita dei personaggi, includerebbero di certo l’Alighieri fra gli “uommene”; non so se gli statunitensi meritino di essere inseriti al terzo scalino, fra gli “ommenicchi”. Petrusiniéllo no, non ce la fa a salire così in alto.