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Va evitato ogni conflitto tra Regione e Governo

Opinionista: 

L a strategia di De Luca per contenere e contrastare i rischi sanitari derivanti dalla veloce diffusione della nuova variante del Covid-19 denominata “Omicron” questa volta ha subito una battuta di arresto per la decisione assunta dal Tar Campania di sospendere l’esecutività dell’ordinanza impugnata da alcuni genitori di minori frequentanti la scuola dell’obbligo nella parte relativa alla chiusura delle scuole primarie e secondarie di primo grado. La decisione del Tar è giunta dopo aver consentito alla Regione Campania di depositare memoria e documenti per giustificare l’adozione della ordinanza impugnata con la quale si modificava nella sostanza la linea assunta dal Governo che introduceva con il D.L. 7 gennaio 2022, n. 1, nuove regole e procedure per fronteggiare l’emergenza Covid-19 nella scuola. La vicenda, però, a me interessa soprattutto sotto il profilo politico perché nella sostanza il collegio giudicante ha di fatto certificato che De Luca, dallo scoppio della pandemia ad oggi, nulla ha fatto per migliorare la sanità campana e le criticità di quest’ultima non rientrano in quelle condizioni straordinarie previste dal D.L. 6 agosto 2021, n.111, per impedire lo svolgimento in presenza delle attività educative e scolastiche anche nelle regioni non collocate in “zona rossa”. Del resto, la Regione, con le memorie difensive prodotte in sede di giudizio, ha operato una sorte di autodenuncia su questo punto dichiarando “l’impossibilità, per le Asl, di garantire la sorveglianza sanitaria e i tracciamenti previsti dalla normativa” e nella impossibilità di “assicurare il rispetto delle disposizioni introdotte dal Governo con il decreto legge del 5 gennaio 2022, fondato sull’autosorveglianza e sugli screening”. Il Tar ha infatti sentenziato che “le rappresentate difficoltà del sistema sanitario regionale, lungi dal giustificare l’adozione della misura sospensiva, dimostrano piuttosto la carente previsione di adeguate misure preordinate a scongiurare il rischio, ampiamente prevedibile, di “collasso” anche sul sistema dei trasporti”. Una bocciatura in piena regola della attività svolta fin qui da De Luca e la sua amministrazione. In Campania la Sanità, a far data dal 10 gennaio 2022, ha letteralmente chiuso per tutte le altre patologie e sofferenze che non siano il Covid. Niente visite ambulatoriali, nessun intervento anche se programmato, no a ricoveri e impossibile fare accertamenti. Un provvedimento, a mio modo di vedere, gravissimo con il quale De Luca colpisce soprattutto chi non ha i mezzi per ricorrere alle strutture private colpendo solo ed esclusivamente le fasce sociali più deboli. Infatti, chi non potrà pagare i templi e le cattedrali della sanità privata campana non avrà altra scelta che affidarsi a Dio e curarsi a casa almeno fino a quando, come è capitato negli ultimi quattro mesi del 2021, non finirà il budget della Regione per le spese sanitarie. Senza contare che l’interruzione delle attività ambulatoriali colpirà pesantemente uno dei capisaldi di una corretta politica sanitaria che sono le attività di prevenzione che sono fondamentali per diagnosticare e curare alcune malattie per tempo. Per prevenzione, quindi, si intende un insieme di attività, azioni ed interventi, introdotti con lo scopo di conservare lo stato di salute ed evitare l’insorgenza di malattie, l’insieme delle azioni volte al mantenimento e al miglioramento dello stato di salute e che consentono il ritardo dell’insorgere di determinate patologie. Consideriamo, inoltre, che ad aggravare la sanità in Campania è la quasi totale assenza della medicina territoriale e tutto ciò non può non indignarci di fronte ad uno stato di cose che lede uno dei diritti fondamentali come quello alla salute. Per tutti questi motivi vorremmo consigliare a De Luca di evitare, per il futuro, di continuare con la pantomima del conflitto con il governo nazionale e di prendersela con tutti per mascherare le carenze della sanità in Campania. Apprezzeremmo molto di più un serio lavoro per rafforzare l’assistenza sanitaria nella regione partendo dal riordino della medicina del territorio perché la pandemia ha creato l’occasione per mettere in atto cambiamenti strutturali delle Cure primarie.