La riunione alla quale il Signore ha convocato Tommaso, Ignazio di Loyola e Steve Jobs per aiutare Dante all’Inferno, va assai per le lunghe. E intanto Dante e Virgilio sono arrivati tra gli eretici.

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Dante e Viriglio si aggirano adesso tra gli eretici in uno sterminato cimitero disseminato di sepolcri, tutti scoperchiati, in ognuno dei quali arde un fuoco rigogliosissimo. Ma il posto appare tutt’altro che lugubre e triste. Intorno alle tombe c’è un gran darsi da fare di dannati e di dannate, che incuranti della loro nudità, si dedicano alle più disparate attività. «Strano, molto strano come castigo – riflette Dante – Io gli eretici, nella Commedia, li avevo messo dentro i sepolcri a bruciare in eterno. Bah!». «Professò, accomodatevi – si sente una voce – avvicinatevi». «Chi sei tu – chiede Virgilio - che a così gran voce ci chiami?». «Professo’ – risponde il dannato – sono Farinata, Farinata il pizzaiolo». Dante gli si avvicina proprio mentre sta infornando una pizza e gli chiede: «Chi fuor li maggior tui?» «Professo’, non ho capito, non parlate così difficile con me!». Virgilio chiarisce: «Vuol sapere chi furono i tuoi antenati» «Ma che se ne fotte? È per caso un controllore? Comunque, visto che non tengo niente da nascondere, non so chi furono mio padre e mia madre. Io mi ricordo solo di zia Beatrice che teneva una pizzeria in un vicolo buio. Da lei ho imparato il mestiere» «E come mai ti trovi qui, tra gli eretici?» chiede Dante. «Eretici? Manco so che significa eretico. Vi assicuro che sono sempre stato un bravo ragazzo. Mi hanno messo qua perché nella pizzeria tenevo una statuetta del munaciello, di una della bella ‘mbriana, un grosso corno. Il parroco, un tipo antipatico e traseticcio mi diceva che facevo peccato mortale con quelle cose, ma io ci ridevo in faccia. Lui ha portato spia ed eccomi qua!» «Ma scusa, Farinata – chiede Virgilio - non dovresti stare tu dentro al sepolcro a bruciare?» «Ma che dite, professò? – risponde il dannato ridendo - Se ci stessi io come farei a fare le pizze? E quella là, la vedete, Annarella, come farebbe ad arrostire la porchetta?» «Già le pizze!» Sospira Virgilio. «E che altro se no – chiarisce Farinata – Io solo quelle so fare e le faccio di tutti i tipi: la marinara, la margherita, salsicce e friarielli, la capricciosa. Non faccio la diavola perché qua, sapete, la diavola o il diavolo non si possono nemmeno nominare! Gradite un assaggio? Vi do una bella pizza piegata a fazzoletto da mangiare velocemente, sciuè sciuè, come si diceva quando ero vivo!» «Lascia stare, Dante - suggerisce Virgilio – è meglio evitare!». «E perché? – protesta risentito Dante – Io ho appetito; non tocco niente da quando abbiamo mangiato tra i golosi il panino con la soppressata. Grazie signor Farinata!» «Molto buona – approva Dante – veramente buona!» «Professo’– spiega il dannato – è una mia specialità, l’ho battezzata Farinata, perché uso un particolarissimo tipo di farina che non vi dico com’è fatta, se no vi passa il genio di mangiare la grande, favolosa, pizza Farinata! Ci potete mettere in mezzo la porchetta di Annarella: un matrimonio perfetto!» «Ma spiegatemi – chiede incuriosito Virgilio – come mai avete preso questa cadenza così marcatamente napoletana?» «E che c’è di strano, profess0’, io sono di Napoli, che cadenza dovrei avere? Se sentite Annarella parla come si parlava ad Ariccia» «Ma scusate – chiede Dante – non siete Farinata degli Uberti?» «Ma no! – ride di cuore il dannato – Ma quale Uberti! Io faccio Esposito. Gennaro Esposito» «Scusateci – chiede Dante – ma perché vi chiamano Farinata?» «Insomma professo’, non lo avete ancora capito? Come ve lo devo spiegare? Farinata è il nome della pizza famosa in tutto l’inferno. Al signor Lucifero piace moltissimo e ogni tanto viene qui Caino a pigliarne un paio. Ma non ci mettono la porchetta. A me mi chiamano Farinata ad Annarella la chiamano la Porchettata. Con questo Uberti non tengo niente a che vedere! Non l’ho mai sentito nominare né visto in pizzeria». «Ah! – sospira Virgilio – Se potessi usare questo maledetto cellulare! Ma che aspettano da lassù a intervenire?»

(continua)