Alfredo Pagano, una vita per lo Sport
di Mimmo Sica
Mar 17 Marzo 2020 16:42
Diplomato all’Istituto Superiore di Educazione Fisica (Isef) e successivamente laureato in Scienze motorie, Alfredo Pagano (nella foto) è stato titolare di cattedra di educazione fisica all’istituto di Belle Arti di Napoli, docente di pallavolo all’Isef e direttore tecnico del-l’Istituto, docente di scienze motorie all’Università Parthenope e dell’Università Suor Orsola Benincasa. È stato presidente della Maratona di Napoli, gara podistica internazionale. Attualmente è presidente provinciale dell’Associazione Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia di Napoli, compo-nente del direttivo del Panathlon di Napoli, presidente regionale del coordinamnto di educazione fisica italiana che fa capo a Roma, componente del comitato regionale del Coni. È tra i pochi che ha ricevuto le tre stelle al merito del Coni (bronzo, argento e oro).
«Sono napoletano del Vomero dove ho frequentato le scuole elementari e le medie. I miei genitori volevano che conseguissi un diploma superiore che mi consentisse di cominciare a lavorare subito e per questo mi iscrissi all’istituto “Antonio Serra” e diventai ragioniere. Avevamo un preside molto severo e formale. Ricordo che fin dal primo giorno imponeva agli alunni di indossare giacca e cravatta. Allora lo ritenni eccessivo, oggi penso che faceva bene».
Al “Serra” fece la sua prima esperienza sportiva.
«Ho avuto la fortuna di avere come pro-fessori di educazione fisica Pasquale Un-garo e Enzo Menna che all’epoca erano i pilastri napoletani di questa branca dell’insegnamento. Poi cominciò a venire an-che Giorgio Garufi che è stato un grosso membro della ginnastica artistica campa-na. Formarono i gruppi sportivi e io mi appassionai subito alla pallavolo. Praticavo anche atletica leggera allo stadio del Vo-mero, oggi Collana, e la corsa campestre ma i risultati non erano tra i migliori».
Diventato ragioniere, iniziò a lavorare?
«Mio padre pensò che fosse meglio se mi iscrivessi all’università alla facoltà di Eco-nomia e Commercio per acquisire un titolo più prestigioso, ma io mi rifiutai. Lo sport mi era entrato nel sangue e volli a tutti i costi partecipare al concorso per essere ammesso all’Isef. Avevo sentito parlare di questo Istituto dai miei professori di educazione fisica ma approfondii la sua conoscenza proprio grazie a mio padre».
Perché?
«Papà è stato sempre un cattolico creden-te e praticante. Insieme a mia madre mi ha dato un’educazione sottesa da questi prin-cipi religiosi tanto è vero che da ragazzi-no frequentavo l’azione cattolica e servi-o messa come chierichetto. In famiglia si pensava addirittura che sarei diventato prete. Quando gli accennai che volevo frequentare l’Istituto Superiore di Educazione Fisica, rimase favorevolmente sorpreso. Proprio per la sua fede religiosa conosceva molto bene il professore Gastone Lambertini, anche lui fervente cattolico, che è stato tra l’altro direttore della Scuola di specializzazione in medicina dello sport e docente di anatomia macro e mi-croscopica dell’apparato vascolare in quel-la di chirurgia vascolare. Aveva fondato l’Isef di Napoli. Mi spiegò con dovizia di particolari la “mission” dell’Istituto e le materie di insegnamento».
Che cosa è l’Isef?
«È stato un istituto universitario italiano parificato che a partire dal secondo dopoguerra ha formato gli insegnanti di Edu-cazione fisica tramite corsi triennali che rilasciavano un diploma post-secondario. A partire dal 1998, dopo la riforma che ha reso obbligatoria la laurea per insegnare nelle scuole, ne hanno assunto le funzioni i corsi di laurea in scienze motorie. Il pri-mo Isef nacque a Roma nel 1952. Una seconda sede era a Torino. Negli anni successivi furono fondati numerosi altri isti-tuti “pareggiati” Isef: Napoli, Bologna Fi-renze, Genova, Milano Cattolica, Palermo, Urbino, Perugia, Milano Lombardia e L’Aquila. A Napoli, nel febbraio del 1958, si inaugurò il primo anno accademico dell’Isef presieduto dal professore Gastone Lambertini, suo fondatore. Hanno cessato le funzioni con il Dlgs 8 maggio 1998, n. 178 “Trasformazione degli Istituti supe-riori di educazione fisica e istituzione di facoltà e di corsi di laurea e di diploma in scienze motorie”».
Lei, quindi, partecipò al concorso di am-misione. Con quale risultato?
«Quando uscirono i risultati non riuscii a trovare subito il mio nome perché lo cercavo nel punto sbagliato: ero risultato pri-mo e mai avrei pensato di trovarmi in cima all’elenco degli idonei».
Cominciò il triennio. E lo sport praticato?
«Studiavo e contemporaneamente giocavo a pallavolo a livello agonistico con la squadra dei Vigili del Fuoco della caserma Padula di piazza Carlo III. Ricordo che in un grande capannone c’era il campo di gioco. Allenavo anche la squadra femminile nata all’Istituto “Serra” e diventata Cisal Napoli. Quando fu nominato presi-dente del Cus Napoli Carlo Merola, la squadra passò con il Centro Universitario Sportivo».
Come andavano i suoi studi all’Isef?
«Molto bene al punto che, ancor prima di discutere la tesi il direttore tecnico, l’avvocato Guglielmo Mendia, mi propose di tenere lezioni di pallavolo, disciplina che non esisteva nel corso di laurea dell’Istituto. Molti allievi di allora sono diventati professori di educazione fisica».
Mendia le affidò anche un altro incarico. Quale?
«Sì, dovevano organizzare i corsi da fare seguire a tutti coloro che, prima della isti-uzione dell’Isef sul territorio nazionale, avevano insegnato educazione fisica sen-za averne il titolo. La frequentazioni di questi corsi, di durata triennale, avrebbe consentito a costoro di potere discutere una tesi e “diplomarsi”. L’Isef di Napoli ebbe il compito di organizzarli e l’incarico fu affidato a Mendia il quale mi volle come suo collaboratore. Mi diede il compito di supervisore dei singoli coordinatori delle varie sedi Isef esistenti sul territorio nazionale».
Era già diplomato?
«Sì. Avevo sostenuto con profitto tutti gli esami del triennio e, discussa la tesi, ottenni il Diploma di Educazione Fisica che, per legge, ha valore di qualifica accademica. Diventai docente di pallavolo e vice del direttore tecnico».
Poi diventò titolare di quella funzione.
«Guglielmo Mendia rimase vittima di un incidente stradale e io venni nominato direttore tecnico dell’Isef di Napoli».
Intanto aveva superato anche l’esame di abilitazione all’insegnamento nelle scuole.
«Ero diventato titolare della cattedra di Educazione Fisica all’Istituto di Belle Arti di Napoli che ha costituito la mia attività lavorativa primaria ed è terminata per sopraggiunti limiti di età».
Quindi, a un certo punto della sua vita professionale, ha svolto contemporaneamente più attività?
«È proprio così. C’è stato un periodo in cui sono stato docente di educazione fisica all’Istituto di Belle Arti, direttore tecnico e docente di pallavolo all’Isef, docente di attività motorie all’Università Parthenope e al Suor Orsola Benincasa. Tra i miei allievi all’Isef ci sono stati nomi “illustri”. Fra tutti Pietro Mennea e Davide Tizzano».
Non c’era incompatibilità?
«No, e neanche sovrapposizioni in termini di tempo. All’Isef andavo di pomeriggio e anche per le docenze universitarie riuscivo a trovare “incastri”, grazie soprattutto alla disponibilità dei miei colleghi dell’Istituto di Belle Arti con i quali organizzavamo gli orari settimanali di lezione».
Prima del Dlgs 8 maggio 1998 n. 178, lei si laureò in scienze motorie. Come fece?
«L’Isef di Torino nel 1992 organizzò con l’Università di Lione “Claude Bernard” le prime lauree in Educazione Fisica in Italia con i docenti francesi “Maîtrise S.T.A.P S.”. Le lezioni e gli esami si svolgevano in francese così come la discussione della tesi finale, le memoire de maîtrise, che doveva essere fatta in francese. I miei colleghi Giuseppe Artiaco e Gior-gio Garufi partirono con me per questa avventura che ci vedeva impegnati non solo con gli studi ma con la lingua francese. Anche Sandro Cuomo partecipò. Forte del-l’esperienza fatta a Torino, nel 1993 pro-mossi e attivai, con le modalità di Torino, anche per i diplomati di Napoli lo stesso corso con l’università “Sophia Antipolis” di Nizza. Purtroppo il ministero della Pubblica istruzione non volle riconoscere il titolo in Italia affermando che non esisteva nel nostro paese una laurea equivalente. Successivamente l’università di Scienze motorie di Torino, a seguito della trasformazione dell’Isef piemontese, consentì, previa discussione di una tesi, di conseguire la laurea quadriennale in Scienze motorie a tutti i laureati in Francia con l’università di Lione del vecchio ordinamento e di Nizza».
Quando è andato in quiescenza che cosa ha fatto?
«Mi sono dedicato completamente al set-tore sportivo. Il famoso maratoneta Gere-mia Schiavo e Andrea Fontanella della Sport Eventi Run mi contattarono per farmi assumere la presidenza della Maratona di Napoli. Accettai perché l’idea di fare qualcosa di nuovo e in un settore diver-so da quello di cui mi occupavo mi incu-riosì. Ero consapevole che la scelta era caduta sulla mia persona per il ruolo presi-gioso che ricoprivo all’Isef».
Di quante edizioni è stato il “patron”?
«Una ventina fino all’ultima che si è disputata nel 2014. Poi abbiamo fatto la mez-za maratona con Davide Tizzano testimo-nial».
Attualmente di cosa si occupa?
«Riorganizzare la Maratona di Napoli. Faccio parte della società Neapolis Marathon che è stata costituita per la realizzazione di questo progetto. Ambasciatrice dell’evento è Emanuela Oliviero Mennea, moglie del campione Pietro Mennea».