Eh sì, era proprio bello vedere da lontano il Vesuvio fumante, uno spettacolo che mozzava il fiato e nell’Ottocento era la maggiore attrattiva di Napoli; certo che, vederlo da vicino, era tutt’altra cosa ma, la sua cima però, poteva essere raggiunta soltanto a piedi o, al massimo, in portantina; ed ecco fiorire una complessa organizzazione che comprendeva cocchieri, guide e financo portatori di sedie, in quanto i turisti più gracili e danarosi, preferivano arrivare sulla vetta, comodamente seduti su di una scanna sorretta da robusti garzoni. Si partiva da Resina nel tardo pomeriggio, l’appuntamento era fuori la bottega “Ciceroni del Real Vesuvio”, dove ci si accordava sul prezzo. Poi, fatti esperire gli studi di fattibilità, il finanziere Oblieght, ottenuta la concessione del suolo, diede il via alla costruzione della funicolare che venne inaugurata nel 1880, a cura della compagnia Cook. Che ci crediate o meno, questa innovazione tecnologica non incontrò i favori della gente, al punto tale che la compagnia rischiava di fallire. Ed ecco farsi avanti Sua Maestà la Canzone Napoletana. Fu per puro caso che il paroliere Peppino Turco ed il musicista Denza si incontrassero nello “Stabia Hall” di Castellammare di Stabia e che ancora, ci crediate o meno, in poche ore partorirono “Funiculì Funiculà” e che, ancora ci crediate o meno, la Compagnia Cook, grazie e questa canzone, evitò il fallimento. Ormai la funicolare del Vesuvio era una realtà acclarata e ad essa seguirono nel 1889 quella di Chiaia, nel 1891 di Montesanto, nel 1928 quella Centrale ed infine nel 1931 quella di Mergellina. Ormai le colline di Napoli potevano essere raggiunte in pochi minuti ed ancora oggi… no… aspettate nu mumento, stavamo facendoci prendere la mano dal campanilismo più sfegatato; oggi le funicolari, anche se funzionanti ogni tanto non partono per mancanza di personale; eh già, sembra sia in corso una sorta di epidemia detta funicolarite, che costringe diversi dipendenti a darsi ammalati. A questo punto un suggerimento lo vorremmo dare ai tanti disoccupati: mentre siete in attesa di sapere stu benedetto reddito di cittadinanza si resta o no, mettiteve a valle delle succitate stazioni funicolari e, concordato il prezzo,  purtate ‘e passeggeri ‘a parte ‘e coppa, a “casecauoglie”, cioè sulle spalle,  cantanne “Jamme jamme ‘ncoppa jamme jà”… Alla prossima!