Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha rilasciato l’autorizzazione alla sperimentazione su strada pubblica del primo veicolo a guida autonoma in Italia. Si tratta del primo via libera del Ministero che arriva dopo il parere positivo espresso lo scorso marzo da parte dell’Osservatorio tecnico di supporto per le Smart Road. Con questo atto formale si dà ufficialmente avvio, anche nel nostro Paese, alle sperimentazioni di veicoli automatici su strada pubblica. La sperimentazione riguarderà l’ambito urbano e l’ultimo miglio di precisi tratti stradali nelle città di Torino e Parma, nel rispetto di tutte le prescrizioni dettate dal gestore delle strade stesse e in presenza di un supervisore in grado di commutare tra operatività automatica e manuale del veicolo, in modo da garantire, in ogni circostanza, il rispetto massimo della sicurezza. Il provvedimento ha fatto seguito alla riunione di aprile sulla guida connessa e automatizzata, tenutasi a Parigi, tra gli esperti dei Paesi del G7, in cui l’Italia aveva avuto modo di dare aggiornamenti sul decreto “smart road”, sull’istituzione dell’Osservatorio Nazionale e, appunto, sul primo parere positivo di quest’ultimo alla sperimentazione della guida autonoma su strada. I lavori del gruppo di esperti sono stati organizzati in sessioni dedicate ai temi più strettamente legati alla sperimentazione e all’uso della guida connessa e dei veicoli a guida autonoma, quali la percezione e accettazione da parte degli utenti, la sicurezza e la validazione della guida autonoma, la responsabilità durante la guida, e l’integrazione nelle politiche di mobilità locali. In proposito, i rappresentanti dell’Italia hanno sottolineato che l’avvio della sperimentazione della guida autonoma su strada e la conseguente analisi dei risultati non potrà che accrescere la fiducia dei cittadini su una innovazione di tale portata. Sul tema della sicurezza, la sessione è stata aperta dall’associazione mondiale dei produttori di veicoli, favorevole ad un approccio “multi-pilastro” per la certificazione che consiste in prove in laboratorio, audit e test su strada. Gli esperti italiani, nell'evidenziare le problematiche legate alla gestione “in reale” dei test dei veicoli senza conducente, nella loro configurazione finale, hanno ribadito che fino al livello 5 di automazione la responsabilità sia comunque da attribuire al conducente, e che rimane determinante un attento monitoraggio della guida per valutare eventuali responsabilità del veicolo. La sessione sull’integrazione dei mezzi a guida autonoma nelle politiche di mobilità locali è stata aperta con il racconto dell’esperienza virtuosa dei “robot-taxi” nella cittadina di Rouen, capoluogo della Normandia: un servizio innovativo che ha permesso di collegare anche le aree rurali con costi sostanzialmente equiparabili a quelli di una comune linea bus. Nel corso della riunione sono stati presentati anche i risultati di una indagine effettuata da Vedecom, un istituto francese per la ricerca e la formazione del partenariato pubblico-privato dedicato alla mobilità individuale sostenibile e a basse emissioni di carbonio, tra i Paesi del G7. Secondo questa ricerca il 66% dei consumatori italiani userebbe un veicolo a guida autonoma ed il 65% sarebbe disposto a pagare per questa innovazione. A fine anno è prevista una nuova riunione tra gli esperti del G7 per fare il punto della situazione. «Per quanto affascinanti - dichiara il Presidente dell’Automobile Club Napoli, Antonio Coppola - gli scenari ipotizzati dall’avvento dell’automobile a guida autonoma sono ancora avveniristici per noi che, per il prossimo futuro, nella nostra città, nutriamo aspettative più ordinarie, come strade senza buche, marciapiedi percorribili, passaggi pedonali protetti, trasporti efficienti e via dicendo. Insomma, normali condizioni di mobilità senza le quali l’auto del futuro è destinata a restare solo una proiezione fantastica, un sogno nel cassetto».