Il Belgio, con la sua estensione di poco superiore a quella della Sicilia o del Piemonte, è una delle culle della cultura brassicola mondiale. Le produzioni di birra di questa piccola nazione sono tra le più variegate esistenti sul mercato e sono fonte d‘ispirazione per tanti paesi che si sono dedicati solo di recente alle produzioni brassicole. Il lievito e le spezie sono le materie prime che più di altre caratterizzano le birre di questo paese. L’estro dei birrai trova la massima espressione in birre che giocano sia sull’aromaticità che sulla struttura, riuscendo a fornire un ventaglio di aromi e gusti che riescono ad intercettare il favore dei consumatori. Partendo da birre di facile approccio, troviamo uno stile che prende origine nel cuore del Belgio: la Blanche. Il frumento non maltato, usato in percentuali molto elevate, quasi quanto il malto d’orzo, insieme alle bacche di coriandolo e le bucce di arancia amara, caratterizza la produzione di questa birra che risulta essere molto fresca e beverina, perfetta nelle afose giornate estive. Una tipologia di birra molto interessante, la Saison, nasce per dare sollievo ai lavoratori impegnati a lavorare i campi nei mesi estivi. In origine erano realizzate con le materie prime che si trovavano nelle fattorie, quindi risultavano piuttosto aromatiche, poco alcoliche, con leggere note acide e amare. Oggi le rivisitazioni dello stile hanno dato vita a birre un po’ più alcoliche, speziate e molto secche. Salendo al nord, nelle Fiandre, troviamo due tipologie di birre tra loto molto vicine, ma con delle differenze sostanziali che le distinguono: Oud Bruin e Red Flemish. Entrambi gli stili birrari sono caratterizzati dalla presenza di note acide, sia lattiche che acetiche, ma con equilibri diversi. Le Oud Bruine giocano sull’equilibrio quasi paritario delle due acidità, con una leggera prevalenza delle note lattiche, che le rendono più morbide durante la bevuta. Le Red Flemish invece tendono a far prevalere la parte acetica, portando al sorso delle note decisamente più spigolose. Un mondo a parte è quello delle birre che fanno riferimento alle tradizioni monastiche, le Birre di Abbazia. Nonostante il nome, ormai sono poche le birre di questo tipo che si producono all’interno dei monasteri. Il fatto che conservino questa denominazione è dovuto soprattutto all’origine delle ricette a cui si ispirano i moderni birrifici, spesso organizzati in luoghi “laici”. Le Birre di Abbazia non rappresentano uno stile, ma solo un marchio sotto il quale ci sono diverse produzioni brassicole, dalle blanche alle saison, passando per quelle più alcoliche: dubbel, tripel e quadrupel. Queste produzioni non vanno confuse con le Birre Trappiste, che invece seguono un disciplinare molto rigido, che permette loro di utilizzare un marchio identificativo esagonale che ci garantisce la provenienza del prodotto. Le birre trappiste, per poter essere definite tali, devono seguire delle regole molto ferree. La prima è relativa al luogo in cui ha sede il birrificio, che deve essere interno ad un’Abbazia Trappista; il secondo vincolo è relativo alla produzione, che deve essere effettuata sotto la supervisione dei monaci trappisti; ultima regola da osservare è quella relativa agli utili derivanti dalla vendita della birra, che devono essere utilizzati solo per scopi legati al mantenimento delle strutture dell’Abbazia. Queste regole, molto rigide, fanno si che ad oggi ci siano 14 birrifici trappisti nel mondo, di cui 13 possano usare il logo esagonale con la scritta “Authentic Trappist Product”. Il più antico birrificio trappista è quello dell’Abbazia di Orval in Belgio, nato nel 1932 per poter finanziare la ricostruzione dell’Abbazia distrutta durante la prima guerra mondiale, mentre tra gli ultimi nati, nel maggio 2015, c’è quello dell’Abbazia Tre Fontane di Roma. Anche le birre trappiste non rappresentano uno stile, ma una famiglia di birre, all’interno della quale è possibile trovare blonde ale, saison, dubbel, tripel e quadrupel. Cheers