Correva l’ano 1861, quando eravamo un Regno bello e felice, fin quando la triade Mazzini-Cavour-Vittorio Emanuele, visto che a part’e coppa, a sorde stavano proprio ‘nguajate, pensarono “’Nduma a piglielli ndua sun”, cioè “Andiamo a prenderli dove ci sono”, cioè da noi e, con invasione, stupri, violenze d’ogni genere e genocidi di massa, invasero il nostro Regno e si fotterono 443 milioni lire oro; ora facciamo un semplice conticino: se 10 lire del 1861 corrispondono a 57 euro, a quanto corrispondono 443 milioni sempre del 1861? E se consideriamo che queste lire erano in oro, a quanti dei nostri euri corrispondono? Ho provato con la calcolatrice e vi giuro che stava impazzendo… provateci voi. Mo’ con questo non voglio dire che, ancora oggi, i piemontesi sono ladri… pe’ carità ma, qualcuno memore del 1861, e che ha avuto i natali ad Avigliana, distante 20 chilometri da Torino, ha fatto un tuffo nel passato e, trovandosi al Duty free di Fiumicino, avrebbe tentato di fottersi un profumino dal costo di circa 100 euro, forse fraintendendo il significato di “Duty Free”, cioè “merce esente da tasse doganali”, avrà pensato che quel “free” significasse “gratuito”, e così ha preso il profumino e se l’è infilato nella tasca del giaccone. Apriti cielo!  Infatti il personale addetto alla sorveglianza, ha notato il tutto e fermato il Fassino ex sindaco di Torino il quale, colto con le mani nel sacco, si è giustificato dicendo “Con una mano avevo il trolley, con l’altra il telefonino… mica ho tre mani”. Voi potreste obiettare “te mettive ‘o telefonino nel giaccone e il profumino in mano per andarlo a pagare.” Ed ecco che a questo punto, il fassino/grissino Piero ha pronunciato la fatidica frase “Lei non sa chi sono io”. E allora ho deciso di berci sopra ma, nutrendo qualche dubbio al riguardo, ho chiesto lumi al ministro Lollobrigida che così mi ha risposto “Il vino è oggettivamente dannoso, fa male ma non è solo alcool. Quindi bere moderatamente, non ne son o sicuro, ma forse non fa male, però fa male”. Se avete capito, spiegatelo anche a me ca so’ ‘nu poco gnurantiello. Alla prossima.