“C’dicit’Monserrà?”: era l’inverno del 1971, così al San Carlo il mitico soprintendente Di Costanzo si rivolgeva al soprano Monserrat Caballè durante le prove di “Trovatore” (direttore l’ottimo e mai a sufficienza rimpianto Giuseppe Patanè) spettacolo destinato nel male e nel bene a diventare mitico. La Caballè serena, sorridente, cordiale ed arguta illuminava le prove anche umanamente, e fu accogliente pure con chi ora scrive, allora appena ventenne e garbatamente entusiasta, che godeva il privilegio di assistere alle prove dell’opera portato da un caro compagno di scuola: entrambi ospiti del medico del teatro, amico di famiglia del compagno di scuola. La prima di quel “Trovatore” è nella mitologia del San Carlo nel male e nel bene: nel male perché, dal recitativo del baritono nel primo atto fino alla fine dell’aria del tenore nel terzo, si fecero sentire virulente contestazioni nazionalistiche contro il cast con cantanti stranieri nei ruoli principali, e pure  mediocri effettivamente, che interruppero ed a lungo più volte lo spettacolo. Poi proprio al terzo atto dopo l’aria del collega, mediocremente eseguita, il soprano, avanzando al proscenio, rimproverò severamente ed autorevolmente il pubblico riducendolo all’ordine e domando i contestatori. Poi al  quarto atto con un superba interpretazione dell’aria sua famosa la Caballè ottenne un trionfo meritatissimo che si ricorda ancora con commozione:applausi durati per vari minuti. Di tutto ciò ci sono nastri registrati, gelosamente conservati. Dell’aria, registrata in altra replica, c’è la registrazione proposta subito in Fb appena giunta la notizia della scomparsa dell’artista. In quelle repliche, che si gustarono ripetutamente oltre le prove e la “generale”,i lavoratori del teatro ed il pubblico festeggiarono nella Caballè il ritorno della vocalità  della sempre amata Renata Tebaldi, consapevoli pure delle diversità di tecnica, stile e repertorio. E’poi tornata la Caballè al San Carlo in“Norma” nel 1973: commovente il suo “Ah perché, perché …,”del secondo atto. C’è registrazione sia di queste  repliche sia della  successiva "Gemma di Vergy”, inaugurazione preziosissima della stagione 1975-76. Dieci anni dopo ci fu un suo recital negli spettacolari “Lunedì del bel canto” organizzati dal Soprintendente Canessa: vetrina sfolgorante di voci importantissime. Purtroppo un incidente di percorso c’era stato al San Carlo, nel 1978: la Caballè interruppe la prima di una “Adriana Leocuvreur”, con Carreras suo  partner, e fu sostituita da una collega, Anna Maria Cannarile Berdini. Il recital a fine anni Ottanta servì a far fare pace al pubblico napoletano con la cantante. I fan del soprano l’hanno seguita molto in altre città, giustamente. L’autore di queste righe l’ha applaudita come tanti e tanti appassionati a Roma nel “Demophon” di Cherubini ed “Herodiade”di Massenet. Tuttavia c’è un preziosissimo episodio di preistoria della Caballè a Napoli, al San Carlo, rivelatore di certa superficialità nella conduzione del teatro negli anni Sessanta, mitizzata con troppo entusiasmo: nel 1961 la Caballè cantò al San Carlo in due piccoli e marginali ruoli nel “Parsifal” di Wagner: nessuno si accorse della voce magnifica che nel 1965 appena si rivelo assolutamente al mondo. In quegli anni fu fatto l’errore pure con altra ancor  grande voce, Marylin Horne. Ridicolo il vanto del teatro successivamente di avere ospitato Caballè ed Horne prima di altri: la figuraccia indelebile è stata non aver capito in tempo le loro qualità.