Giuseppe Gambi (nella foto) è un tenore napoletano giovane ma già affermato per timbro vocale, eleganza, carisma e presenza scenica. Si è diplomato al Conservatorio di Avellino e ha completato gli studi con una seconda laurea in canto lirico. Ha vinto il primo premio come tenore al “Concorso Nazionale Campi Flegrei” di Napoli e al “Concorso Internazionale Ritorna Vincitore” di Roma. In Italia è protagonista di spettacoli e concerti nei teatri e nelle località più famose come Capri, Ischia, Venezia, Taormina e Rimini. Per la sua attività artistica ha vinto il “Premio Eur Mediterraneo” a Roma e il “Premio Città di Partenope” a Napoli. «Sono napoletano doc e nasco ad Agnano, nell’omonima zona di Napoli fra il parco naturale degli Astroni e le terme di Agnano, vicino all’Ippodromo dove nel 2002 il celebre cavallo Varenne stabilì il record di corsa a tempo, tuttora imbattuto. Ho il canto nel sangue, dono che avrò ereditato da mamma che era corista. Mi ha sempre detto che nella culla non parlavo ma cantavo. Quando avevo quattro anni mi esibivo nelle feste che facevano in casa i partenti. Cantavo canzoni dello Zecchino d’Oro, il Festival internazionale della canzone del bambino. Come dimenticare il fantastico Mago Zurlì interpretato da Cino Tortorella, ideatore dello spettacolo. Quando sono nato non era più il conduttore del festival ma l’ho ammirato in numerose trasmissioni di repertorio. A sei anni ero una voce bianca e dissi a mia madre che volevo partecipare alle selezioni regionali dello Zecchino d’oro. Vinsi con la canzone “Vorrei volare”. La mattina mi svegliavo e mi mettevo a cantare per casa e continuavo a scuola nei corridoi prima di entrare in classe. Gli insegnanti mi apprezzarono molto e mi facevano cantare in tutte le recite scolasiche. Mamma poi mi fece partecipare al Coro polifonico Pueri Cantores Villanova, organizzato da una scuola di Posillipo».

Per quanto tempo l’ha frequentato?

«Ho partecipato per due anni ai festival internazionali ma gli esperti di musica fecero notate a mamma che il mio registro vocale tendeva verso la tonalità tenorile che è caratterizzata da acuti anche molto forti. Non avendo tecnica correvo il rischio di danneggiare seriamente la mia voce per cui le consigliarono di affidarmi a un maestro. Non ero molto contento di questa decisione perché fare il cantante lirico non era nelle mie aspettative. Mi sono sempre sentito uno scugnizzo napoletano, il mio idolo era Massimo Ranieri e avrei voluto cantare come lui. Ma la decisione fu presa e oggi sono grato a mia madre che mi iscrisse all’Accademia del canto del maestro Marcello Ferraresi, allievo di Mario Del Monaco. Ci sono stato per circa due anni. Quindi altri maestri e poi ebbi la classica folgorazione».

Che cosa accadde?

«Sentii Luciano Pavarotti cantare “E lucevan le stelle”, l’aria più famosa della “Tosca” di Piccini, e sbocciò improvvisa e imprevedibile la vocazione per la lirica. Decisi di iscrivermi al conservatorio e studiare canto. Feci le selezioni al conservatorio di musica “Domenico Cimarosa” di Avellino, dove si erano liberati dei posti. Cantai la “Mattinata”, la celebre romanza scritta da Ruggero Leoncavallo e interpretata per la prima volta da Enrico Caruso, e fui ammesso con il massimo dei voti».

Faceva il pendolare tra Napoli e Avellino?

«Sì, e per pagarmi le spese di viaggio e di studi cantavo accompagnandomi con la chitarra nei ristoranti. Dopo sei anni mi sono diplomato con ottimi voti e, mentre riflettevo su quale indirizzo professionale dare alla mia carriera futura, mi fu proposto di cantare su una nave da crociera della Msc, l’ammiraglia “Poesia”, perché si era liberato un posto di tenore. Molti crocieristi amavno la lirica».

Accettò?

«Nonostante avessi fatto diverse audizioni decisi di accettare la proposta. Lo feci anche perché ero triste in quanto reduce da un’intensa relazione sentimentale naufragata malamente».

Come andò quell’esperienza?

«È stata molto importante nella mia formazione. Per un anno e mezzo ho viaggiato intorno al mondo conoscendo culture diverse e soprattutto il gusto musicale di persone di ogni nazionalità. Ma la nostalgia per Napoli e per la mia gente cominciava a diventare insopportabile. Decisi di scendere definitivamente dalla nave e di ricominciare a studiare al conservatorio per perfezionarmi ulteriormente, perché il mio modo di cantare era stato apprezzato molto. Mi iscrissi al corso di secondo livello. Avevo un obiettivo: cantare una lirica non proprio classica ma più moderna che andasse incontro ai gusti dei melomani contemporanei che apprezzano le contaminazioni. Mentre studiavo mi arrivò la telefonata degli organizzatori della trasmissione televisiva “Domenica In”».

Che cosa volevano?

«Cercavano giovani tenori per il format condotto da Pippo Baudo e mi chiesero se fossi interessato a partecipare a un provino. Accettai con entusiasmo».

Con quale risultato?

«Cantai “Una furtiva lagrima” da “L’elisir d’amore” di Gaetano Doninzetti. Purtroppo non ero in piena forma perché ero influenzato e costretto a cantare con la febbre. La mia performance non fu all’altezza delle mie prestazioni ma quella serata rappresentò una vetrina molto importante che mi aprì nuovi orizzonti».

Per esempio?

«Fui contattato dallo staff di Alfonso Signorini, il direttore di “TV Sorrisi e Canzoni”. Mi fu proposto di partecipare come artista vip alla crociera organizzata dalla rivista sull’ammiraglia della Msc “Splendida”. Sarei stato insieme ad Al Bano, Orietta Berti, Arisa, Fabrizio Moro, Cristiano Malgioglio e altri artisti famosi. Ciascuno di noi avrebbe fatto una serata nel teatro di bordo. Fu un successo strepitoso».

Fu invitato anche dalla Fondazione Pavarotti.

«La moglie del grande tenore, Nicoletta Mantovani, che la presiede, mi invitò all’evento commemorativo del settimo anno della scomparsa del grande maestro. La kermesse fu organizzata nella piazza Grande di Modena. Insieme ad altri grandi artisti mi esibii accompagnato da un’orchestra di 100 elementi, davanti a oltre 50mila persone, ottenendo un successo incredibile. Lo spettacolo fu ripreso in diretta da Rai Uno e presentato da Milly Carlucci».

Quindi l’importante vetrina offerta da “I Raccomandati”.

«Sempre in prima serata su Rai Uno. Durante la trasmissione si esibivano vari concorrenti accompagnati (o “raccomandati”, come affermato nel programma) da personaggi vip. A fine programma veniva decretato il vincitore. Ero in piena forma e vinsi la puntata. Fu la svolta».

Perché?

«Fino ad allora i concerti li avevo fatti sulle navi. Da quel momento entrai con forza nelle case degli italiani e dei napoletani in particolare».

Poi incontrò la giornalista e scrittrice Tiziana Grassi e il musicista Luigi Polge.

«Componemmo la canzone “Italia patria mia” e venne presentata a “Unomattina” e in altre trasmissioni nazionali. Il 2 giugno, alla festa degli italiani a Buenos Aires, la cantai innanzi a una folla gremita e alla presenza delle massime cariche istituzionali argentine. Da allora la canzone è diventata l’Inno degli Italiani nel Mondo. L’ho portata in giro all’estero Bulgaria (Sofia e Plovdiv), Slovacchia (Praga), Olanda, (Amsterdam), Polonia (Cracovia), Francia (Nizza), Principato di Monaco (Montecarlo), Russia (San Pietroburgo), Usa (New York), Egitto (Il Cairo)».

Quando è stato consacrato ufficialmente cantante poplirico/crossover?

«Volendo dare una data ufficiale ritengo la più giusta quella della vittoria a Sanremo dei ragazzi de Il Volo del 2015. È una coincidenza perché abbiamo lo stesso stile canoro».

Ma che cosa significa pop-lirico/crossover?

«Questo stile di canto è di grande attualità poiché rappresenta una versione innovativa del canto derivante dalla fusione della tecnica del canto pop, dell’impostazione lirica e quella del musical. Questo mix permette di acquisire una maggiore versatilità ed elasticità vocale e rende omogeneo il passaggio da un stile ad altro. Aiuta cosi l’interprete a raggiungere la totale consapevolezza del proprio strumento vocale permettendo la sua libera espressione artistica».

Nel 2017 ha iniziato un nuovo progetto discografico.

«“The2 singers”, una collaborazione artistica con il cantante della soap opera di “Un posto al sole”, Carlo Mey Famularo, in onda su Rai 3. È un mix vincente di melodie napoletane italiane con contaminazione di musica lirica, pop e soul dei generi di Napoli. Ho sempre detto che il pubblico campano rimane il migliore del mondo perché ama la musica, è sincero, e se sei davvero bravo ti spinge vergo il successo internazionale. Ti fa andare all’estero con Napoli nel cuore».

La pandemia fu un momento di blocco per tutti. Lei come reagì?

«Sono stato uno tra i primi artisti ad andare sul balcone e cantare “Nessun dorma” come messaggio di speranza per uscire da quel brutto incubo. Ha fatto il giro del pianeta ottenendo più di due milioni di visualizzazioni sui social».

Poi ha incontrato Adriano Aragozzini.

«Il famoso produttore discografico, teatrale, televisivo e direttore artistico, nonché giornalista, intese puntare su di me e mi ha prodotto il brano “Adesso esisti” il cui compositore è Maurizio Fabrizio, uno degli autori italiani di più grande successo. Ha un record personale incredibile, è l’autore che ha avuto più brani nella storia del Festival di Sanremo. L’arrangiatore e direttore d’orchestra, poi, è stato il maestro Alterisio Paoletti che è anche, da sempre, direttore di Al Bano ma anche di Andrea Bocelli, Il Volo, Tony Renis e David Foster. Con lui ho fatto il progetto crossover, un omaggio anche alla musica napoletana con Renato Carosone e Pino Daniele, e a quella internazionale con Frank Sinatra e Dean Martin. Il progetto è stato presentato al Teatro Italia di Roma».

Ha incontrato anche Papa Francesco.

«È stato un momento di forte emozione e indimenticabile. Il Pontefice mi ha ricevuto e, accompagnato da Adriano Aragozzini, gli ho donato il mio Cd contenente la canzone “Adesso esisti” il cui testo è una poesia dedicata a Dio. Sua Santità si è complimentato con me».

Qual è la sua ultima registrazione?

«“Il vento che porta via” su musiche del premio Oscar direttore d’orchestra, pianista e compositore argentino naturalizzato italiano, Luis Bacalov. Il singolo è stato presentato a “Domenica In” condotta da Mara Venier».

Ha tenuto anche un importante concerto a Capri.

«È stato uno straordinario concerto effettuato nella famosa Piazzetta, davanti ad un vastissimo pubblico con altri artisti».

Il 1° maggio scorso si è esibito al Gran Premio della Lotteria di Agnano.

«Ho aperto la manifestazione cantando l’Inno di Mameli, “Il canto degli italiani”, e prima del gran finale ho interpretato “Vincerò” dalla romanza “Nessun dorma” di Giacomo Puccini. Ho riscosso applausi scroscianti dai 10mila spettatori presenti».

Ha un sogno nel cassetto?

«Cantare in uno stadio gramito e illuminato da luci bianche».