Dal luglio 2015, il governo Renzi ha introdotto un aumento di sei punti percentuale sulla tassazione delle rendite finanziarie. Chi effettua operazioni con plusvalenza o con maturazione delle rendita sconterà un’imposta pari al 26%. Si tratta di un allineamento della tassazione , tra che guadagna sulle rendite e chi paga le tasse con il proprio lavoro, infatti in poco meno di due anni, tale regime ha subito il secondo rincaro (con il governo Monti l'aliquota era già salita dal 12,5% al 20% dal 1 gennaio 2012) e che, ha sottolineato più volte l'esecutivo, ci porta in linea con l'Europa sulla tassazione del risparmio gestito. Gli addetti ai lavori (economisti , investitori professionali) chiaramente non condividono tale manovra, bollandola come disincentivante per i risparmiatori investire nei mercati finanziari, e in particolar modo, potrebbero far allontanare gli investitori stranieri,in quanto con tale tassazione prenderebbero in considerazione mercati con tassazione più bassa. Le rendite finanziarie sono state negli ultimi anni alzate direttamente o indirettamente già diverse volte, e non solo dall’aumento delle aliquote di tassazione ma anche con le spese indirette, quali l'introduzione dell'imposta fissa di bollo, dai costi bancari sulla tenuta del conto deposito, sulle comunicazioni. AZIONI: chi effettuerà una compravendita di un'azione dal primo luglio 2015 in poi e otterrà un utile, subirà una tassazione del 26% e non più del 20%. DIVIDENDI: la quota di profitti distribuita ogni anno dalle società ai propri azionisti, dal 01 Luglio , e su qualsiasi dividendo liquidato (anche se maturato nell'ultimo anno) verrà tassato al 26%. CONTI DEPOSITO: l'aliquota del 26% verrà infatti applicata sugli interessi incassati dai risparmiatori, ogni volta che vengono liquidati. RISPARMIO GESTITO: i fondi comuni di investimento e per gli altri prodotti del risparmio gestito, dal primo luglio vi sarà il nuovo prelievo del 26% sui rendimenti. TITOLI DI STATO: sono stati esentati (come anche in precedenza dal governo Monti) dal fisco, poiché la tassazione sui rendimenti dei Buoni del Tesoro resta al 12,5% e non aumenterà al 26%. BUONI FRUTTIFERI POSTALI : anche i buoni postali mantengono la vecchia tassazione del 12,5% sui rendimenti. POLIZZE DEL RAMO I: anche i prodotti assicurativi del ramo I, che investono in prevalenza nei titoli di stato, subiscono un trattamento di favore da parte del fisco. Innanzitutto, questi prodotti sono esenti dall'imposta di bollo dello 0,2%. Inoltre, la parte di rendimento delle polizze ottenuta investendo nei titoli di stato verrà tassata al 12,5%. Solo la quota del patrimonio impiegata in altri strumenti finanziari (per lo più in obbligazioni) subirà la nuova aliquota del 26%. Per i dividendi provenienti da società estere e percepiti da persone fisiche italiane, è necessario distinguere le partecipazioni qualificate da quelle non qualificate, Per quanto concerne le partecipazioni non qualificate si evidenzia che i dividendi siano soggetti ad una ritenuta a titolo di imposta nella misura del 26% che viene operata dall’intermediario che interviene nella riscossione. In sostanza, sugli utili derivanti da partecipazioni non qualificate in soggetti non residenti, l’intermediario applica la ritenuta del 26% a titolo di imposta sul netto frontiera. Nel caso di partecipazioni qualificate gli intermediari che intervengono nella riscossione dei dividendi devono operare una ritenuta alla fonte del 26 % che, tuttavia, è a titolo d’acconto e non a titolo di imposta, il contribuente dovrà dichiarare gli utili percepiti nel Modello Unico persone fisiche nel rigo RL1, ma avrà titolo per scomputare il credito per le imposte pagate all’estero.