Giovannino era quello che, senza tema di smentite, possiamo definire: nu giovane buono, onesto e faticatore. Per circa 15 anni, la sua giornata aveva avuto sempre lo stesso ripetitivo andamento: sveglia alle sei e mezza, barba, nu surz ’e cafè d’‘a sera primma e, alla guida della ormai obsoleta 127, eccolo imboccare la Napoli-Salerno per immettersi poi sulla A1 e da lì, uscire alla rampa della E45 per approdare sull’asse mediano che l’avrebbe condotto ad Acerra, dove sorgeva la fabbrica di componenti elettronici, presso la quale lavorava. Faceva ore ed ore di straordinario, pur di non far mancare alcunchè alla sua famiglia. Poi… poi come è cronaca quotidiana, la fabbrica, bell’e bbuono, chiuse i battenti e si trasferì in Polonia dove la manodopera costava molto ma molto di meno. E così il povero Giovannino, alla “bella età” di 48 anni si scoprì disoccupato con moglie e tre figli a carico. Figurarsi se un’azienda avrebbe mai assunto un 48enne, rispetto ad un 20enne non coniugato! La sera, stanco e deluso rientrava a casa dove incrociava gli occhi di sua moglie che pare gli chiedessero: “Com’è andata, he truvato fatica?”. Giovannino si limitava ad un leggero scuotere della testa, come a dirle “Macchè, chi s’‘o piglia a uno ’e quasi cinquant’anne?”. La modesta liquidazione era volata via come le foglie al vento: il dentista per l’apparecchio ai denti di Graziella, cinque rate del mutuo arretrate, la salata bolletta condominiale per la ristrutturazione del palazzo e… bonanotte ’e sunature. “E mò?” si chiedeva, “comme faccio a purtà nu poco ’e guagliune ‘o mare?”. Ovunque si rivolgesse, riceveva sempre la stessa tiritera e, alle sue insistenze, altro non sentiva che “pe’ favore, non fateci perdere tempo”; “nun tenimme tiempo a perdere”; “caro signore”, gli disse in malo modo un capo personale, “Vi prego… il tempo è danaro… io avrei bisogno di una giornata di 48 ore con tutto il daffare che c’è… e non riesco a trovare il tempo per fare tutto”. “Il tempo” pensava Giovannino, “tutti vorrebbero più tempo, e pensare che io ne ho da vendere; e se…? Non indugiò oltre e, ricorrendo alla sublime arte, tutta napoletana, dell’arrangiarsi, gli propose “scusate, se ho ben capito, voi avete bisogno di più tempo, mentre io ne ho da perdere; che ne direste se vi vendessi il mio tempo?”. La trattativa fu lunga e laboriosa; alla fine Giovannino si trovò tra le mani un bel gruzzoletto e, felice come una Pasqua, dopo aver acquistato un bel cartoccio di sfogliatelle, si diresse alla sua auto ma, nell’attraversare la strada, non si accorse dell’auto che proveniva alla sua sinistra… la vide all’ultimo momento ma… non ebbe il “tempo” di evitarla… l’aveva venduto tutto. Alla prossima… se avremo tempo!