Molti sono i misteri che avvolgono la storia della Terra: la sua nascita, la formazione dell’atmosfera, l’insieme di fattori che crearono le condizioni affinché potesse esistere la vita come noi la conosciamo e tanti altri che hanno caratterizzato e caratterizzano il nostro pianeta. La scienza, in tutte le sue branche, ha dato alcune risposte o elaborato alcune teorie per comprenderne i meccanismi. Un quesito che però non ha trovato ancora risposta riguarda la modalità di inizio della vita su di essa, sia in termini temporali, che come dinamiche ne ne hanno favorito e determinato la comparsa. Gli studiosi hanno diviso la storia della Terra in due “fasi”: quella che va dalla presunta formazione di un proto pianeta avvenuta insieme al sole o poco dopo, quindi tra 4,7 e 4,6 miliardi di anni fa, fino a 541 milioni di anni fa. A questo enorme lasso temporale viene dato il nome di Archeozoico o Precambriano. Poi 541 milioni di anni fa comincia il Fanerozoico, chiamato cosi dal greco: faneros=visibile, zoos=essere vivente. Ciò che non è chiaro agli studiosi, però, è come sia avvenuto il passaggio tra il nulla e la vita. A partire dal Cambriano, con cui inizia il Fanerozoico tra 541 e 485 milioni di anni fa, quando “l’esplosione della vita” sarebbe avvenuta grazie a un “brodo probiotico” dal quale sarebbe nata la vita. Risulta poco robusta questa teoria, perché dalla “non-vita” per qualche motivo non chiaro si sarebbe giunti alla “vita”. Successivamente nell’Ordoviciano (tra circa 485 e 444 milioni di anni fa) avvenne un nuovo balzo con una diffusione della vita che porta a quadruplicare le specie e la loro distribuzione. In questo caso sorse una teoria che dava parziali spiegazioni, ma che rimaneva l’unica apparentemente credibile: attribuiva ad una pioggia di meteoriti che investì la Terra l’avvento di qualche forma di vita che successivamente, grazie a condizioni particolarmente favorevoli, avrebbe dato luogo ad una lenta e progressiva diversificazione e moltiplicazione. Tale teoria, benché fantasiosa e scricchiolante, è rimasta accettabile fino a poco tempo fa, quando un gruppo di studiosi nordeuropei le ha dato la “mazzata” finale. Geologi e paleobiologi delle Università di Lund (Svezia) e Copenaghen (Danimarca), infatti, hanno compiuto uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications che smonterebbe definitivamente tale teoria. Grazie ad una datazione molto puntuale, infatti, il coordinatore dello studio Anders Lindskog e i suoi colleghi hanno datato le più antiche meteoriti che hanno bombardato la Terra grazie a tecniche incrociate, stabilendo che arrivarono sulla Terra fra 467,5 e 468,3 milioni di anni fa, circa due milioni di anni dopo rispetto alla cosiddetta “esplosione dell’Ordoviciano” che sarebbe avvenuta tra 470 e 471 milioni di anni fa. La ricerca, dunque, da un lato fornisce chiarimenti, dall’altro contribuisce a creare nuovi quesiti. Uno si ripropone prepotentemente, ove mai qualcuno lo avesse accantonato: come è nata la vita sulla Terra? mi_sa@inwind.it