Annunciato da un tentativo di baruffa su Facebook e altri social, lunedì appena passato Report, la nota trasmissione di Raitre, ha mandato in onda un servizio di Bernardo Iovene sul sistema delle toque blanc stellate, intendendosi per tali quelle fregiate del simbolo di maggior apprezzamento della famigerata guida dell’omino gommato, la Michelin. Con l’aria greve e la pesante attrezzatura di chi si cala negli scenari delle più feroci guerre mediorientali, Iovene, videocamera in pugno, ripresa a più riprese da altra videocamera, in una ben costruita rappresentazione del dramma del reporter di guerra, ha attraversato sale sbrillucicanti, cucine raffinate, festival del mangiare bene, inseguendone i protagonisti. Quattro o cinque, beninteso, meno di una decina, comunque. Sempre gli stessi, per andare sul sicuro: Berton, Cannavacciuolo, Cracco, Bowerman e compagnia bella cantando. Cosa è emerso dall’ardito reportage? Lo riepiloghiamo a beneficio dei quattro lettori quattro di questa rubrica: i grandi chef in cambio di qualche formaggio e dell’acquisto di casse d’acqua di particolari marchi ottengono di sfilare in grandi convention mediatico- mangerecce, qualche punto di valutazione in più nelle principali guide dei ristoranti e la benevolenza di alcuni “critici” gastronomici curatori delle guide stesse. Queste, poi, sulle decine e decine di indicazioni presentano alcune falle, recensendo ristoranti chiusi o, peggio, non ancora aperti. I recensori, talora, sono collegati ai recensiti da rapporti di collaborazione. I ristoranti stellati non si reggono economicamente e infatti gli chef affiancano al ristorante “tres chic” altri locali più friendly per recuperare cash flow e utili. Nelle cucine stellate, per finire, giovanotti in cerca di grandi esperienze lavorano decine e decine di ore per paghe risibili e fuorilegge. Con l’eccezione dell’ultimo e rilevante punto, le altre grandi denunce del reportage della finta guerra ideata da Report, in franchezza, fanno sorridere. Osiamo avanzare qualche timida osservazione. In un reportage sui cuochi non si è spesa una sola parola sulle loro preparazioni. Berton, Cracco e gli altri sanno cucinare o usurpano il titolo? L’inviato di guerra nelle cucine ultramoderne e nelle sale di design non ci ha dato conto di questo pur rilevante dettaglio. Le guide dei ristoranti e dei vini sono un prodotto editoriale non giornalistico, sottratte, quindi, a quell’obbligo di indipendenza previsto per i giornali. Pretendere la perfezione o l’imparzialità pare, francamente, da ingenui. Del resto gli sponsor sono bene in vista nelle pagine delle guide stesse. Il consumatore, poi, che non riscontrasse nelle proprie esperienze una qualità coerente con quella indicata dalla guida consultata, dovrebbe diffidarne e non comprarla più. Il mercato funziona così. In verità non è noto quanto effettivamente vendano queste guide. È un dato misterioso che non siamo riusciti ancora a scovare nonostante qualche ricerca. La sensazione è lo star system di tre guide e 5 cuochi lasci intendere di valere molto più di quello che in effetti è. In Italia esistono 331 ristoranti stellati. Può definirsi reportage quello che ne prende in considerazione meno di dieci? Sono ben noti il dilagare della comunicazione che condiziona il giornalismo gastronomico, la commistione di ruoli, i conflitti d’interesse, i casi di chef che scalano le vette delle classifiche di popolarità insufflati da sponsor e giornalisti borderline. Che parte rappresentano costoro dell’universo gastronomico italiano? Una parte scarsa, a nostro avviso, nonostante il grande clamore mediatico che si regge, probabilmente, anche con i servizi del tipo di quello di Report. C’è un mondo immenso, problematico, ricco, vivace, morente, contraddittorio dietro quei quattro da master chef. C’è una dilagante ignoranza del gusto che dovrebbe essere affrontata in un paese che del gusto ha fatto una parte della propria identità e noi spendiamo tempo e righe dietro i finti reportage di guerra, videocamera in pugno. Vien da cancellare tutto, a pensarci bene. Ma è tardi e il direttore attende.