L’Ivass ha pubblicato il Report sugli esiti dell’analisi condotta sul mercato delle polizze assicurative abbinate, dai concessionari, ai finanziamenti per l’acquisto di veicoli offerti in promozione da diverse case automobilistiche. Diverse sono le criticità emerse dall’indagine. Le maggiori riguardano i rapporti societari tra case automobilistiche, enti erogatori dei finanziamenti e imprese assicurative tali da produrre situazioni di conflitto di interesse in danno dei consumatori i quali, difficilmente, possono rilevare la presenza di dette partnership dalla documentazione precontrattuale e contrattuale, a tutto scapito delle regole di correttezza e trasparenza previste dal Codice delle Assicurazioni. Questa preoccupazione sembra confermata dalla rilevante entità delle commissioni applicate, che generalmente raggiungono percentuali significative (nel 2015 pari, in taluni casi, all’80% e nel 2016 al 77%), nonché dagli elevati tassi di abbinamento tra polizze e finanziamenti. Sebbene la facoltatività dell’abbinamento delle garanzie assicurative all’operazione di finanziamento sia chiaramente indicata nella documentazione consegnata al cliente, l’alto livello dei tassi di abbinamento induce a ritenere che il concessionario operi una pressione ai fini del collocamento delle polizze, soprattutto nei casi di partnership tra società appartenenti al medesimo gruppo. I tassi di abbinamento delle polizze alle operazioni di finanziamento sono risultati, infatti, sempre pari o superiori al 30% con picchi, nel 2016, del 60% e del 75%. Altrettanto anomalo è il dato relativo agli indicatori della sinistralità, ovvero il rapporto tra numero dei sinistri denunciati e quello dei contratti collocati, che risultano molto contenuti, compresi tra lo 0,03% e il 3,82%, ponendo, perciò, dubbi sull’effettiva utilità delle coperture assicurative o sul fatto che l’assicurato abbia consapevolezza della possibilità di attivare una polizza. Nonostante ciò, i tassi di rigetto (rapporto tra sinistri per i quali l’impresa ha rifiutato l’indennizzo e numero di incidenti denunciati) risultano attestati attorno al 20%, con un massimo nel 2016 del 38%. Le principali cause di rifiuto sono il “rischio escluso” (30%), l’“evento preesistente” (28%) o l’assicurando “non in buona salute” (29%). Al riguardo, l’indagine evidenzia un non soddisfacente adeguamento da parte delle imprese assicurative alle raccomandazioni dell’Ivass e della banca d’Italia circa queste polizze cosiddette PPI (Payment Protection Insurance) che hanno lo scopo, appunto, di proteggere il consumatore da eventi tali da limitarne la capacità di rimborso del finanziamento. In particolare, dall’esame della documentazione precontrattuale e contrattuale si osserva che i questionari di adeguatezza della polizza non sempre risultano soddisfacenti. Nella maggior parte dei casi si tratta, più che di domande, di dichiarazioni “liberatorie” fatte rendere all’assicurando il quale può, una volta sottoscritte, procedere comunque all’acquisto della polizza anche se non adeguata. Inoltre, lo stato di salute del contraente non risulta opportunamente rilevato in fase assuntiva, benché costituisca la principale causa di rigetto delle richieste di indennizzo. Mentre le “welcom letter” nella maggior parte dei casi, essendo trasmesse al cliente solo dall’ente finanziatore, risultano quasi sempre carenti di uno o più elementi quali, ad esempio, l’entità del premio assicurativo, le specifiche coperture sottoscritte, la data di decorrenza della garanzia, la riduzione della rata del finanziamento a seguito di recesso dalla polizza, le modalità di esercizio del recesso o l’impresa a cui rivolgersi in caso di sinistro. Tutte le imprese, infine, prevedono la restituzione del premio non goduto, indicando le modalità di calcolo della somma da rimborsare rapportata al debito residuo, ma nessuna accenna nelle condizioni contrattuali a un’eventuale estinzione parziale del debito. Per tutti questi motivi, l’Ivass è intervenuto nei confronti degli operatori sollecitandoli a rimuovere le criticità riscontrate