Ai giorni nostri, i Campi Flegrei destano allarme e preoccupazione con terremoti e sollevamenti del suolo, forse premonitori di episodi più gravi. Studi scientifici e monitoraggio d’avanguardia basteranno a mettere al riparo da possibili future catastrofi un’area ad alta densità abitativa?
Attraverso la ricostruzione dei principali eventi, sia lontani nel tempo che avvenuti in epoche a noi più vicine, e della loro ricaduta sul territorio, si cercherà di individuare la possibile evoluzione dei fenomeni naturali in corso. Nel passato, le risorse hanno sempre superato i rischi. Sarà così anche in futuro?
Per sciogliere qualche dubbio mercoledì 3 aprile alle 20.30 si terrà presso l’Aula Magna dell’Università degli studi Roma 3 (Via Ostiense, 159) la conferenza del professore Roberto Scandone, in collaborazione con Lisetta Giacomelli, “I Campi Flegrei. Un Vulcano attivo”.
L’incontro promosso dall’Università Roma Tre Dipartimento di Fisica e Matematica e dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare Sezione di Roma Tre rientra nell’ambito degli appuntamenti “La fisica incontra la città 2024” organizzati dai professori Stefano Bianchi, Filippo Ceradini e Paola Gallo.
Nella conferenza di mercoledì si parlerà delle eruzioni che nel corso di centinaia di migliaia di anni hanno modellato il Golfo di Pozzuoli e quello di Napoli. Quelle che hanno spaventato e allontanato i primi abitanti, ma hanno creato baie riparate, roccaforti naturali adatte alla difesa, campi fertili, generato sorgenti termali. Dopo ogni catastrofe l’uomo è ritornato in questi luoghi per la sola ragione che ne valeva la pena.
A parlarne saranno il professore Roberto Scandone ordinario di Fisica del Vulcanismo dell’Università degli studi Roma Tre – Associato di Ricerca, Osservatorio Vesuviano, INGV, Napoli e la professoressa Lisetta Giacomelli geologa divulgatrice scientifica collabora con diverse Università a ricerche nel campo della vulcanologia, pubblicandone i risultati su riviste italiane e internazionali e libri.
Per i professori Roberto Scandone e Lisetta Giacomelli: «ci sono troppe versioni discordanti sulle vicende di questo territorio così fertile di storia, lontana e vicina. A seconda dei pareri, talvolta rilasciati anche da esperti, il rischio è sopravvalutato o sottovalutato, l’evoluzione urbanistica criminalizzata o assolta in toto, gli sgomberi attuati nel corso delle crisi bradisismiche degli anni’70 e ’80 del secolo scorso, ancora oggi condannati perché, alla luce del dopo, non sono stati seguiti da alcuna catastrofe. Il falso allarme è punito più di un mancato allarme, per quanto l’Italia sia piena di mancati allarmi con effetti devastanti. Questo costituisce un ostacolo alle già difficili previsioni e all’assunzione di responsabilità nei momenti di crisi, spesso rimbalzata tra più soggetti. Media, giornalisti e scrittori descrivono l’area solo in positivo o solo in negativo. Al contrario, i Campi Flegrei contengono una tale quantità di elementi, positivi e negativi insieme, consapevoli o accidentali. Sono un laboratorio naturale, vivo e stimolante, per le scienze della terra e per quelle umane. Senza, per questo, nascondere le fragilità che accompagnano questo “suolo più insicuro, sotto il cielo più puro”. Per dirla con Goethe».