Venerdì 7 aprile alle ore 19 nella Chiesa del Gesu’ Nuovo di Napoli, si terrà  lo “Stabat Mater” di Giovan Battista Pergolesi a cura del Coro Polifonico Flegreo. Un concerto per soli (Maria Teresa Polese soprano;  Francesca Di Sauro, contralto), coro misto ed orchestra, diretto dal Maestro Nicola Capano, che rappresenta uno dei capolavori assoluti della storia della musica, tanto che Vincenzo Bellini lo definì “il poema del dolore” e di fronte al quale Gioachino Rossini pianse di commozione la prima volta che lo ascoltò.

“Il Coro Polifonico Flegreo, attivo da oltre sedici anni sulla scena musicale nazionale ed internazionale con un vasto repertorio che spazia dalla musica sacra ai classici della canzone napoletana,   – spiega Maria Pia Greco, presidente dell’Associazione Musicale Flegrea – ha scelto quest’opera come preparazione alla Santa Pasqua, ma anche come omaggio alla figura di Maria, esempio di madre e donna coraggiosa che, attraverso la sofferenza, lascia comunque un messaggio di speranza”.  Il concerto, organizzato dall’ Associazione Musicale Flegrea con il patrocinio del Comune di Napoli e dell’Associazione Cori Campani, fortemente voluto dal Parroco Don Giuseppe Sibilio, è ad ingresso gratuito e sarà preceduto da una lezione introduttiva che fungerà da guida all’ascolto a cura del Prof  Paolo Cutolo.

Basato sul testo di un’antica sequenza attribuita al mistico medievale Jacopone da Todi, l’opera  descrive il tormento di Maria ai piedi della croce. Lo Stabat Mater di Pergolesi, pur essendo un’opera barocca, si tinge di romanticismo, grazie alla leggenda che ruota intorno alla sua composizione che sarebbe stata ultimata il giorno stesso della morte del musicista  avvenuta a soli 26 anni nel convento dei Cappuccini di Pozzuoli. Non è dato sapere se questo elemento biografico risponda al vero o sia il frutto di una posteriore leggenda romantica; quello che è certo, perché attestato dai documenti autografi, è una grande fretta nello scrivere la partitura, con la presenza di numerosi errori, di parti strumentali mancanti e, più in generale, di un disordine che rivela una corsa contro il tempo. Al punto che, nell’ultima pagina della partitura stessa, Pergolesi appose di suo pugno la dicitura “Finis Laus Deo”: un ringraziamento a Dio per avergli dato il tempo di portare a compimento l’opera. Quello di Pergolesi è  uno Stabat Mater che raccoglie, al tempo stesso, il dolore di una madre, il dolore dell’umanità che perde il suo Salvatore, e il dolore di un giovane che è cosciente di dover morire. Pergolesi era infatti minato dalla tubercolosi e, proprio per questo, si era ritirato a Pozzuoli per via del clima salubre e soprattutto per poter contare sull’asilo e l’assistenza medica del convento dei Cappuccini. Il grande musicista è consapevole che sta scrivendo la sua ultima opera, ma, in questo dramma, c’è anche un senso di profonda fiducia e speranza.