SESSA AURUNCA. Entro un decennio il primo step, con la fine degli smantellamenti e l’inertizzazione dei rifiuti radioattivi. Poi, con l’attivazione del deposito nazionale, il trasferimento di questi residui e il ritorno alla pubblica disponibilità con la finestra decennale per il monitoraggio. La Sogin prosegue il lavoro di dismissione della centrale nucleare del Garigliano, una delle quattro, assieme a Latina, Trino Vercellese e Caorso, in fase di “decommissing”. E ne apre le porte con l’Open Gate programmato per il 6 e 7 maggio, quando i cittadini potranno, accreditandosi entro il 20 aprile sul sito www.sogin.it, accedere all’impianto e visitarne i luoghi. Un modo per far capire che ciò che nell’immaginario può talvolta apparire come un “mostro”, nella realtà è cosa ben diversa. 

LA STORIA E LA SICUREZZA DELL’IMPIANTO. Tanto che Fabrizio Scolamacchia, responsabile per la disattivazione della struttura casertana, sottolinea che «la radioattività in una zona vulcanica è praticamente il doppio di quella che è in questa centrale». Dopo il fermo tecnico del 1978, dovuto al guasto di un generatore di vapore secondario, e il terremoto del 1980, nel 1982 si arrivò alla decisione di chiudere l’impianto perché i costi di adeguamento antisismico avrebbero eroso irrimediabilmente i ricavi. Di qui l’avvio del procedimento di dismissione, con il decreto Bersani che nel 1999 costituì la Sogin, il decreto Via del 2009 e quello per la disattivazione nel 2012. 

LE PRINCIPALI FASI DELLA BONIFICA. Due le fasi previste per la restituzione alla pubblica utilità della centrale, come spiega Scolamacchia. «Puntiamo, nell’arco di un decennio, e segnatamente nel quadriennio 2024-2028, ad arrivare al brown field, ovvero allo stoccaggio dei rifiuti nei depositi temporanei del sito la cui gestione, attualmente, viene effettuata da remoto. Successivamente, una volta che sarà stato individuato il deposito nazionale, si procederà allo svuotamento dei depositi temporanei per consegnare l’opera alla comunità priva di vincoli radiologici, arrivando al cosiddetto green field». Per allocare i rifiuti, compattati in “pizze” e rinchiusi in fusti impermeabilizzati, è stato realizzato un nuovo deposito temporaneo nel quale sono stati portati i materiali delle trincee 2 e 3, dove erano stati sotterrati. Per la trincea 1, sequestrata nel 2012 e liberata dai sigilli tre anni dopo, si sta procedendo alla bonifica. Ciò che non tornerà indietro nella centrale campana sono le scorie di riprocessamento del combustibile nucleare, che vengono trattato all’estero. 

LO SMANTELLAMENTO DEL REATTORE. Tra le attività avviate nel 2014, anche lo smantellamento del camino e la realizzazione di un nuovo punto di scarico, con la decontaminazione tramite scarnifica delle pareti con guida da remoto. Resta da effettuare soltanto lo smantellamento della struttura. Ma il “pezzo forte” di tutto il lavoro sarà la rimozione del reattore nucleare. Per questo motivo, la Sogin ha già avviato le attività di progettazione per lo smantellamento del vessel. 

IL MONITORAGGIO. Il tutto in assoluta sicurezza, se è vero che dal 1960 è attiva la rete di sorveglianza radiologica ambientale che permette di valutare, con controlli continui e programmati, la qualità dell’aria, del terreno, dei prodotti agroalimentari e ittici. Annualmente la Sogin effettua misurazioni sulle matrici ambientali e alimentari, che poi vengono inviate all’Ispra e poi pubblicati nel bilancio di sostenibilità dell’azienda di Stato.