Chiese, castelli, siti archeologici, aree naturalistiche e palazzi storici, ma anche “curiosità” come un caffè liberty che rischia di scomparire a Trieste, una strada che circonda un braccio di mare a Taranto, un museo a cielo aperto, importante esempio di arte pubblica e sociale a Ulassai (NU). Sono questi alcuni esempi dei beni più votati finora alla nona edizione de “I Luoghi del Cuore”, il censimento dei luoghi da non dimenticare promosso dal FAI – Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo. A quasi due mesi dal lancio dell’iniziativa è stato raggiunto il traguardo di quasi 300.000 voti ricevuti per più di 20.000 “luoghi del cuore” in tutta Italia. Per votare c'è tempo fino al 30 novembre.

A oggi ecco i luoghi in Campania ai primi posti della classifica provvisoria (classifica completa su www.iluoghidelcuore.it):

Il Castello di Mercato San Severino (SA) è tra le fortificazioni più grandi in Italia con una superficie di oltre 52.000 mq. Fu la culla della nobile famiglia dei Sanseverino, una delle più potenti del Regno di Napoli al tempo degli Angioini e degli Aragonesi. Dopo un lungo periodo di abbandono, negli ultimi anni l’area, di proprietà comunale, è stata oggetto di scavi e consolidamento, ma oggi è solo in parte accessibile. L’attività del “Comitato del cuore” e di diverse associazioni locali si pone come obiettivo quello di mantenere vivo il senso di appartenenza della comunità locale alle proprie radici storiche e culturali di cui il castello è simbolo.

Numerosi voti sono arrivati anche per la Valle dei Mulini a Gragnano (NA), lunga poco più di 2 km: un luogo affascinante la cui storia affonda nel Medioevo, periodo al quale risalgono le prime concessioni per la costruzione di mulini. Sorti sulle sponde del fiume Vernotico, a regime torrentizio, che non assicurava una portata d’acqua costante, i mulini venivano alimentati da un sistema idrico alla base del quale vi era la costruzione di un acquedotto che prelevava l’acqua dalle sorgenti, alimentando le macine. Tutti i mulini presentano pozzi fuori terra per raccogliere l’acqua, ma anche paratie per deviare quella in eccesso trasferendola ai mulini sottostanti, evidenziando la grande attenzione a non sprecare l’acqua, prima grande risorsa economica di Gragnano. Il centro cultura e storia di Gragnano “Alfonso Maria di Nola” promuove la votazione del luogo con l’obiettivo di valorizzare la valle, auspicando il recupero di uno degli antichi mulini e il ripristino dell’antico percorso mulattiero per farne una meta di trekking.

Molto segnalato in Campania anche il Convento di San Vito a Marigliano (nella foto), del XV secolo, affidato ai Frati Minori Osservanti nel 1496. Attorno al cuore del complesso, il chiostro con colonne in pietra sormontate da capitelli dorici e con il pozzo a segnarne il centro, si aprivano le celle dei frati, il refettorio e la chiesa, anch’essa rinascimentale ma ridecorata in epoca barocca. Le pareti del chiostro sono una sorta di lapidarium, costellate di frammenti di lastre funerarie, di fregi, di stemmi ecclesiastici e nobiliari che attestano la lunga storia del convento. Nel 1565 venne costruito il campanile e successivamente il complesso venne ampliato. Nel 1870 il convento fu soppresso: divenne così di proprietà pubblica e durante un’epidemia di colera fu adibito a lazzaretto. Un tempo “ricco di beni e di splendore”, sede di chiericato, protetto da svariate famiglie nobili, all’inizio del Novecento il convento è tornato alla sua funzione originale e oggi ospita una piccola comunità di frati. Il comitato “Insieme per San Vito” si è attivato al censimento per propugnare il restauro del chiostro, in notevole stato di degrado, e del complesso, che all’inizio del 2018 ha rischiato la chiusura per inagibilità, data l’urgenza di lavori alla copertura della chiesa. La Direzione Lavori Pubblici della Regione Campania, accogliendo l'istanza dei frati minori del Convento di San Vito, ha disposto nel febbraio 2018 lo stanziamento di 150mila euro per scongiurare la chiusura del bene.

Ancora un edificio religioso tra i più votati in Campania in questa prima fase di censimento: la Chiesa di Santa Maria degli Angeli ad Aversa (CE), splendido esempio di barocco con origini risalenti al Duecento per la presenza di elementi romanici. Sita extra portam Castri civitatis aversae, era gestita dalla Confraternita del Gonfalone del Santo Sepolcro di S. Maria degli Angeli e la tradizione ne attribuisce la fondazione a San Bonaventura di Bagnoregio, vescovo e cardinale, tra i più importanti biografi di San Francesco d’Assisi. Fu Francesco Solimena, pittore e architetto tra i più rappresentativi della cultura tardo-barocca italiana, a dare alla chiesa l’attuale aspetto. Il maestro fu anche autore della straordinaria tela “La Madonna consegna a San Bonaventura il gonfalone del Santo Sepolcro” che si poteva ammirare sull’altare maggiore della chiesa, oggi custodita al Museo Diocesano della Cattedrale di Aversa. Prezioso è il pavimento maiolicato. La chiesa fu sede dell’arciconfraternita del Gonfalone fino al 1933 per poi passare al Ministero di Grazia e Giustizia. L’annessione della struttura al vicino Ospedale psichiatrico giudiziario e le tormentate vicende conservative che ne hanno caratterizzato gli ultimi sessant’anni hanno impedito la fruizione pubblica dell’edificio, obiettivo ultimo dell’azione di tutela messa in campo negli ultimi mesi dalla Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Caserta e Benevento con il Tribunale Napoli Nord, la Procura della Repubblica Napoli Nord, il Provveditorato ai Lavori Pubblici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e la Facoltà di Architettura dell’Università Vanvitelli.