Due componenti del gruppo che, secondo gli investigatori della Procura di Avellino, gestiva un giro di prostitute all'interno di un club a Monteforte Irpino (Avellino) facevano prostituire le proprie mogli all'interno del locale. E' uno dei particolari dell'indagine, coordinata dalla Procura e svolta dai Carabinieri, culminata nell'esecuzione di un'ordinanza di misura cautelare, emessa dal gip di Avellino, nei confronti di 5 persone. Le mogli dei due sodali si pubblicizzavano mediante social network, presentandosi con nomi d'arte, chat private o cedendo il proprio numero di telefono per attirare più clienti possibili nel club, al fine di intrattenerli e consumare rapporti sessuali. Il 57enne originario di Formia (Latina) ritenuto promotore del sodalizio è stato posto agli arresti domiciliari, mentre gli altri 4 sono stati sottoposti all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Il locale di Monteforte Irpino è stato posto sotto sequestro. Sono stati i Carabinieri di Baiano e della stazione di Monteforte Irpino a eseguire l'ordinanza di misura cautelare, emessa dal gip di Avellino su richiesta della Procura, nei confronti di 5 persone, originari tra le province di Avellino, Napoli e Latina, tutti ritenuti responsabili di associazione finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, insieme ad altre 7 persone indagate.​ Le indagini sono scattate a ottobre 2015, a seguito di un controllo effettuato da parte dei Carabinieri in un locale di Monteforte Irpino e nel corso del quale è stata notata la presenza di diverse camere da letto, oltre a una normale pista da ballo e un pianobar. Tra le varie stanze esistenti, ve ne era una arredata stile sadomaso, con la presenza di funi, manette e di una parete costituita da sbarre di ferro; inoltre, all'ingresso del club, sul bancone alla reception, i militari hanno notato un grosso scatolo di preservativi. Dalle dichiarazioni degli avventori del club e da intercettazioni è emersa l'esistenza di un gruppo criminale finalizzato allo sfruttamento della prostituzione all'interno del club. Molte ragazze che si prostituivano nel locale, tra le quali anche un transessuale, venivano pagate in maniera esigua e spesso, su decisione del principale gestore del ​club, non ricevevano alcun compenso, nonostante le prestazioni sessuali rese. Tutto ciò finalizzato a ottenere un maggiore guadagno, sfruttando il più possibile le ragazze, approfittando della loro necessità di denaro.