Cerca

Faccia a Faccia

Maria Carolina versus Eleonora

Nel reading di Cristina Donadio, per la regia di Stella Leonetti, un'anticipazione del secondo episodio della trilogia dedicato alle regine di Napoli

Maria Carolina versus Eleonora

Cristina Donadio e, a destra, la regista Stella Leonetti

Maria Carolina, regina di Napoli, e la giacobina Eleonora Pimentel Fonseca si scambiano lettere immaginarie che diventano ritratti esistenziali ed elementi di riflessione sulla nostra Storia. È un’anticipazione del film e del lavoro teatrale in preparazione della regista Stella Leonetti. Il reading, “Io… la Furiosa”, interpretato da Cristina Donadio, con musiche di Federico Odling, si è svolto all’Istituto per gli Studi Filosofici.

Cristina Donadio

A dare voce alla Pimentel Fonseca in carcere, dopo il tradimento nei confronti della regina sua amica, della dinastia che l’aveva accolta al suo arrivo a Napoli dal Portogallo, e nominata poetessa di Corte, e l’ adesione alla repubblica filo-francese, è un testo scritto nel napoletano iperbolico e ridondante di Enzo Moscato. Cristina Donadio riesce a renderlo fluente, ma sconta le difficoltà di acustica di una sala destinata ai convegni.

La Pimentel Fonseca il napoletano non lo parlava, (e non lo capiva). Ma la finzione teatrale sottolinea il dato di fondo dell’esperimento ideologico della “repubblica partenopea”, riconosciuto dallo stesso contemporaneo Vincenzo Cuoco: l’estraneità alla Storia, alle tradizioni, alle aspirazioni del Paese reale di un pugno di “illuminati” che voleva calare dall’alto sul popolo napoletano il modello rivoluzionario francese.

Cé hann’ cundannàto ’a primma, e ’n piena innocènza, ce destinàveno ’a mmùrì!”, grida la Fonseca nella sua invettiva contro i Borbone.

Maria Carolina d’Asburgo Lorena (1752-1814), moglie di Ferdinando I di Borbone re di Napoli e poi delle Due Sicilie, e sorella di Maria Antonietta, regina di Francia ghigliottinata dai rivoluzionari, nel testo di Stella Leonetti ribalta le accuse. Nella sua difesa appassionata i dati storici si mescolano ai sentimenti di una donna tradita nell’amicizia, ingannata dall’adulazione (i sonetti dedicati ai Borbone composti dalla Fonseca), il dolore per la morte atroce della sorella. Anche per lei nel processo dei giacobini francesi, dopo nove mesi di prigionia nella Torre del Tempio, accusata perfino di rapporti lussuriosi con il figlio di 7 anni, era “tutto già deciso”. L’ accorata difesa della propria famiglia: “Il Granduca di Toscana (Leopoldo, cugino di Maria Carolina, ndr) abolì la tortura e la pena di morte. Napoleone la reintrodusse e provocò un milione e mezzo di morti in Europa”, la legislazione sociale della colonia di San Leucio, con pari diritti per uomini e donne, la spietatezza dell’ammiraglio inglese Nelson che trattò “come un giacobino” il cardinale Fabrizio Ruffo, autore della riconquista del regno. Poi l’accusa più grave alla ex amica: “Tu, impegnata a fare entrare l’esercito straniero nella nostra Patria!”.

Lo spartiacque che resta nel giudizio sui fatti del 1799, è fissato come uno scatto fotografico nelle dialogo tra le due donne tra storia e letteratura. Da un lato i seguaci – a Napoli in numero ristrettissimo – dei principi illuministici e della rivoluzione francese, cultori di un “progresso” da imporre con la forza ai riluttanti, dall’altro chi restava attaccato alla Patria napoletana, a un’eredità di valori ai quali non si voleva rinunciare. E Maria Carolina ricorda “i 3mila napoletani massacrati per difendere la città” dai francesi.

Il luogo scelto dal “Comitato Neapolis 2500” per il reading ha riproposto plasticamente la spaccatura: l’Istituto per gli Studi Filosofici ha veicolato per anni con il suo fondatore, l’avvocato Gerardo Marotta, la tesi sulla “decapitazione della classe dirigente napoletana” ad opera dei Borbone che sarebbe avvenuta nel 1799. Una tesi, considerato il numero delle condanne a morte (non più di 120) e il numero degli abitanti (oltre 500mila al tempo), giudicata inverosimile anche da storici di formazione illuminista come Raffaele Ajello.

Il reading è stato preceduto da lunghi e didascalici interventi per una lettura “politically correct” degli eventi del 1799, del presidente dell’Istituto, Massimiliano Marotta, del presidente dell’associazione “Eleonora Pimentel Fonseca” Esther Basile, e della giornalista Desirée Klain, destinati a un pubblico arrivato a Palazzo Serra di Cassano per assistere a uno spettacolo. Tra loro si è affacciata brevemente anche la Principessa Beatrice di Borbone-Due Sicilie, salutata con simpatia e richieste di foto da diversi presenti, ma non dagli organizzatori (nella foto, al centro tra Piera Leonetti e Giorgio Nocerino) .

Un lungo applauso e grida di “brava” hanno salutato invece regista e interprete al termine del reading. Io….la Furiosa è inserita in una trilogia sulle regine di Napoli ideata da Stella Leonetti che ha già realizzato il monologo “Io, Maria Amalia di Sassonia, in scena con diverse repliche tra 2024 e gennaio 2025 al Teatro San Carlo.

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori