di Luigi Nicolosi

NAPOLI. C’è un filo insanguinato che parte dai bunker di Ponticelli, si allunga fino ai vicoli dei Decumani e si annoda intorno al rione Pontecitra di Marigliano, dove nel dicembre del 2015 il clan guidato dal ras Luigi Esposito “’o sciamarro” ha provato per ben tre volte a eliminare Francesco Esposito “’o chiatto” e Alessandro Sposito, affiliati alla cosca rivale guidata da Cristiano Piezzo. Un piano mortale nel quale potrebbe essere stata coinvolta anche la “paranza dei bambini” di Forcella. Sulla scena del mancato delitto, nel corso del terzo raid contestato dalla Dda, le forze dell’ordine avevano infatti fermato e controllato Francesco Pio Corallo, ritenuto uno degli uomini di punta del clan Sibillo.

L'INEDITO ASSE. Il retroscena emerge tra le pieghe dell’ordinanza di custodia cautelare che quattro giorni fa ha portato all’arresto di venti presunti affiliati al clan dei “mariglianesi”, nell’inverno 2015 invischiato in una feroce faida con il ras Piezzo. Le indagini hanno consentito di ricostruire tre tentativi di omicidio ai danni di Esposito e Sposito, tutti commessi tra l’1 e il 5 dicembre del 2015. Di quest’accusa, ferma restando la presunzione di innocenza fino a prova contraria, devono rispondere Luigi Esposito, Mauro Marino, Stefano Gallo, Antonio Improta, Vincenza Maione, Pasquale Parrella, Michele Minichini, Daniele Napolitano, Antonio De Filippis Luisa De Stefano. Il cerchio delle responsabilità potrebbe però non essere ancora del tutto chiuso. Appare infatti quantomeno singolare che in occasione dell’ultimo agguato fallito i carabinieri abbiano sorpreso sul posto anche il 26enne Francesco Pio Corallo, già all’epoca considerato uno dei componenti del gruppo di fuoco del clan Sibillo. Corallo si trovava tra l’altro in compagnia di Vincenza Maione, la donna che secondo la ricostruzione della Procura avrebbe trasportato e nascosto le pistole, poi consegnate ai killer di Esposito, e fatto da “palo”. Stando così le cose, tra il clan di Napoli Est e quello dei Decumani esisterebbe dunque almeno un anello di congiunzione.

SULLA SCENA. Questi i dettagli relativi riportati nell’atto firmato dal gip: «Mentre si concludevano le operazioni di ispezione delle zone circostanti, i militari notavano un’auto, una Lancia Y bianca, che osservava i carabinieri e con a bordo un uomo e una donna. Si intimava l’Alta ma il veicolo immediatamente cercava di allontanarsi. Avendo però imboccato una traversa senza uscita del Pontecitra, è stata bloccata. Gli occupanti erano Vincenza Maione e Francesco Pio Corallo. Quest’ultimo in particolare è considerato uomo di spicco del clan Sibillo ed è soprannominato “’o nonno. Veniva quindi eseguita una loro perquisizione che dava esito negativo». Corallo, nonostante i sospetti delle forze dell’ordine, non subì pertanto alcuna conseguenza sotto il profilo penale e tutt’ora, per quel delitto, non risulta neppure iscritto nel registro degli indagati. Certo, non passa inosservato il fatto che si trovasse in compagnia di una delle figure di primo piano del gruppo dei “mariglianesi”. Corallo, che nel recente passato è stato a sua volta vittima di agguati, è poi finito in manette per reati connessi al possesso di armi e al traffico di sostanze stupefacenti.