ROMA. Aumentano i contratti stabili nel primo trimestre 2015: tra gennaio e marzo infatti sono state 470.785 le assunzioni a tempo indeterminato, il 24,1% in più, esattamente 91.277 contratti in più, rispetto al primo trimestre 2014. E' l'Inps, nell'Osservatorio sul precariato, a fotografare l'andamento del mercato del lavoro anche alla luce dell'entrata in vigore, a marzo, dell'esonero contributivo previsto dalla legge di Stabilità. Un incentivo fiscale che ha attivato oltre il 57% dei 115.316 assunzioni e trasformazioni a tempo indeterminato registrate a marzo.

 
Diminuiscono invece i contratti a termine che nel trimestre sono stati pari a 811.097, il 3,8% in meno, circa 32mila, rispetto al trimestre 2014. In calo anche le assunzioni in apprendistato che tra gennaio e marzo sono ammontate a 50.380, il 15,4% in meno, cioè oltre 9mila, se confrontate con quelle registrate nel primo trimestre dello scorso anno. Complessivamente dunque, registra l'Inps, le nuove assunzioni rispetto allo stesso periodo dell'anno, sommando gli aumenti e le diminuzioni registrati, ammontano a 49.972 , circa il 3,9% in più di quanto raggiunto nello stesso trimestre 2014. Le trasformazioni di contratti a termine o in apprendistato in tempo indeterminato sono ammontate, invece , complessivamente a 149 mila: circa il 5% in più (7 mila contratti circa) di quanto registrato nello stesso trimestre 2014. La quota di assunzioni con rapporti stabili dunque, passa dal 36,61% del primo trimestre 2014 al 41,84% del primo trimestre 2015. E in particolare, nel corso del mese di marzo, la quota di quelli stabili ha raggiunto il 48,2%.

Sempre relativamente all'esonero contributivo sono complessivamente 206.786 le assunzioni a tempo indeterminato nei primi tre mesi dell'anno ad usufruire dell'incentivo previsto dalla legge di stabilità a cui si sommano, sempre per il primo trimestre 2015, le circa 61.184 trasformazioni da contratti a termine in contratti a tempo indeterminato. Complessivamente dunque, si legge ancora nelle tabelle Inps, nel primo trimestre 2015 sono 267.970 i rapporti di lavoro che usufruiscono dell'esonero contributivo per un totale di risorse impegnate pari a 155 milioni di euro.

In calo invece le cessazioni. L'Inps, infatti, registra come nel trimestre gennaio-marzo 2015, le cessazioni di contratti a tempo indeterminato siano state 382.157, il -7,6% rispetto al primo trimestre del 2014, quando erano state 413.568.

Esulta il premier, Matteo Renzi che tocca con mano i primi effetti del Jobs Act. «I dati ufficiali Inps sul lavoro ci dicono che la strada da percorrere è ancora lunga, ma la macchina finalmente è ripartita», scrive su Facebook guardando avanti: «C’è ancora molto lavoro da fare. Ma grazie all'impegno di tutti e di ciascuno l'Italia ce la farà», conclude. Un ottimismo decisamente poco condiviso dai sindacati. Solo la Cisl plaude. «Il contratto a tempo indeterminato sta crescendo» dice il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni poco interessato «a partecipare al festival dell’occupazione aggiuntiva o sostitutiva: a noi stanno a cuore le condizioni dei lavoratori», spiega chiedendo a questo punto di «stabilizzare gli incentivi e la decontribuzione anche per il 2016».

È la Cgil ad attaccare: «Non ci troviamo di fronte ad una vera svolta, ma ad un grande regalo alle imprese e a meno diritti per i lavoratori», sintetizza Serena Sorrentino per la quale "non occorreva cancellare diritti per far aumentare il tempo indeterminato» chiedendo: «Basteranno i soldi e le imprese che beneficiano di questo ‘doping’ renderanno veramente stabili questi rapporti di lavoro? O finito l’incentivo torneranno a licenziare, visto che il governo non ha reso selettivi gli incentivi?», chiede. Critica anche l'Ugl. «L’unica cosa certa è che così nessuno può sentirsi stabilizzato, semmai più elegantemente e lungamente precario», dice il leader Paolo Capone mentre è decisamente perplessa la Uil. «Se i dati odierni sull’occupazione fossero confermati pure dall’Istat, anche noi ne saremmo contenti», ma questo percorso, dice il leader Carmelo Barbagallo, «è stato costruito con una riduzione delle tutele a carico degli stessi soggetti coinvolti» da reintegrare nella nuova stagione di rinnovi contrattuali.