Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è tornato a chiedere la "fine immediata" delle operazioni militari in Libia, dove migliaia di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a sud di Tripoli, dove più intensi sono i combattimenti. Secondo quanto si legge in una nota del suo portavoce, Stephane Dujarric, Guterres ha esortato ad una de-escalation per "prevenire una guerra totale" tra le forze del generale Khalifa Haftar e quelle del consiglio presidenziale di Tripoli. Il numero uno del Palazzo di Vetro - che proprio la settimana scorsa era stato in missione in Libia, prima da Serraj e poi da Haftar a Bengasi - ha ribadito che "non c'è una soluzione militare al conflitto" e ha rivolto un appello a "tutte le parti perché si impegnino a un dialogo immediato per raggiungere una soluzione politica".

Anche l'Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, fa appello alle forze che sostengono il governo di concordia nazionale di Tripoli e a quelle capeggiate dal generale Khalifa Haftar a "evitare ulteriori violenze" nel Paese. "Faccio appello a tutte le parti affinché uniscano gli sforzi per evitare ulteriori violenze insensate e spargimenti di sangue", ha detto Bachelet.

L'attacco di ieri contro l'aeroporto di Mitiga, a Tripoli, ha ricordato come sia un "imperativo che tutte le parti rispettino il diritto umanitario internazionale e adottino tutte le misure possibili per proteggere i civili e le infrastrutture civili, scuole, carceri e ospedali compresi". Bachelet ha chiesto in particolare protezione per i civili "vulnerabili, compresi rifugiati e migranti, molti dei quali sono già trattenuti in condizioni orribili". Attacchi deliberati contro i civili o obietti civili e attacchi indiscriminati, ha avvertito Bachelet, possono costituire crimini di guerra.

Proprio ieri le forze guidate da Haftar hanno infatti bombardato l'aeroporto di Mitiga, l'unico funzionante del Paese. Un attacco più che altro dimostrativo, che mirava a creare confusione, ma in un certo senso "anche a inviare un messaggio alla milizia salafita Kara, schierata a presidio della struttura, che Haftar sperava avrebbe saltato il fosso", hanno sottolineato fonti libiche.

Intanto, nella tarda serata di ieri, il premier Giuseppe Conte ha avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio presidenziale libico Fayez Serraj. A quanto apprende l'Adnkronos, Conte e Serraj hanno discusso della situazione nel Paese. Il premier ha ribadito il no alla violenza e ha fatto appello alla fine del conflitto e alla ripresa del dialogo politico tra le parti per arrivare alla stabilizzazione del Paese.