Terremoto in casa Pd. Matteo Renzi segretario dimissionario, scissione a un passo, governo Gentiloni in difficoltà. Questo lo scenario che si apre dopo l'assemblea dem di ieri e che oggi, e per i prossimi giorni, dominerà la scena. Se la scissione sarà formalizzata, ci sarà un mutamento dei gruppi parlamentari Pd e questo, in particolare al Senato, comporterà un problema in più per l'esecutivo, che a palazzo Madama potrebbe ritrovarsi in affanno sul piano dei numeri.

Dal palco dell'hotel del Parco dei Principi, ieri Matteo Renzi ha detto "no ai diktat della minoranza" e ha invitato a "capire se c'è spazio per immaginare un domani, perché fuori di qui ci stanno prendendo per matti". "Fermiamoci e rispettiamoci", ha detto. "Si discuta oggi (ieri ndr.) poi ripartiamo perché "peggio della scissione c'è solo il ricatto". Formalizzando le dimissioni da segretario, Renzi ha aggiunto che "non si può chiedere a una persona di non candidarsi perché solo questo evita scissione. Avete il diritto di sconfiggerci, non di eliminarci".

Per la minoranza Pd, come dichiarato da Michele Emiliano, Enrico Rossi e Roberto Speranza, "è ormai chiaro che è Renzi ad aver scelto la strada della scissione assumendosi così una responsabilità gravissima". "Abbiamo atteso invano un'assunzione delle questioni politiche che erano state poste, non solo da noi, ma anche in altri interventi di esponenti della maggioranza del partito. La replica finale non è neanche stata fatta".

Ad auspicare che non si arrivi a uno scissione è anche il ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Questa mattina, ospite ad Agorà su RaiTre, ha detto: "Se fossi sicuro che una mia candidatura evitasse la scissione io sarei già candidato". "Noi - ha aggiunto - abbiamo troppo concentrato la nostra attenzione sulle persone. Se le forze politiche stanno insieme solo su un leader e non su un programma alla prima curva rischiano di ribaltarsi. Dobbiamo dire prima di tutto come riposizioniamo il Pd dopo la sconfitta al referendum del 4 dicembre".

Secondo Orlando, "qualunque problema abbia il partito, l'idea che lo si possa risolvere con la scissione è sbagliata: apre un fronte che consente alla destra di rafforzarsi. La responsabilità è di tutti: non si è sedimentata una politica comune”. Intanto Cesare Damiano, parlando con i cronisti alla Camera, ha spiegato che sono in corso colloqui per verificare la possibilità di creare una nuova area alternativa a Matteo Renzi e che possa esprimere una eventuale candidatura alla segreteria del Pd: "Ci siamo sentiti con Cuperlo, Orlando e altri. In queste ore ci sono moltissimi contatti...".