ROMA. «A chi dice che facciamo troppo veloce, non per cattiveria, rispondo che che questa riforma è attesa da 70 anni» e che «se sei mesi a lettura è andare troppo di fretta...». Il premier Matteo Renzi, è intervenuto mentre in Senato è arrivato il ddl Boschi. Con la tensione che anche oggi resta altissima. «Ai cittadini basta dire che questa riforma riduce il numero dei politici e aumenta il livello della politica. Meglio di così che si può volere dalla politica?», ha detto Renzi, durante l'incontro con il premier lussemburghese, Xavier Bettel, ricevuto oggi a Palazzo Chigi. «Si può cambiare opinione dopo una doppia lettura conforme solo se si è tutti d'accordo. Mai è accaduto di una modifica senza questi elementi», sottilinea. Spiegando ancora che «se Grasso riaprirà la questione dell'articolo 2 ascolteremo le motivazioni per cui ha riaperto e decideremo di conseguenza». Il premier ha poi sintetizzato poi così la questione della riforma del Senato: «Con il nuovo Senato ci sono meno politici, le regioni hanno poteri più chiari, i consiglieri regionali prendono meno e il procedimento di legge è più semplice. Che questo avvenga con un articolo o un altro è indifferente».

 

Al momento, nessuno vuole scoprire le carte. Ma, a quanto apprende l'Adnkronos, la maggioranza Pd starebbe valutando una mossa per 'imbrigliare', o almeno, mettere in difficoltà il fronte dei 'dissidenti' dem sulle riforme. Ovvero presentare un emendamento (il termine per farlo scade appunto mercoledì) con cui si inserisce nel ddl Boschi il famoso listino alle regionali con cui i cittadini potranno scegliere i rappresentanti al nuovo Senato. Ovviamente, in un articolo diverso dal 2. Se il presidente Grasso dovesse dichiarare inammissibili gli emendamenti all'art.2, come auspica la maggioranza dem, a quel punto il tema dell'elettività rientrerebbe con l'emendamento in questione e «vedremo se la minoranza non lo vota...», è la valutazione che si fa in ambienti Pd.

L’Ufficio stampa della presidenza del Consiglio intanto ha smentito la frase «abolisco il Senato e ci faccio un museo», attribuita oggi al presidente del Consiglio da un quotidiano. «Una frase volgare e assurda che Renzi non ha mai pronunciato né pensato o riferito», ha sottolineato Palazzo Chigi.