NAPOLI. Si intitola “Avinu Malkeinu” il nuovo brano della star del fischio internazionale Elena Somaré che ha sdoganato un genere fino a metà del secolo scorso riservato solo agli uomini e tuttora vietato alle donne in alcuni Paesi, portando questa particolare voce ai più alti livelli interpretativi. “Avinu Malkeinu” è una preghiera tradizionale ebraica eseguita con il fischio melodico: una richiesta di perdono in un mondo costellato di guerre e un inno alla pace per il nuovo anno. Il brano è un Padre Nostro ebraico, simile al Padre Nostro cristiano, che veniva cantato nei campi di concentramento: eseguito con il fischio, la nostra voce più ancestrale e universale, diventa una preghiera di tutti, senza barriere linguistiche, di genere o di discriminazione. Con la sua voce priva di parole Elena Somaré, racconta la necessità collettiva di pace, perdono e comprensione reciproca, sottolineando che, nonostante le avversità, la speranza e il desiderio di un mondo migliore possono persistere attraverso la potenza della musica. Insieme ad Elena hanno collaborato: Mats Hedberg (chitarra classica, EBow, campionatore), Lincoln Almada (arpa paraguaiana), Gianluca Massetti (tastiere), Morgan Ågren (batteria e percussioni), Filippo De Laura (violoncelli & Root Tar Violin), Bernhard Wöstheinrich (Sounddesign e campionatore). Il brano è stato arrangiato da Mats Hedberg. «Avevo già preparato e suonato “Avinu Malkeinu” per un concerto che ho fatto a Tel Aviv all’Ambasciata d’Italiana, per me è una delle più belle preghiere ebraiche e il suo significato, in questo momento, è importantissimo – dichiara Elena Somaré – Il fatto di interpretarla con il fischio che è la nostra voce più intima ed ancestrale, una forma di espressione universale priva di linguaggio, aggiunge un livello di connessione e inclusività. Il messaggio di pace, perdono e speranza trasportato dalla preghiera diventa così accessibile a tutti, indipendentemente dalla lingua, dalla cultura o dalle credenze. Questo è un momento in cui bisognerebbe fermarsi e ritrovare la spiritualità perché in nome delle religioni si compiono atti atroci che nulla hanno a che fare con il messaggio della religione stessa».

Il tuo brano, anche senza sapere che è una preghiera, trasmette un profondo senso di intimità ed introspezione profonda…

«Sono contenta che ti abbia dato subito questa sensazione, è quello a cui puntavo. L’idea di questo brano è nata per caso: mi è stato segnalato da Mats Hedberg, e io l’ho ascoltato cantato in varie versione, tra cui una di Barbara Streisand. Quello che più mi ha impressionata è stata la traduzione. Sono parole di grande pace, comunanza, estremamente simili al Padre Nostro. C’è un filo conduttore fortissimo che dovrebbe essere il filo conduttore di fratellanza attraverso strade diverse. Un inizio comune per tutti».

Quali saranno i tuoi prossimi progetti musicali…

«Siamo al lavoro per un disco in due con Mats Hedberg che dovrebbe uscire ad inizio primavera, sarà tutto incentrato su chitarra e fischio. Contemporaneamente sono a lavoro per un nuovo album di cui vedremo sicuramente più avanti a primavera inoltrata sui cui stiamo ancora definendo i dettagli ed i temi principali».

Quale è il tuo legame con Napoli e la Campania?

«Ho un legame molto stretto con Napoli, il mio primo album “Incanto” era tutto sulla musica napoletana e ho avuto il piacere di portarlo in tutto il mondo, esibendoci in Corea, India, America. Sarei felicissima di suonare a Napoli, i miei bisnonni erano napoletani».

Qual è il tuo bilancio per questo 2023 e cosa chiedi al 2024?

«Sono contenta di questo 2023 ed al nuovo anno chiedere di portarmi un bravo agente, serve voglia di scommettere su cose nuove, mentre oramai si punta solo sull’”ovvio”».