Il Mamamu di Napoli (via Sedile di Porto, 46) ospiterà, venerdì 12 maggio, Phill Reynolds, “al secolo” Silva Cantele, impegnato nella promozione della sua ultima fatica discografica, realizzata in collaborazione con il musicista statunitense Matthew Paul Butler, dal titolo "Pairs". Il cantautore vicentino ha abbandonato le elettrificazioni e le abrasioni dei Miss Chain & the Broken Heels, gruppo nel quale ha militato come chitarrista, per gettare l’ancora verso un folk – blues acustico ben radicato nelle terre d’oltre oceano, lungo le “strade” che scendono giù dai sentieri dei monti Appalachi. La musica di Reynolds è un caravanserraglio nel mezzo del deserto nordamericano, filiazione della scuola dei vecchi bluesmen, dei folk singers e di quel bluegrass marchiato a fuoco come su bestiame made USA; è la parola di un uomo bianco, che con sola chitarra e voce, va alla ricerca del sogno americano, verso il vecchio west fatto ancora di carovane e cowboys erranti, masticatori di tabacco, legati alla terra e ostili al progresso della ferrovia. Rispetto alle sue prime registrazioni, dove il lo-fi era suono nei solchi del disco (quasi fossero vecchie registrazioni della Bluebird Record o della Chess Records), Phill Reynolds ha affinato il suo stile e maturato la sua vocalità, quest’ultima oggi perfettamente inquadrata su timbriche grevi, profonde, baritonali, di singolare fascino e intimismo, caratteristica da me molto apprezzata e che era marginale nel sound dei  Miss Chain & the Broken Heels. “Paris”, come già detto, è in collaborazione con Matthew Paul Butler, ed è uno split dove i due musicisti si confrontano su un dato tema (i titoli dei brani si ripetono per entrambi gli artisti) da interpretare ognuno secondo il proprio spirito. Venerdì sera, al Mamamu si respirerà un po’ di “States” dal buon odore di frontiera. Marco Sica