Messa da parte l’improponibile pettinatura biondo platino. Ma anche polemiche su polemiche, scoppiate perché alimentate negli anni a causa di una sovraesposizione mediatica (a livello locale) dei suoi agenti. Dal Milan al Milan, Lorenzo Insigne ha ribaltato le carte in tavola. Via la tintura dai capelli, ma stop anche alle voci sul contratto e sul rinnovo che non c’è ancora. Nella partita d’andata contro i rossoneri la rete non arrivò per pochissimo. In compenso un assist per Callejon con la complicità di Romagnoli. Se avesse segnato i suoi gol a Milan sarebbero stati sei, e non cinque. Ma va bene così: con la rete di sabato sera, i rossoneri sono la sua vittima preferita. Cinque gol ai rossoneri, che (si dice) pensano spesso a lui. Insigne, invece, ora si gode un momento di ritrovata serenità. A San Siro ha dimostrato di essere forte, fortissimo. Gol che piega le mani a Donnarumma. Un incrocio di sinistro come se ne vedono pochi. E poi un incredibile pallonetto da quasi cinquanta metri che esce fuori di pochissimo. Finalmente sono lontane le polemiche. Nessun suo rappresentante parla più in radio, limitandosi a fare ottimamente il loro lavoro. Manca il rinnovo, ma l’orizzonte sembra di nuovo sereno, anche se bisognerà aspettare.

INSIGNE DEVE DIMOSTRARE di essere all’altezza degli altri attaccanti del Napoli a suon di gol e di prodezze. Non ci sono alternative. È l’unico modo per scrollarsi di dosso una scarsa simpatia che sembra esserci nei suoi confronti. Il troppo parlare di lui, e le troppe poche volte in cui è stato lui stesso a prendere la parola. E poi le presunte richieste economiche, sulle quali mai è stata fatta chiarezza. Né da parte del giocatore né della società. Un Insigne più forte quando gioca con la testa libera, senza sentirsi “in dovere” di spaccare il mondo. Le prestazioni, al di là dei gol, sono sempre di grande spessore e sacrificio: ha corso più di tutti al “Meazza”, 12,6 chilometri percorsi. Poi, tre contrasti vincenti, quattro tiri verso la porta e un passaggio chiave.

UNA PARTITA DA RICORDARE. Quasi c’era da aspettarselo, perché quel sorriso quando ha abbracciato Maradona a Castelvolturno la diceva lunga. Felice come un bambino, col fisico tonico e asciutto in mostra. Carico come un guerriero dopo aver incontrato il suo idolo. E si è visto l’efetto che Maradona fa. Insigne come non mai, ancora una volta meglio di Mertens, che con quel gol divorato ha tanto da farsi perdonare. E una storia che in questo Napoli va sempre più scrivendosi: Lorenzo Insigne ha segnato il sesto gol di questo torneo, il numero 35 in maglia azzurra: 28 in serie A, 3 in coppa Italia e 4 in Europa. Con la rete a San Siro Insigne è entrato tra i primi trenta bomber della storia del Napoli affiancando Venditto, Braglia e Zola.

CI SIAMO: INSIGNE C’È. Sarri lo sa, andando oltre con scioltezza a qualche polemica dopo alcune sostituzioni. Peccato per quel gol da leggenda mancato: eppure neanche la prodezza alla Maradona (appunto) avrebbe cancellato questa insistente diffidenza nei suoi confronti. Un atteggiamento dai contorni ostili che ha quasi sempre caratterizzato i napoletani che indossano la maglia del Napoli. Con gli stranieri (ultimamente Mertens e Milik gli esempi) la scintilla scocca, per Insigne la lotta è ancora aperta. Stop alle diffidenze, a suon di gol e di prodezze. Dimenticando le voci sul rinnovo e le polemiche che non lo hanno mai aiutato. Non è una vera e propria operazione simpatia, ma Insigne ha capito che la strada giusta è quella che viene percorsa dalla serenità.