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“Il mondo nuovo”, ma senza giustizia

Opinionista: 

Cari amici lettori, tre sono, questa settimana, i fatti di cronaca che hanno destato attenzione mediatica: il caso Fedez, il caso Pietrostefani+9 e il caso Davigo. C’era da giurare che il caso Fedez avrebbe surclassato gli altri in pubblicità e così è stato. Uno squallido personaggio coperto di tatuaggi, del quale avevo conosciuto l’esistenza quando lasciò improvvisamente il palcoscenico del festival e per giorni ci ammorbarono con quel fatterello poco edificante. Ora ha avuto il palcoscenico del primo maggio e, non contento di aver tradito la ricorrenza, ha litigato con i suoi compagni della Rai. Sì, ha tradito la ricorrenza. Il primo maggio era, nell’antichità greco romana, la festa della dea Maia, ossia della rinascita della natura: da quella dea il mese prese il nome che ancora conserva. A Roma era altresì la festa dei Lari, le divinità della famiglia. Con il cristianesimo, il primo maggio diviene l’inizio del mese mariano, il mese della madre. Negli anni ’80 del XIX secolo, infine, questa data diventa la festa dei lavoratori. La natura, la famiglia, la maternità, il lavoro. Fedez invece ha celebrato il disegno di legge Zan, che attiene all’ideologia di un triste autunno dell’umanità. Questa ideologia rinnega la famiglia naturale e la conseguente maternità in favore di una sessualità anomala che per produrre nuove creature è costretta a ricorrere all’utero in affitto o al seme in compravendita; altro che festa di un nuovo rigoglio della natura! Il principio di una società simile a quella che nel 1932 rappresentò Aldous Huxley ne “Il mondo nuovo”, romanzo letterariamente modesto ma incredibilmente profetico. Ve ne consiglio la lettura: è una distopia basata sulla droga, sulla pace perpetua garantita da un mega-stato globale e sull’indifferenza rispetto alla storia grazie al culto dell’efficienza immediata e del piacere sessuale, istantaneo e sterilizzato. Quanto ai lavoratori, che di solito sono persone normali tradizionali nella vita quotidiana, non hanno nulla a che vedere con quel mondo di radical chic e politici di sinistra che il cantante tatuato ha voluto rappresentare, ponendosi peraltro in conflitto con dirigenti Rai scelti dal partito di Zingaretti. Il fratello di Montalbano non aveva torto a disprezzare quello che il suo partito era diventato: se credessi nello spiritismo, convocherei Marx, Lenin, Stalin, Gramsci e Togliatti per chiedere la loro opinione sul disegno Zan e su Fedez! Ma, in fondo, basterebbe chiedere alle decine di migliaia di lavoratori affamati dal terrorismo pandemico se interessa loro qualcosa del disegno Zan! Il caso dei terroristi rossi assassini sembra un duplicato del caso Battisti. I brigatisti rossi e i loro compagni di gruppi similari sono stati e sono difesi dalla sinistra internazionale: ieri compagni che sbagliano, oggi vecchietti inoffensivi. I cosiddetti intellettuali, quelli che formano l’intelligentsia imperante nel mondo della cultura e dell’informazione, hanno sempre una forma di riguardo nei confronti di quella gentaglia che è certamente rossa, rossa del sangue che ha sparso. Non credo, perciò, che l’annunziato rientro avverrà in tempi brevi: speriamo che sia prima della loro morte in vacanza. Sarebbe questa un’esigenza di giustizia. Ma dov’è la giustizia in Italia? Il caso Davigo ha prodotto, com’era prevedibile, una marea di chiacchiere sulla necessità di una riforma radicale e rifondante o, almeno, tale da restituire un minimo di libertà alla politica e un poco poco di fiducia nella magistratura ai cittadini. Ahinoi, come sapete, la marea è un fenomeno sistematicamente alterno: si abbasserà presto e tutti dimenticheranno fino al prossimo scandalo. Prossimo scandalo che puntualmente verrà fuori, poiché basta alzare un angolino del velo che ricopre le macerie della giustizia per evidenziare che le cose vanno malissimo. Ma sarà solo un’altra fase, seguita da un’altra bassa marea. Così mi chiedo: riuscirò a vedere qualcuna delle riforme che invoco ormai da trent’anni? O vale il detto antico “chi vivrà, vedra”; ma chissà quando, quando, quando!