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2 Giugno, la festa di tutti gli italiani

Opinionista: 

Ieri, 2 giugno, terzo grande evento in ordine di tempo - gli altri due sono stati fissati il 27 gennaio, Giorno della memoria, ed il 25 aprile, Festa della liberazione - (… ma non è da trascurare il 1° maggio, altra giornata particolarmente sentita e vissuta non solo da ogni singolo lavoratore ma da tutte le famiglie) che la “liturgia” repubblicana ha iniziato a celebrare e a commemorare nell’immediatezza del referendum del 2 giugno 1946 e subito dopo la promulgazione della Carta costituzionale. Giorno significativo il 2 giugno: viene celebrata la nascita della Nazione ed è, quindi, la festa degli italiani. La festa della Repubblica di quest’anno è cominciata lunedì pomeriggio presso la Cappella Paolina, dentro il Palazzo del Quirinale, ripristinata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come ogni festa che si rispetti, è iniziata, presente il corpo diplomatico accreditato in Italia, con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti che, prima di ringraziare le personalità intervenute “grazie a voi che siete qui e grazie al nostro Presidente”, ha evidenziato come “la grande festa della Repubblica è stata voluta dal Presidente Sergio Mattarella la cui parola guida è stata libertà”. La festa della Repubblica, principale festa nazionale italiana, equivalente e paragonabile al 3 maggio in Polonia in ricordo della promulgazione della costituzione polacca (3 maggio 1791: quanta emozione quel 3 maggio 2008 – venerdì – a Varsavia e l’incontro, il successivo giorno 13, alla Reggia di Caserta, con l’ambasciatore della Polonia, Jerzy Chmielewski, Agnieszka Turek, che gradì il cadeau, un piccolo album di fotografie della parata militare della festa del suo Paese), considerata la prima in Europa e la seconda costituzione moderna del mondo (dopo la Costituzione americana del 1787), al 14 luglio per i francesi (anniversario della Presa della Bastiglia) e al 4 luglio per gli statunitensi (giorno in cui nel 1776 venne firmata la dichiarazione d’indipendenza) – oltre ad essere di straordinario significato e di elevato valore, rievoca e rinnova le particolari sensazioni e le profonde emozioni strettamente connesse sia al giorno della memoria che alla festa della liberazione. Tre eventi, indiscutibilmente autonomi, ma profondamente legati e connessi tra loro. Infatti, laddove se ne celebra uno, non si può assolutamente prescindere dagli altri. Festa di tutti gli italiani, festa di ringraziamento, festa di liberazione, festa di rinascita: finalizzate alla riscoperta delle radici, ad una immersione negli ideali della Repubblica, a manifestare quel senso civico che per tanti motivi e per così lungo tempo è stato messo da parte, tesaurizzare e farne buon pro di tutta la serie negativa, deleteria e distruttiva di avvenimenti che per un verso o per un altro ci sono piovuti addosso dei quali non ci siamo ancora del tutto liberati e dei quali ancora oggi ne stiamo scontando le conseguenze. Benvenuta dunque festa della Repubblica che ci fa ricordare e ringraziare i tanti piccoli eroi ignoti che, combattendo, hanno sacrificato la loro vita per la nostra salvezza, ci fa riflettere sulle riconquistate libertà e democrazia e, sia pure per un giorno, tiene lontano ogni tristezza e fa sì che dimentichiamo le tante vessazioni, le infinite privazioni. Non i lutti. I quali, avendoci profondamente segnato, restano scolpiti nelle nostre menti e nei nostri cuori. 2 giugno legato anche alla Resistenza, che, contrariamente a quanto finora elucubrato e diffuso artatamente da altri, è cominciata qui, in Campania, ed ha avuto nella nostra provincia i primi prodromi (… siamo sempre grati a Carlo Schilardi che, da Prefetto di Caserta, è stato il primo rappresentante della Repubblica Italiana ad averlo confermato tempo fa a Grazzanise). Insomma non è affatto azzardato ritenere la festa del 2 giugno figlia del referendum e nipote della resistenza. Senza la resistenza e con tutto quanto è successo in ogni angolo anche il più remoto della nostra Italia, dalla Sicilia alle Alpi a partire dallo sbarco degli alleati nei porti meno custoditi o vigilati o ritenuti poco idonei per un attacco via mare, non avremo avuto il referendum del 2 giugno 1946 con il quale gli italiani, a maggioranza, optarono a favore dell’istituto della Repubblica avverso quello della Monarchia fino ad allora in auge.