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Arredo e patrimonio nel porto delle nebbie

Opinionista: 

Gesù fate luce, scrisse Domenico Rea. E di luce dell’intelligenza ce ne vuole molta proprio quando tutt’intorno si addensano le nebbie, quando i problemi sono grandi e le polemiche piccole e speciose. Il sonno della ragione genera mostri, si diceva una volta: mostri “antropologici” che camminano disinvoltamente in mezzo a noi. Due esempi freschi freschi, quasi di giornata: NAlbero sul lungomare alla rotonda Diaz e la pavimentazione delle strade a cominciare dalla Riviera di Chiaia. *** La prova del vento. Mentre Salerno si avviava a valorizzare il proprio lungomare con le “Luci d’artista”, Napoli pensava, giustamente, di non esser da meno e cominciava a “partorire” l’idea di una iniziativa certamente spettacolare ma di grande attrazione, in grado di accogliere festosamente il Natale 2016 e essere di buon auspicio per l’anno nuovo. Bene: non si fa in tempo a concretizzare l’idea con NAlbero della rotonda Diaz, che esplodono le polemiche e le contrapposizioni: lettere di denuncia al ministro Franceschini e alla magistratura, accuse al sovrintendente Luciano Garella e al Genio Civile, un manifesto di intellettuali che subito ne richiama un altro di non (polemicamente) intellettuali. Povero albero! Di lui ancora si sapeva poco che già veniva tirato di qua e di là. La vera prova del vento è stata quella di superare la prova delle polemiche più astiose e pregiudiziali. *** Scenari apocalittici. Prima ancora che spuntasse per opera della Italstage (la società che sta realizzando la struttura) qualche centimetro di “tronco”, gli evocatori di eventi apocalittici si sono subito sentiti travolti da trombe d’aria o marine; davanti ai loro occhi un lungomare ingoiato da cavalloni alti trenta metri e ancora uragani e travolgenti raffiche di tramontana. Non che prospettare pericoli non sia necessario, ma meglio sarebbe seguire momento per momento i lavori e assicurarsi che l’opera venga costruita nel rispetto di tutte le regole previste. Ora il “tronco” cresce di terrazza in terrazza con la Galleria commerciale a un metro da terra e una ventina di negozi con gli stand più famosi. Il costo di 80mila euro per il Comune dovrebbe essere largamente compensato dal ricavo legato agli oltre 100mila visitatori previsti. L’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, l’inaugurazione. La vita dell’albero durerà 90 giorni, fino alla metà di marzo. Non sono previste “proroghe”. Continueranno a durare, invece, le polemiche. Il grande Eduardo deve aggiornarsi: a Napoli non solo le bugie, anche le polemiche hanno le gambe lunghe! *** Dall’albero alle strade. Anche quando si tratta di risistemare le pavimentazioni, mai un pensiero unificante. Le contrapposizioni esplodono prima ancora di avere certezza sul da farsi. Ora è il caso della Rivera di Chiaia, un collegamento strategico nell’area urbana, specie da ovest a est. L’unico accordo è su un punto: la necessità e l’urgenza dell’intervento. Qui il traffico raggiunge livelli non compatibili, lo smog avvelena l’aria, il fondo stradale tremendamente usurato da anni di abbandono o malamente pezzottato. Ma ecco il dilemma che rischia di allungare i tempi dell’intervento: sampietrini o asfalto? Le scuole di urbanistica, dottrina del traffico e estetica ambientale si contrappongono duramente facendo quello che spesso… sanno fare meglio! *** Ma a chi spetta decidere? La pavimentazione stradale è più opera di ingegneria o della sovrintendenza? Chi è più esperto di funzionalità dei collegamenti in questo caso viari? Chi deve decidere se valgono ancora cubetti di porfido o sono più utili manti idrodrenanti e fono assorbenti? E se prevalessero le pavimentazioni “dure”, meglio i lastroni lavici del Vesuvio o quelli dell’Etna? E i materiali come vanno posizionati: a spina di pesce o a cerchi concentrici? C’è poi anche da valutare, non secondaria, la questione dei costi: la pavimentazione tradizionale arriverebbe a cifre quattro-sei volte maggiore rispetto a quella dell’asfalto. Ma il vero punto è chi, in partenza, deve decidere: l’ingegneria civile e del traffico, oppure l’estetica; il Politecnico o la Sovrintendenza? Non è proprio il caso di dire “ai posteri l’ardua sentenza”. Quando si tratta di problemi di assoluta praticità e urgenza, siamo noi (come diceva Giulio Andreotti) i posteri di noi stessi! *** Dolorosa realtà. Città monumentale per eccellenza, Napoli vede quotidianamente il proprio, straordinario patrimonio storico, artistico e culturale oggetto di scempi, disattenzioni e incurie imperdonabili. L’intelligente conservazione viene sopraffatta dall’accanimento vandalistico, il piacere della bellezza da quello malato della devastazione. Palazzo San Giacomo si rivela un disattento custode del proprio patrimonio. E ora ci mancava solo il dossieraggio contro il sindaco de Magistris: una squallida spy story che vede in campo un supertestimone, un candidato rivale (ma chi?) come mandante, un attrezzato gruppo imprenditoriale come Romeo Appalti. *** Il declino avanza. Se arredo urbano e patrimonio della città finiscono nel porto delle nebbie, le cause possono essere molteplici. Ma una è prevalente: mancano un progetto e una visione del futuro. Tutto rischia di ridursi a un patologico presente di immobilismo. Italia Oggi e l’Università La Sapienza di Roma suonano per noi un nuovo campanello di allarme. Una indagine su lavoro e ambiente, disagio sociale, scuole e sanità, indica che Napoli arretra di altri 5 punti. Come Provincia (anche se oggi si chiama Città Metropolitana) sulle 110 “visionate”, è al 107esimo posto, cioè in fondo alla classifica. Vale sempre l’auto consolazione che solo chi cade può risorgere?