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Cambiano i vertici ma non i problemi

Opinionista: 

Nel giro di pochi giorni lo Stato dà un colpo per dimostrare che c’è. Cambiano i 3 vertici che più rappresentano la struttura pubblica: Prefettura, Questura, Procura della Repubblica. Prima considerazione: vuoi vedere che ha ragione Massimo Troisi quando dice che si ricomincia sempre da tre? Primo interrogativo: sarà un cambio “nella” continuità oppure “per” la discontinuità? A noi, e non ai manzoniani posteri, l’ardua risposta. C’è un gran bisogno di verificare che cosa cambia, velocemente, nella nostra città “bella e impossibile”, e nella tumultuosa area metropolitana; verificare che cosa invece, alla maniera del Gattopardo, resta come prima e che il cambiamento non sia una semplice illusione. *** Un banco di prova. L’ultimo evento, fra i più scioccanti, viene, dalla sede dei Colli Aminei, dal Tribunale per i minorenni. Dopo attenta valutazione dei profili umani e sociali, sono stati allontanati da Napoli 6 minori (dai 3 ai 14 anni) affidati alle case famiglie del Centro Nord: dai vicoli del Pallonetto e dei Quartieri spagnoli, alle comunità di rieducazione. Immancabili e scontate le reazioni “affettive”. I figli, a Napoli, sono pezzi di cuore. Così dice una certa retorica eduardiana. Ma quale cuore può consentire che i bambini non riescano a compiere 3 anni che subito vengono utilizzati, non più solo come spacciatori, ma addirittura come produttori di “bustine”? Tra le loro mani non i giocattoli propri dell’età, ma bilancini di precisione, confezioni e cocaina come fosse zucchero o farina. Allora: se i figli sono “pezzi di cuore”, troppi genitori sono pezzi di merda. *** Una scelta coraggiosa. I 3 nuovi vertici, ognuno secondo i propri compiti istituzionali, debbono operare in sinergia senza se e senza ma. Pedagogisti, sociologi e antropologi pongono l’amletico dilemma: è giusto o no sottrarre i figli ai genitori (padri e madri)? Il grande Giuseppe Parini poneva la distinzione tra giustizia e umanità. Nel nostro tempo si tratta, con adeguata prevenzione, di sottrarre a un destino di malavita le nuove generazioni. Probabilmente se è duro, affettivamente parlando, sottrarre i figli ai genitori, si potrebbe fare l’operazione inversa: sottrarre i genitori (questi genitori!) ai figli mandando loro in comunità! *** Una grande nostalgia. È quella delle madri-coraggio: scendevano in strada contro i boss, gli spacciatori, i mercanti di morte che rubavano il futuro dei figli. È una stagione tramontata? Si spera di no, ma occorrono sostegni e azioni di bonifica socio-ambientale per quei genitori che vorrebbero non avere paura di avere coraggio. Giustamente si dice che non basta lo Stato- legge e che occorre lo Stato-padre (mai “padrone”, ovviamente). È una duplice funzione. Lo Statolegge deve supportare i genitori nel tempo “disadattatisi” al ruolo, a rientrare nella patria potestà. Una buona scuola potrebbe utilmente accoglierli, anche incentivandoli con adeguati rimborsi. Una volta funzionava bene la scuola serale. Ridusse enormemente l’analfabetismo di massa. Ora potrebbe recuperare una coscienza civile e ridurre la vasta “area grigia” della società. *** Una soffocante ragnatela. Oltre 50 clan come un malefico ufficio di collocamento, non smettono mai di arruolare forza-lavoro, dagli adulti ai giovanissimi: dai boss “strutturati” (con già un bel carico di reati alle spalle) alle nuove bande di ragazzi pronti a tutto e che fin dalla prima adolescenza fanno la scelta (o vi sono “naturalmente” indotti dal contesto familiare e ambientale) di collocarsi nell’antistato o nel “nuovo sistema” come si proclama con grande disinvoltura. Per questo ogni “regolamento di conti” che si verifica, non è mai una vittoria dello Stato-legge, ma una necessità tutta interna alla malavita organizzata che si scontra ferocemente solo per il predominio e la “titolarità” dei traffici illegali e dell’affarismo criminale. *** Prefettura in rosa. Maria Gerarda Pantalone è stata nel 2015, a partire dal 1861, la prima donna prefetto di Napoli. Veniva da Salerno e conosceva il sistema Campania. Trasferita a Roma, lascia un’idea precisa di Napoli: una città al top, una splendida realtà ma con tante, radicate criticità. Dopo di lei, Prefettura ancora in rosa con Carmela Pagano che conosce il sistema Campania per aver guidato Caserta. Donna pragmatica, ha sùbito individuato nella sicurezza collettiva il grosso problema e nel contrasto alla macro e micro delinquenza l’urgente campo d’azione. Partendo dal rione Sanità, considera la video sorveglianza un efficace rimedio. *** Questura sferzante. Guido Marino lascia Napoli dicendo che “lo Stato c’è” mentre non sempre, o quasi mai, ci sono i cittadini. Questa la grande piaga. I cittadini non denunciano, spesso aggrediscono agenti e carabinieri per fare scudo anche ai peggiori delinquenti. Da Milano il rientro, in via Medina, di Antonio De Iesu, un “investigatore di razza”. Ferito, quando era a Napoli, durante uno scontro con i cutoliani, sente molto il dovere di contrastare con fermezza ogni tipo di criminalità a cominciare dalle bande predatorie. *** Procura della Repubblica. Con il pensionamento, non desiderato, di Giovanni Colangelo (la malavita aveva preparato il tritolo per farlo fuori) c’è un vuoto da colmare (Federico Cafiero de Raho o Giovanni Melillo?). Giovanni Verde, illustre giurista, spera che il Csm decida presto perché dalla “vacatio” potrebbero trarre vantaggio solo il malaffare e la politica (costosa e inconcludente).