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Da “Stanno tutti bene” a “Parenti serpenti”

Opinionista: 

Quando si dice, secondo la vulgata eduardiana,  che “Napoli è ‘nu paese curiuso,  ‘nu teatro antico semp’apierto, ce nasce gente ca senza cuncierto  scenne p’’e strate e sape recità”, si dice il vero, verificabile addirittura in tempo reale. Una recita però da non liquidare come una sfilza di trovate o boutade, perché essa riserva serie lezioni di vita, che si fumano  anche le “articolesse” di celebrati “opinionmaker”. Siamo fortunati. A noi questo teatro incanta e riserva addirittura una poltroncina privilegiata in una modesta guardiola, dove un simpatico portiere pensionato, pur avendo lasciato il posto al figlio, non riesce a rinunciare  al suo siparietto quotidiano da “Aria che tira”,  “Vento che spira” e “Tagatà fatti più in là”. In questi giorni, di fronte alla ennesima fibrillazione del Conte bis - una somma di numeri, che a Roma non fanno, a differenza di quanto diceva Totò, il totale: cioè armonia, ma tutt’altro - abbiamo chiesto al nostro amico portiere cosa ne pensasse. E lui, ancora una volta, è andato a segno con un’azzeccatissima  filastrocca di incalzante ritmo branduardiano, da “Fiera dell’Est”: “ Zingaretti vuol papparsi Di Maio;  Di Maio vuole non farsi pappare da Zingaretti; Giuseppi, invece, il Presidente del Consiglio, pensa a papparsi tutte e due. Intanto si stanno pappando l’Italia”. Per poi concludere:  “Siamo al parapiglia”. Gli si può dar torto? La situazione è oramai da “Oscar dell’ipocrisia”, tale e quale alle  trame di due  capolavori del Cinema: “Stanno tutti bene” di Tornatore e “Parenti serpenti” di Monicelli.  In questi anni abbiamo letto di tutto: “Governo pateracchio, governo tarocco, governicchio” .  Sentire ora “governo parapiglia” è stato come aver trovato la definizione più illuminante, che non ci veniva in mente, pur avendola sulla lingua, per descrivere nel modo più corretto, un esecutivo buffo e da “tutti a casa”. Anzi, dalla sfilza dei sinonimi, riportati dal dizionario della lingua italiana, come “baraonda, confusione, assembramento di persone che urlano, si beccano, se ne dicano di cotte e di crude”,  parapiglia  è “il non plus ultra“ per spiegare  quanto  sta accadendo a  Roma - e anche a Napoli -  in vista del vicino voto regionale e di una vicinissima elezione suppletiva senatoriale.  La spartizione di poltrone, di seggi e seggiole per il “bene superiore, inferiore e interiore  del Paese”  è l’unica priorità  che funziona, mentre  i programmi, si sa, restano nel pantano del ”salvo intese” . Oggi il governo del ribaltone può fregiarsi a pieno titolo di “Penta-Spartito”. La “sé-dicente” maggioranza, prigioniera delle proprie contraddizioni, di mille compromessi,  per sopravvivere, è diventata una “fabbrica di scorciatoie“, rivolta  a mettere soltanto toppe a tante “maglie nere” fin qui collezionate. Terrificanti il cumulo delle vertenze sempre aperte e la denuncia degl’industriali sulla inaffidabilità-Paese, che ha fatto dimezzare gli investimenti. La verità, di cui non si vuol prendere atto, è che siamo precipitati nel “frammentismo” del “fai da te”. Neo modello della politica dell’egoismo, del caos e della “raccolta indifferenziata di ogni ideologia”, da cui fa sempre comodo recuperare qualche brandello, nel tentativo di giustificare nobilmente una montagna di corbellerie , non più sopportabili.