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Da San Gregorio Armeno al resto del mondo

Opinionista: 

Napoli, direi a dispetto di fallimentari esperienze di amministrazione come il triste decennio arancione, possiede un inestimabile patrimonio di straordinarie esperienze umane da valorizzare e replicare. A conferma del fatto che, quando si riesce a fare rete e costruire un assetto collettivo di rappresentanza e di organizzazione, si diventa in grado di guardare avanti con dignità e forza. È il caso del modello messo in atto dagli artigiani di San Gregorio Armeno che, pur svolgendo lo stesso lavoro fianco a fianco, non si fanno concorrenza tra di loro per ottenere qualche spicciolo in più, magari con modi sleali, ma si sono organizzati per essere più forti e più valorizzati, tutti insieme. Con la loro Associazione si mettono virtualmente nella stessa “vetrina” e moltiplicano il valore del loro prodotto, ormai diventato un must del “made in Napoli” capace persino di rendere famosa in tutto il mondo una delle tante stradine del centro antico proprio per la loro unicità, e questo persino al di là dell’abilità di quelle mani che forgiano pastori e presepi non replicabili altrove. È innanzitutto così - facendo rete e sistema - che, in una città dove le istituzioni sono lontane o silenti, chi vive della propria attività può crescere e non sopravvivere. Questi artigiani, preso atto del vuoto, non si sono arresi, ma sono stati capaci di riempirlo con le proprie capacità. Ovviamente “sistemi” come questo - l’esatto opposto di quelli criminali che, per le stesse ragioni di insipienza di chi governa, prosperano magari pochi metri più avanti - non possono e non debbono essere lasciati vuoti, oggi più che mai, dopo il dramma economico della pandemia che paralizza da oltre un anno la filiera dell’accoglienza. Il compito della politica è ascoltare le esigenze di artigiani e imprenditori in difficoltà in questa fase così delicata, sostenerli ed eliminare quei paletti burocratici che rendono la vita impossibile. La visita nell’ultimo weekend da parte del ministro del Turismo Massimo Garavaglia, espressione di un partito come la Lega che ha nel suo dna l’attenzione per le esigenze e le richieste provenienti dal territorio, ha certificato l’importanza di questa Associazione di presepiai che chiedono un sostegno per rimediare ai drammatici effetti economici della pandemia. I turisti popolavano la caratteristica via dei presepi in ogni periodo dell’anno, e non solo durante le festività natalizie, ma ormai da troppo tempo anche lì c’è il deserto e molti rischiano di abbassare per sempre la saracinesca. Il Governo ha dimostrato vicinanza e comprensione, consapevole che, terminata l’era dei ristori in ritardo, si debba aprire per sempre la stagione della ripartenza in sicurezza. Se non si riaccende il motore dell’economia dell’accoglienza, Napoli ed in particolare questo comparto, avranno bisogno di troppo tempo per risollevarsi. E il tempo perduto verrebbe pagato in termini di troppi posti di lavoro e di tante altre saracinesche abbassate per sempre. Non è un caso, quindi, che Garavaglia abbia espresso apprezzamento e soprattutto piena disponibilità al sostegno per la costituzione di una rete associativa, appoggiando in pieno la loro proposta di allestire una sorta di tour internazionale per portare in giro per il mondo il presepe napoletano. A queste iniziative, va poi aggiunto l’aspetto formativo e professionale: la legge da me voluta quando ero assessore al Lavoro e alla Formazione professionale promuove le botteghe scuola in cui i maestri artigiani possono insegnare il mestiere ai più giovani in modo da tramandare il “mestiere” e conservare nel tempo professionalità straordinarie. Ovviamente un modello come questo, capace di trasformare garzoni al nero in apprendisti con contratto e contributi, necessita di un finanziamento pubblico. Non fondi da sprecare in improbabili attività formative astratte, ma risorse capaci di innervare il trasferimento di competenze dall’artigiano al giovane di bottega con il sostegno necessario a rendere sostenibile con l’attività d’impresa il tempo e l’impegno necessari. Da questo punto di vista, alla Regione Campania tocca soltanto di far ripartire quel progetto per testimoniare concretezza nei confronti di coloro che hanno lanciato un grido di allarme. Le chiacchiere e la propaganda hanno stancato, ormai non ci casca più nessuno. L’eccellenza italiana dell’antica arte presepiale merita di superare i confini nazionali. E questo modello oltretutto può essere applicato pure a tante altre categorie di artigiani, dai sarti ai ceramisti, dagli ebanisti ai pittori. Noi crediamo che non sia giusto abbandonare i nostri artigiani. Vanno sostenuti e incentivati a proseguire lungo la strada comune, per combattere fianco a fianco la battaglia della ripartenza. Ecco perché chiediamo alla Regione di attivare il piano concreto per il rilancio del turismo e il sostegno ai progetti dei nostri artigiani. Non bisogna neppure studiare forme e modelli d’intervento, perché sono già stati organizzati e concordati persino con le associazioni di categoria, nè cercare fondi per realizzarli, perché sono già disponibili nella nuova programmazione europea 2021/2027. Occorre soltanto la volontà.