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Decontribuzione, il Sud e il gioco dell’oca

Opinionista: 

Quando si tratta di Mezzogiorno, non c’è mai limite al peggio. L’ultima conferma ci arriva dalla grottesca vicenda della decontribuzione per le assunzioni. Un incentivo non trascurabile: se assume nel Sud giovani under 35 o disoccupati da oltre sei mesi, il datore di lavoro non deve versare contributi previdenziali fino a un importo massimo di 8.060 euro annui. Questa agevolazione è bloccata da inizio anno per un motivo risibile: il provvedimento è scritto male, e di conseguenza l’Anpal, l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, che dovrebbe svolgere una serie di attività amministrative per rendere attuabile la misura, non può operare. Errare humanum est, si potrebbe chiosare, pur sottolineando che con il Mezzogiorno bisognerebbe risparmiare qualche cartuccia, visto che si finisce per far piovere sul bagnato! Ma qui siamo davvero a qualche cosa di paradossale. Non si tratta, infatti, di un nuovo provvedimento, ma di un incentivo in vigore anche lo scorso anno e che la Legge di bilancio si è limitata a prorogare, rifinanziandolo. Sarebbe bastato evitare di riscrivere (male) il testo e riprendere il lessico del 2018 per evitare qualsiasi problema. Invece, si è scelto di cambiare la strada vecchia per la nuova, producendo il patatrac. Con danni consistenti. Perché questa agevolazione aveva riscosso un notevole successo: l’anno scorso sono state presentate quasi 121 mila domande, di cui ben 40.285 in Campania, regione leader della specifica graduatoria. Quest’anno, al contrario, siamo praticamente a metà marzo, e si è ancora fermi ai nastri di partenza, con la prospettiva di una lunga trafila per rivedere i passaggi incriminati e ripristinare la funzionalità dell’incentivo. Nessuno naturalmente ipotizza la malafede di qualche dirigente o funzionario ministeriale. Ma l’innocenza, in certi casi, risulta ancora più sconcertante dell’inesistente dolo. Perché significa trascuratezza verso le istanze di crescita e di occupazione di un intero territorio, da sempre (o, almeno dall’unificazione in poi) distante per livelli di reddito e di qualità della vita dal resto dell’Italia. Non resta che auspicare che il Governo si affretti a rimediare all’errore di un burocrate, contenendone per il possibile gli effetti negativi. Ma ancora più importante è che, con il Sud, non si continui, dalla mancata rigenerazione di Bagnoli fino al fantomatico Ponte di Messina, in un perverso gioco dell’oca, per cui a un passo in avanti ne corrispondono troppo spesso un paio all’indietro.